ATTENZIONE: L’articolo contiene spoiler sui sei episodi di Citadel: Diana
Ve ne avevamo parlato in anteprima col racconto della conferenza stampa di presentazione. E vi avevamo detto che si prospettava un prodotto davvero intrigante. Prime Video ha ora rilasciato tutti i sei episodi di Citadel: Diana e possiamo confermare che le impressioni della vigilia erano azzeccate. La serie tv italiana, spin-off dell’ambizioso Citadel che ha visto la luce lo scorso anno sulla piattaforma di Amazon (e di cui qui potete recuperare la recensione), ci ha regalato una narrazione adrenalinica e appassionante, regalandoci un prodotto davvero unico nel nostro panorama.
Al centro della storia c’è Diana Cavalieri, agente Citadel infiltrata dentro Manticore, interpretata in maniera sublime da Matilda De Angelis. La sua è una crociata in nome della giustizia dopo la morte dei suoi genitori, che s’inserisce però in un quadro più ampio, in cui le agenzie Manticore di Italia, Francia e Germania tramano e si fronteggiano per ottenere il predominio sulle altre. Citadel: Diana allestisce una spy story di altissimo livello, confermando ancora una volta l’unicità delle produzioni Prime Video nel nostro panorama e disseminando alcuni spunti di riflessione davvero interessanti. Immergiamoci, dunque, nella recensione di questo spin-off italiano di Citadel (ripercorrete qui le vicende della serie madre attraverso i momenti migliori). Un racconto davvero molto ben riuscito.
La peculiare ambientazione di Citadel: Diana
Un primo punto d’interesse nella spy story di Prime Video sta nella sua cornice. Citadel: Diana prende vita in una Milano distopica, rappresentata con uno sguardo retrofuturistico davvero peculiare. La narrazione oscilla tra il presente, il 2030, e il passato, facendoci scoprire le “origini” di Diana e quelle di Manticore Italia. L’immagine simbolo di questo futuro immaginato dalla produzione Amazon è quella d’apertura. Il duomo di Milano distrutto è un manifesto del clima creato dal racconto. E non a caso la scena in cui assistiamo all’attacco al simbolo della città meneghina è uno dei più potenti dell’intera serie.
Questa Milano fa da sfondo a una società altamente militarizzata, che viaggia verso una transizione ancora più soffocante con la legge sulla liberalizzazione delle armi che sin dalla prima puntata si rincorre in sottofondo. L’impressionante tecnologia di Manticore crea una tetra opposizione con il clima d’austerità che contrassegna la città. L’aspetto più inquietante, però, è la possibilità di rintracciare echi del presente in questa rappresentazione distopica. Conflitti, armi e tentativi di controllo sono temi ben radicati nella serie tv, sviluppati in una maniera tale da mostrare al pubblico uno dei lati più pervasivi del loro sviluppo. Un campanello d’allarme, dunque, oltre che una funzionale cornice narrativa.
Il controllo e il potere
Quest’ambientazione distopica di Citadel: Diana fa da introduzione a quello che è il grande tema della serie tv: il controllo della società. Al centro del racconto ci sono, come detto, la vendetta di Diana e le lotte di potere tra le consorelle di Manticore. Lo sfondo, però, è sempre contrassegnato dal fine ultimo di questa opprimente organizzazione, che cambiando ideologia e approccio, non varia però la propria presa.
Va in scena per gran parte del racconto un potente braccio di ferro in seno a Manticore Italia tra Ettore ed Edo Zani. I due hanno una visione molto diversa delle direttive dell’agenzia: il primo ha un indole più “repressiva” e abbraccia le armi e la violenza. Il secondo, invece, sposa una linea più “pacifista”, cercando di ripudiare il più possibile l’adozione della violenza. I due diversi approcci, però, conducono allo stesso porto: il controllo, capillare e ossessivo, della società.
A questo porta l’arma finale, Giove, il sistema per stabilire, con l’assoluto controllo, equilibrio e ordine nella società. Una deriva in salsa 1984, ma ancora più pervasiva. Non contano, dunque, i diversi orientamenti. Ciò che rimane sempre vivo, e altrettanto inquietante, è il fine di Manticore e l’idea che sia possibile mantenere l’ordine in una società semplicemente tramite il controllo indiscriminato e totale. “Si vis pacem, para bellum”, dicevano i romani. “Se vuoi la pace, prepara la guerra”, ma in questo caso il conflitto non è aperto, ma mascherato da ordine sociale. Uno scenario senza dubbio cupo e oscuro, che alimenta quel clima di oppressione disegnato molto bene dall’ambientazione distopica di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.
