ATTENZIONE: non proseguite la lettura se non volete leggere spoiler su Citadel
Si è conclusa lo scorso 26 maggio 2023, con il rilascio del sesto e ultimo episodio, la prima stagione di Citadel, il nuovo ambizioso progetto targato Prime Video per il quale sono stati stanziati qualcosa come trecento milioni di dollari. Trecento. Come gli spartani guidati da Leonida. Ma il paragone finisce qui.
Uscite le prime due puntate il 28 aprile scorso, Citadel ha dato subito l’impressione di qualcosa che avrebbe potuto essere ma che, purtroppo, non è stato spaccando in due la critica e pubblico. Una conferma avuta puntata dopo puntata fino all’ultima nella quale, nonostante un paio di colpi di scena che tali non sono se si seguono con attenzione gli indizi lasciati in giro dagli autori, si sono gettate già le basi per la seconda stagione (la serie è tata rinnovata ancora prima della messa in onda del primo episodio). In attesa degli spin off, come preannunciato dai fratelli Russo, in occasione della presentazione romana della serie che producono.
Un momento, un momento. Abbiamo detto i fratelli Russo? I Russo Brothers? Anthony e Joe Russo? I registi di Captain America: The Winter Soldier (2014), Captain America: Civil War (2016), Avengers: Infinity War (2018) e Avengers: Endgame (2019)? Proprio loro. Loro e trecento milioni di dollari. Sì, ce ne rendiamo conto, siamo monomaniaci. D’altro canto, dopo Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere costato 450 milioni, fare i conti in tasca a Prime Video è imprescindibile per fare un’onesta recensione di questa prima stagione.
Le origini di questo mastodontico lavoro risalgono a ben prima della pandemia quando Jennifer Salke, CEO di Amazon Studios, prese contatto con i Russo Brothers per creare una grandiosa storia di spionaggio in stile Avengers. Inizialmente il progetto venne affidato a Josh Appelbaum (Mission: Impossible – Protocollo fantasma, Tartarughe Ninja e Zoo) in coppia con l’amico e collega di sempre, André Nemec. Quest’ultimo sembra abbia abbandonato il progetto a causa di non meglio precisate divergenze creative con i fratelli Russo. Al suo posto è subentrato David Weil (già creatore dell’incompiuta Hunters con il meraviglioso Al Pacino) che ha preso le redini del progetto, facendo lievitare i costi.
Di cambi nei ruoli chiave ce ne sono stati altri, come per esempio quello del regista. Il progetto, infatti, era stato affidato a Brian Kirk (Game of Thrones e Penny Dreadful) ma anche lui ha preferito abbandonare lasciando tutto in mano al direttore della fotografia incaricato, Thomas Sigel (autore della fotografia di X-Men: Apocalisse, Bohemian Rhapsody e Da 5 Bloods – Come fratelli) il quale, pare abbia dovuto girare nuovamente intere scene.
Insomma, come premessa Citadel sembra piuttosto sfortunata. Va detto che spesso questi enormi progetti per le piattaforme on demand hanno molti problemi in produzione a causa dell’inesperienza dei committenti i quali pensano eccessivamente in grande, stile Hollywood, chiamando registi, executive producer e, non ultimi, attori importanti senza davvero conoscere la materia che devono trattare.
In ogni caso, dopo un gran battage mediatico stile Marvel Cinematic Universe, Citadel ha fatto il suo debutto risultato tra i più visti di sempre su Prime Video.
Mason Kane, interpretato da Richard Madden (Game of Thrones e Bodyguard), e Nadia Sinh, interpretata da Priyanka Chopra Jonas (Quantico), sono i migliori agenti segreti di un’agenzia autonoma chiamata Citadel capace di operare in tutto il mondo per risolvere le solite crisi. I due agenti si trovano su un treno nel mezzo delle Alpi italiane per svolgere la loro missione, che si rivelerà essere l’ultima. Si renderanno conto, purtroppo, che sono stati traditi e che Manticore, un’agenzia avversaria, sta mettendo in atto un piano per smantellare Citadel uccidendo tutti i suoi agenti e distruggendo tutte le basi operative.
