Gennaio segna l’inizio di un nuovo anno, ma soprattutto segna l’inizio della sessione invernale, una delle invenzioni peggiori che il sistema scolastico nazionale abbia mai inventato. Ma se da una parte c’è l’ansia degli esami, lo studio matto e la disperazione, dall’altro c’è un elemento che rende sicuramente piacevole questo mese di transizione, un elemento che riesce a non farci detestare questo gennaio e quell’elemento è Che Dio ci aiuti 7. Sì, perché le suore di Rai Uno del convento di Assisi non possono che fungere da zucchero che indora la pillola, da svago, da momento di puro relax tra uno sforzo intellettuale e un altro. E sono sempre lì, pronte a tendere una mano qualora per forze di causa maggiore doveste perdervi qualche episodio perché per fortuna c’è RaiPlay.
Anno nuovo, storie nuove, ma sempre stesse suore… o quasi. Sì, perché, com’è noto al pubblico, questo sarà l’ultimo anno di Suor Angela a causa della decisione di Elena Sofia Ricci di abbandonare la serie e vista l’impostazione della prima puntata, mi sa proprio che dovremo dire addio anche all’amata suor Costanza. A distanza di poco tempo dal collega Terence Hill che ha lasciato Don Matteo, è giunto il momento anche per la suora più impicciona della televisione di passare il testimone a qualcuno e quel qualcuno, la degna erede di suor Angela non poteva che essere la stupenda, la meravigliosa, la bellissima Azzurra Leonardi.
Azzurra Leonardi, interpretata dalla fantastica Francesca Chillemi, che a breve finirà il noviziato e io sono ancora in quello stato alterato di coscienza in cui non riesco a concepire o meglio a elaborare il fatto che stia per farsi suora. Certo, siamo giunti ormai alla settima stagione ed è arrivato forse il momento di accettare questo sviluppo, sviluppo che chiaramente è stato pensato per mantenere fidelizzato il pubblico nonostante l’abbandono di uno o forse due pilastri della serie. Mossa intelligente questa di mamma Rai, ma se in teoria questo passaggio di testimone sembra perfetto, in pratica dobbiamo ancora vederlo. Mettiamo momentaneamente da parte i discorsi sulle scelte produttive e immergiamoci finalmente in questa vasca idromassaggio di trash e sentimentalismo, di opere buone raggiunte con mezzi improbabili e poco convenzionali e di battute estremamente banali, ma super efficaci perché genuinamente simpatiche.
L’episodio si apre con una scena che mi ha fatto letteralmente saltare dal letto e stropicciarmi gli occhi come fossi appena riemersa da un tremendo incubo e per fortuna quello è stato, un incubo: di suor Angela sì, ma soprattutto il mio. Sì, perché in quella prima scena vediamo al capezzale di suor Costanza proprio la nuova superiora e Azzurra. Capite bene la mia reazione scioccata, l’impennata che ha preso la mia pressione e l’accelerazione dei miei battiti inversamente proporzionale al colore del mio viso, a quel punto, praticamente giallo pallido. Sì, perché se suor Costanza avesse fatto zac, probabilmente l’avrei fatto anche io, quella suora è la mia vita.
Tutto bene quel che finisce bene… verrebbe da dire. Ma è Che Dio ci aiuti 7 e quando suor Angela si riprende dal torpore del sonno, è chiaro che a) suor Costanza non sia più ad Assisi e b) la superiora ne ha combinata una delle sue e questa volta potrebbe andarci di mezzo il percorso spirituale di Azzurra.
Ora, da una parte mi ritrovo a voler aprire una polemica sui pregiudizi del vescovo riguardo la vocazione di Azzurra (Francesca Chillemi) perché ha scelto la fede dopo aver perso il marito, un figlio e averne ritrovata un’altra. Dall’altra mi rendo conto che questo ergermi ad avvocato della signorina Leonardi ci porterebbe inevitabilmente a un mio monologo sulla religione, il pregiudizio, il significato e il valore di vocazione e per provare tutto ciò la menzione alla storia di Santa Chiara che sicuramente con quella di Azzurra Leonardi ha dei punti in comune e, insomma, non penso farebbe bene né a me, né a voi finire in questa tana del Bianconiglio in direzione Paese delle Polemiche. Anche se, ora che ci penso, se il paese è delle polemiche, forse il coniglio dovrebbe essere marrone, il Marronconiglio, quella sfumatura di marrone delle giacche degli avvocati d’ufficio nelle serie poliziesche americane o come quella di Toby di The Office.