Citadel: Diana è una sontuosa spy story
Passiamo, adesso, al cuore vero e proprio della narrazione. Citadel: Diana ci offre una classica spy story, dal tono solenne e forse a tratti un po’ impostato. Sono evidenti i debiti verso alcune rappresentazioni più classiche del genere. In Diana, ad esempio, vediamo moltissimo dell’agente Sydney Bristow di Alias, un caposaldo dello spionaggio televisivo. Prime Video ci offre una rappresentazione molto tradizionale del genere, ripulita anche da quel lato più leggero che spesso è presente per smorzare i toni del racconto.
La costruzione narrativa funziona, e anche molto. Citadel: Diana allestisce un intreccio significativo, in cui la traiettoria di Diana si mescola con il gioco di potere tra le divisioni di Manticore, regalandoci un racconto che procede per sorprese e colpi di scena. Viene dosata con equilibrio anche la storia d’amore tra Diana ed Edo, una componente che rischiava di coprire un po’ la parte più action. In generale, ogni elemento del racconto viene gestito con cura, con la trama che non cala quasi mai di ritmo, lasciando comunque spazio di sviluppo ai personaggi e l’affacciarsi delle tematiche di cui abbiamo parlato sopra.
Il debito con alcune storie classiche di spionaggio è evidente, ma è riconoscibile anche la matrice locale della produzione. In fase di presentazione, chi ha lavorato alla scrittura della serie ha voluto sottolineare come tra gli intenti principali di Citadel: Diana ci fosse quello di preservare l’anima italiana della produzione e così è stato. Nonostante la sua unicità, di cui parleremo più avanti, Citadel: Diana s’inserisce alla perfezione anche nel panorama seriale italiano, e questa è sicuramente una gran vittoria.
Diana e gli altri protagonisti
Lo sviluppo della trama occupa sicuramente un ruolo di primo piano in Citadel: Diana, ma anche quello dei personaggi è centrale. Molta curiosità c’era per osservare la prova di Matilda De Angelis, una delle principali rappresentanti della nostra scena, alle prese con un ruolo complesso e inedito. Per lei è stato scritto un personaggio di assoluto valore, impreziosito poi dalla prova dell’attrice. Si lavora benissimo sul background di Diana per comprenderne motivazioni e pensieri. Anche lei rientra in una visione un po’ classica del genere: dal passato traumatico che la spinge alla vendetta, al doppio gioco, fino alla difficoltà di coltivare i rapporti personali e all’inevitabilità di resistere alla forte attrazione amorosa.
Ci vediamo, lo ribadiamo ulteriormente, molto dell’iconica Sydney Bristow di Jennifer Garner, e al pari della protagonista di Alias anche Diana può diventare un personaggio estremamente riconoscibile. Tutto, d’altronde, in lei sembra costruito per veicolarne l’estetica: dall’outfit che richiama quasi una divisa da supereroina al particolarissimo taglio di capelli. Se l’intento era quello di creare un personaggio unico, il risultato è davvero soddisfacente.
Accanto a Diana, il personaggio più interessante è sicuramente quello di Edo, interpretato da Lorenzo Cervasio. Più classiche, invece, le linee di definizione di Ettore, potente, cinico e spietato antagonista del racconto, e di Gabriele, il classico addestratore misterioso che finisce per essere una figura paterna per la protagonista.
L’unicità di Citadel: Diana
In conclusione, vogliamo sottolineare un ultimo aspetto di Citadel: Diana. La serie tv conferma la capacità di Prime Video di sperimentare e il coraggio della piattaforma di osare. Dopo aver rivoluzionato il mafia drama con produzioni come Bang Bang Baby e The Bad Guy e aver portato in Italia la dramedy con Antonia (qui la recensione), Amazon regala al nostro contesto seriale un altro prodotto unico: una spy story come mai se n’erano viste da noi.
Possiamo promuovere con assoluta convinzione Citadel: Diana, che per certi versi ci ha convinto molto più anche della serie tv madre, che ha invece dimostrato qualche incertezza di troppo. Qui invece tutto fila liscio e tra adrenalina, emozione, tensione e inquietudine, Citadel: Diana si rivela una delle serie tv italiane più interessanti di questo 2024. Ottimo lavoro, dunque, con la speranza di poter rivedere in futuro Matilda De Angelis nei panni di Diana Cavalieri con un rinnovo che sarebbe più che meritato.