Otto anni dopo i fatti iniziali Mason vive in mezzo ai boschi, negli Stati Uniti, con una moglie e una figlia. Ma ignora del tutto il suo passato avendo perso la memoria con il deragliamento del treno. Riceve la visita di Bernard (il mitico Stanley Tucci, un po’ sottotono) il quale sembra conoscerlo bene. Bernard rapisce Mason e la sua famiglia, gli rivela il suo passato e lo convince tornare in campo per salvare nuovamente il mondo.
Ad aver perso la memoria, però, non è soltanto Mason ma anche Nadia che adesso vive a Valencia e fa la ristoratrice. Quando Mason la raggiunge per convincerla a unirsi a lui per portare a termine la missione i due non hanno alcun ricordo che li accomuna. Sembrano perfetti estranei anche se, attraverso continui flashback, scopriamo che in realtà sono stati amanti. E, forse, anche molto di più.
La storia procede in avanti inframmezzata da episodi lontani anche trent’anni nel tempo. Ed è proprio grazie a questi intervalli che riusciamo a scoprire chi siano i due agenti segreti, il perché si siano separati e chi abbia ordito e compiuto la distruzione di Citadel.
Non ci si può fidare di nessuno in questa serie di sei puntate. Gli amici sono traditori e i traditori finiranno per darti una mano, come in ogni serie di spionaggio che si rispetti. Allora perché, al termine della sesta puntata, ci resta in bocca un retrogusto leggermente agrodolce?
Perché Citadel avrebbe potuto essere di più. Anzi, con i trecento milioni di budget avrebbe dovuto essere di più. E invece non è altro che un cocktail fatto con ingredienti presi da James Bond, Jason Bourne, Mission: Impossible e tante altre pellicole cinematografiche del genere che negli ultimi trent’anni ci hanno allietati e divertiti, emozionati e soddisfatti.
Ovvio che il prodotto sia ben fatto avendo preso qua e là, ci mancherebbe altro. Ma fa il minino sindacale, giusto per avere la sufficienza. E non c’è niente di originale. Niente di nuovo. Anzi, l’unica cosa interessante, l’unico spunto che sarebbe stato intrigante portare avanti, il problema della perdita di memoria (ma non quella del corpo, interessante anche questo), viene risolto con una semplice iniezione e nell’arco di una puntata e già tutto sistemato, risolto.
Così si lascia spazio alle solite cose, lasciando al telespettatore la sensazione continua e spiacevole di déjà vu. C’è la storia d’amore, impossibile e sofferta, stile soap opera sudamericana; c’è l’avvenente agente in abiti succinti e rossetto infuocato che uccide tutti senza colpo ferire; c’è il super macho stile uomo che non deve chiedere mai, bello e maledetto. C’è la cattiva di turno che deve riparare a un torto subito e non ci riesce nonostante gli sforzi profusi; c’è il fido scudiero (povero Stanley, davvero sprecato!) che ne sa una più di Bertoldo; ci sono i missili nucleari, le pistole, i coltelli, le esplosioni. Ecco, forse mancano un po’ le automobili. In compenso c’è l’aereo degli X-Men e tanto di tutine da combattimento. E c’è, ahinoi, una CGI che in certe situazioni sembra stare in piedi per miracolo.
Parafrasando Aldo, Giovanni e Giacomo: “trecento milioni per questa roba qua? Il mio falegname con trentamila la faceva meglio. Va’ non ha nemmeno le unghie“. Fortunatamente non stiamo parlando di Arte con la A maiuscola, anche se ascoltando David Weil sembra ci si trovi di fronte a un Capolavoro, con la C maiuscola. Citadel non lo è. Nemmeno lontanamente. A differenza di altri prodotti del genere, FUBAR su tutti perché è uscito in contemporanea ed è della concorrenza, si prende troppo sul serio, purtroppo, risultando persino caricaturale suo malgrado, perché sfrutta cliché non soltanto del genere ma anche delle location dove viene girato (Fred Buscaglione come colonna sonora sul treno italiano nel 2023? I Måneskin costavano troppo?).
Ci si aspettava di più. Molto di più. E la delusione è tanta, soprattutto per come ci era stato presentato il prodotto. Naturalmente guarderemo gli spin-off (in particolare quello italiano con Matilda De Angelis) in attesa di veder conclusa la vicenda tra Citadel vs Manticore, augurandoci che non si procrastini eccessivamente. Sarebbe davvero il colpo di grazia.