Ma andando avanti, il percorso spirituale di Azzurra è in pericolo e mentre suor Angela (Elena Sofia Ricci) comincia a comportarsi come una carabiniera probabilmente per i sensi di colpa, ecco che ritroviamo Emiliano, l’interesse amoroso di distrazione per Monica della scorsa stagione che in questa sembra aver trovato una gioia, ma chiaramente non è così. No, perché il nostro scalatore sociale che vorrebbe tanto far parte della famiglia perfetta e sposare la ragazza perfetta figlia di marchesi (se non erro), in realtà lo tradisce e ad accorgersene è proprio la nostra Azzurra che assieme al ruolo di protagonista di Che Dio ci aiuti 7, sta ricevendo in eredità anche la miglior qualità della sua mentore: la capacità di trovarsi al posto giusto nel momento giusto.
Nel frattempo c’è l’apparizione della straordinaria, bravissima, eccezionale e maestosa ballerina di Queen Mary, Elena D’Amario nel ruolo di Luisa. Le vesti di ballerina certamente le calzano molto meglio, ma devo dire che la sua interpretazione – seppure più teatrale – non mi è dispiaciuta affatto. È Luisa, vedova apparentemente paranoica con un figlio a carico e paziente proprio di Emiliano. Adesso, siccome siamo in Che Dio ci aiuti 7 e ci serve necessariamente un bambino non imparentato con le suore che deve aprire gli episodi in voice over, era necessario che anche lui venisse abbandonato o restasse orfano. E dunque, per la fine del primo episodio (tecnicamente secondo) succede proprio questo, non prima – però – che la morente Elena/Luisa riveli a sua sorella suora di non essere realmente la madre del bambino. Ed è proprio questa rivelazione ad aprire il mistero della stagione: questo bambino a chi appartiene?
E mentre il cliffhanger ci fa bramare la prossima puntata per scoprire qualcosa in più su questa faccenda, facciamo un passo indietro perché assieme all’arrivo della straordinaria e fenomenale Elena, c’è stato anche quello di altri personaggi e tutti potenzialmente interessanti e divertenti. Partiamo dalle due nuove inquiline nonché compagne di stanza: Ludovica, l’avvocato milanese con la mamma in carcere ad Assisi, rigida, perfettina, alla moda, ma senza un soldo (un mix tra un’Azzurra Leonardi degli esordi e Nina Castaldi) e Caterina detta “Cate”, studentessa bizzarra, goffa, estroversa che ricorda un po’ Margherita Morbidelli della prima stagione con un pizzico di Monica Giulietti, vorrebbe studiare al conservatorio e – proprio come la sua compagna di stanza – non ha un euro.
Ad aggiungersi a questo duo fenomenale perché divertente ed esilarante, c’è Sara, la ragazza che trova Luisa ed Elia in macchina dopo l’incidente e persona a cui il bambino si affezionerà. Sara l’ho trovata subito genuina e divertente, seppure sappiamo che – come chiunque arrivi al convento degli Angeli – probabilmente nasconde qualcosa. Altro nuovo ingresso è quello della rigida suor Teresa, sorella di Luisa che però nasconde qualcosa e che non mi sta per niente simpatica. Ma non è finita qui, no perché come ben sappiamo, non c’è Che Dio ci aiuti 7 senza bei ragazzi che diventeranno gli interessi amorosi delle protagoniste (per fortuna aggiungerei).
Quest’anno assieme a Emiliano che abbiamo già capito finirà con Sara, c’è anche Ettore, il bel barista che per qualche minuto mi ha distratto dalla fondamentale domanda: dov’è finito Gino? Per chi non lo ricordasse Gino era il personaggio che ha interpretato Can Yaman in due episodi di Che Dio ci aiuti, personaggio che ora che ci ripenso ricordava un po’ un Antonino Cannavacciuolo che va in palestra. Ma tornando ad Ettore, mi sembra proprio che vogliano farlo diventare l’interesse amoroso di Ludovica con cui ha avuto due momenti pseudo-conflittuali che potrebbero portare alla nascita di un odio che si trasformerà in amore, una specie di from enemies to lovers, ma con lei che lo vede come nemico e lui che fin dall’inizio la provoca solo perché gli piace. Se così fosse va bene, ma sarebbe interessante vederlo anche con Cate, chissà.
Insomma, come primo episodio è stato carino, purtroppo non posso spingermi oltre perché la mancanza di suor Costanza si è sentita seppur si sia vista in due momenti. Purtroppo Che Dio ci aiuti e anche Che Dio ci aiuti 7 sono suor Costanza. E sì, Rai Uno ci sta abituando alla sua assenza, ma è veramente difficile. Per il resto pollice in su per quasi tutti i nuovi personaggi tranne che per suor Teresa e non vedo l’ora che sia giovedì per vedere cosa succederà nel prossimo episodio. Qualora vi foste persi la puntata, potete recuperarla su RaiPlay.