Tutto a posto e niente in ordine era il titolo di un film della grande Lina Wertmüller ed è una sintesi perfetta delle due puntate di Che Dio ci aiuti andate in onda giovedì su Rai 1. Ebbene sì, come anticipavamo nella recensione dell’episodio di martedì, purtroppo non è possibile che una coppia trovi il lieto fine prima di fine stagione, ci siamo abituati, ma la distruzione di tre coppie contemporaneamente era una cosa che proprio non mi aspettavo.
Sì, perché nell’arco di pochissimo ci hanno distrutto ulteriormente Ettore e Ludovica, Sara ed Emiliano e la coppia a senso unico formata da Cate e Giuseppe. Innanzitutto abbiamo capito i motivi dell’allontanamento di Ettore e il “ti amo” di Ludovica non è stato il principale motivo della sua sparizione, ma il campione aveva la coscienza sporca e una situazione sentimentale complessa in corso. E si è rivelato per quello che è un grandissimo pezzo di. Ora, non mi va nemmeno di contestualizzare e provare a comprendere il suo gesto in un’ottica più ampia, è stato davvero pessimo.
Aveva una fidanzata, tra l’altro una ragazza con delle problematiche serie, con una condizione cronica e frequenti ricadute e nel frattempo illudeva Ludovica, ma non prima di farla sentire in colpa per la questione dei loro genitori. Pessimo, tremendo e per dirlo con le parole della Grande Soprano, Katia Ricciarelli, “fuori, fila”. Per me può anche sparire, Ludovica, amore, come cantava la saggia icona immortale Raffaella Carrà: trovi un altro più bello che problemi non ha.
La situazione di Emiliano e Sara è più complessa e ci prende, inevitabilmente, in maniera più significativa rispetto alle altre coppie o potenziali coppie. Innanzitutto perché ricordano – e la stessa Azzurra l’ha sottolineato – la storia di Azzurra, Guido e Davide che tutt’ora ci commuove e ci fa soffrire per com’è finita; e poi c’è da dire che il pregiudizio fin troppo dichiarato di suor Teresa nei confronti di Sara non fa che peggiorare e rendere più difficile la concretizzazione del sogno di Azzurra, ma anche di tutti noi spettatori: ovvero quello di rivedere una famiglia improbabile, composta da membri così diversi tra loro da essere perfetti.
Purtroppo, la presenza e il pregiudizio di suor Teresa la spingono non solo ad anticipare le pratiche di affido di Elia, ma mettono la pulce nell’orecchio di Emiliano che potrebbe allontanarsi sempre di più dall’idea di Sara come compagna di vita e successivamente mamma di Elia. Il motivo per cui suor Teresa detesta o comunque ha così poca fiducia in Sara è perché le ricorda sua sorella Luisa. Ma, è davvero poco professionale da parte sua, le suore non dovrebbero tipo vedere il meglio nelle persone e aiutarle a tirare fuori la parte migliore di loro? O forse era così solo suor Angela? In ogni caso, è davvero triste vederla giudicare una persona solo perché proietta su di lei i sentimenti che aveva per sua sorella. Non è corretto, non è giusto e dovrebbe curarsi l’ossessione.
Nel frattempo, tra una problematica e l’altra, appare ad Assisi una nuova paziente di Emiliano, possiamo definirla una paziente passeggera e si tratta nientepopodimeno che Orietta Berti. La grande Orietta Berti in Che Dio ci aiuti che soffre di episodi di ansia legati alla lontananza dal marito Osvaldo. E sarà proprio lei, mentre cerca l’aiuto professionale di Emiliano, a capire del sentimento che lo lega a Sara alla quale, servendosi del famoso verso della sua canzone Finché la barca va, rivela di aver notato il rapporto che c’è tra loro. “Quando l’amore viene il campanello suonerà” decreta prima di uscire di scena e noi siamo sicuri che – prima o poi – Emiliano si sveglierà.
In tutto questo, voglio spendere qualche parola per l’immensa Azzurra Leonardi che ormai è il punto fermo di Che Dio ci aiuti. È il pilastro, il nostro porto sicuro della serie delle suore di Rai 1. Azzurra che ha avuto un cambiamento, uno sviluppo enorme, ma che riesce da sette stagioni a restare sempre fedele a sé stessa nonostante sia maturata. È quella che si butta in ogni situazione per aiutare chiunque, ma nel farlo ci regala sempre perle di saggezza improbabili o commenti divertenti che non fanno altro che farcela amare follemente. È quella che con metodi discutibili e sicuramente poco affini alla professione di suora riesce a ottenere ciò che vuole, ma è anche quella che ti riesce a far emozionare ricordando la sua vita, le persone che ha perso e tutto ciò che è stata.
Perché tutti noi spettatori di Che Dio ci aiuti con Azzurra Leonardi siamo un po’ cresciuti. Dal momento in cui era solo una figlia di papà viziata e ossessionata – giustamente – da Chanel, all’incontro con Guido e Davide, alla storia d’amore con l’avvocato e gli innumerevoli imprevisti (tra cui Rosa) che hanno dovuto affrontare per potersi ritrovare sul finale, al coronamento del sogno d’amore e alla creazione della sua famiglia, fino alla perdita. La perdita di un marito, di un figlio, della vita così come l’aveva sempre sognata e come meritava di viverla. E poi il momento in cui ha smarrito la strada solo per ritrovare la retta via e identificarla con la vocazione, la voglia di aiutare, di risolvere e migliorare la vita degli altri, senza mai abbandonare la sua essenza primordiale, quell’ingenuità genuinamente divertente.
Insomma, Che Dio ci aiuti deve tanto ad Azzurra Leonardi, personaggio interpretato da Francesca Chillemi, e vederla assumere un ruolo centrale nelle dinamiche, un ruolo principale, quasi quello di capitano di una squadra, mi riempie davvero d’orgoglio. Adesso, però, bisogna fare in modo che riesca a prendere tempo con suor Teresa e con i servizi sociali, perché lei deve e sottolineo DEVE realizzare la sua visione. Lei deve far concretizzare la coppia Sara – Emiliano e ovviamente fargli formare una bella famigliola con il piccolo Elia.
Per ultima cosa voglio aggiungere solo una cosa: ho amato follemente l’amicizia che si è creata tra le nuove ragazze. Mi ha ricordato Che Dio ci aiuti dei tempi d’oro, di quando c’erano Margherita, Chiara, Nina, ma anche Rosa, Monica e Valentina. Spero davvero che possano regalarci altri momenti come quelli degli ultimi due episodi andati in onda, perché ci hanno donato dei momenti davvero molto belli.