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Conclave: quando l’elezione papale è un avvincente thriller politico – La Recensione

Ralph Fiennes offre una prestazione incredibile in Conclave
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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sul film Conclave

Tra le uscite più interessanti di questo ultimo mese del 2024 spicca sicuramente Conclave. Il thriller firmato Edward Berger ci porta, come da titolo, al centro dell’elezione del nuovo Papa, andando a svelare trame e intrighi che contraddistinguono questo fondamentale rito della cultura occidentale. Il film, in forte odore anche di nomination agli Oscar in diverse categorie, non tradisce le aspettative. Berger confeziona un thriller solidissimo, che mette al centro l’elemento politico e, di riflesso, tiene conto anche dell’evoluzione della Chiesa e del suo ruolo nella società odierna.

Menzione d’onore per un eccezionale Ralph Fiennes (lui sì che ce lo aspettiamo tra i candidati agli Oscar), che guida un ottimo cast, che conta anche sui nostri Isabella Rossellini e Sergio Castellitto. Dopo lo straordinario successo di Niente di nuovo sul fronte occidentale, Edward Berger (qui i dettagli della sua carriera) non fallisce l’appuntamento con la conferma, andando sul sicuro con un tema, quello religioso, che stimola sempre l’attenzione degli spettatori, ma riuscendo a imprimere sull’argomento un punto di vista particolare e, per certi versi, inedito (rimanendo in tema, qui trovate cinque serie tv che hanno un sottotesto religioso). Andiamo a fondo, dunque, della recensione di Conclave.

Isabella Rossellini interpreta suora Agnes in Conclave

La natura politica di Conclave

Partiamo dalla struttura del film. Conclave è fieramente un thriller politico. L’azione parte con la morte del Papa, cui fa seguito la conseguente convocazione del Conclave. Da qui partono le complesse e intricate macchinazioni volte a trovare il nuovo erede: un lavoro che di spirituale ha davvero molto poco. Berger punta, come detto, su un tema che ha sempre il suo indiscutibile fascino. Tutto ciò che si cela dietro le serrate porte del Vaticano, soprattutto per la sua segretezza, stuzzica immancabilmente la curiosità. Figuriamoci il momento più intimo e nascosto della complessa ritualità ecclesiastica.

La descrizione di un Conclave conteneva, dunque, già di per sé un potenziale enorme. La bravura di Berger è stata, poi, quella di riuscire a scatenare questo potenziale. Lo ha fatto lasciando costantemente al primo posto la trama politica, che domina la scena e caratterizza il racconto imprimendole il giusto grado di tensione. La gestione dei ritmi narrativi è affidata in toto al succedersi delle varie fasi del Conclave, con le alterne fortune dei cardinali che, uno a uno, sfiorano il Soglio Pontifico e irrimediabilmente lo vedono allontanarsi quando i loro intrighi vengono alla luce.

A questa efficace descrizione del funzionamento del Conclave in un’ottica politica si accompagna il focus sulla ritualità della Chiesa. Altro elemento di grandissimo fascino. Non si lesina mai sull’aspetto scenico del rito ecclesiastico di nomina del nuovo Papa. E l’esaltazione di questa ritualità assume una duplice funzione: da un lato sottolinea la componente tradizionalista della Chiesa, dall’altra però ne evidenzia anche la sua brand attitude.

Nei tanti passaggi in cui si evidenzia come la scelta del nuovo Papa orienterà la ricezione dell’immagine della Chiesa nel mondo, è impossibile non cogliere questa volontà comunicativa che soggiace tutta l’operazione. La Chiesa, in quanto istituzione terrena, ha una sua identità da difendere e diffondere e questa volontà anima prepotentemente il Conclave. Un elemento che ben si coniuga alla centralità della trama politica e determina l’anima narrativa del film.

Il ragionamento sul ruolo della Chiesa

L’elemento politico rimane sempre al primo posto in Conclave, ma ciò non esclude la possibilità di ragionare anche su questioni più spirituali. O meglio, su questo maggiormente legate alla natura della Chiesa e al suo ruolo nel mondo. Sin dalla reclusione dei cardinali tra le mura vaticane, fuoriesce una significativa e netta distinzione tra due schieramenti: i liberali e i conservatori. Intorno a questa si costruisce gran parte della trama politica del film, ma si snoda pure il nucleo concettuale dell’intero racconto.

La riflessione parte dal binomio che si crea tra Chiesa e Fede, che poi è alla base delle scelte narrative in Conclave. In quanto istituzione terrena, la Chiesa possiede una sua fortissima dimensione temporale, che la porta a fare i conti il proprio ruolo nel mondo. L’ideologia muta, dunque, a seconda del mutare del contesto, relazionandosi ovviamente sempre con la Dottrina. Qui, su questo scivolosissimo terreno, si pone lo scontro tra i leader delle sue fazioni: il Cardinale Tedesco, fautore di una Chiesa tradizionale e conservatrice, e il Cardinale Bellini, che auspica invece tolleranza e apertura di vedute.

Questo scontro ha, chiaramente, delle implicazioni estremamente attuali. La Chiesa si è trovata, naturalmente, a riflettere a più riprese sul tema del progressismo. Il mondo ha più volte evidenziato l’anacronismo di alcune strutture di pensiero ecclesiastiche, per cui è fisiologico che un tema del genere trovi ampio spazio in un ipotetico Conclave volto a imprimere la direzione che dovrà prendere il futuro della Chiesa. È interessante, dunque, che il film abbia deciso di innescare, sotto la trama politica, anche questa lotta ideologica. Particolarmente attuale e particolarmente complessa, su cui non si arriva a una soluzione perché, in fondo, la stessa posizione della Chiesa rimane ambivalente.

Da questo tema ne nasce un altro ancora più attuale, ovvero quello dello scontro ideologico tra le fedi. Lo conflitto tra liberali e conservatori verte su temi quali la tolleranza e il pluralismo, e nel finale c’è quella tirata di Tedesco sulla guerra di religione che fa gelare il sangue. Rimanendo nell’ambiente ecclesiastico, viene mostrata la ferocia dell’intolleranza, che si alimenta nella paura (dilagante dopo l’attentato) e si diffonde sin troppo facilmente. Impossibile non vedere in questo passaggio un appiglio anche a ciò che si verifica nel mondo. In relazione, più che alla Chiesa, proprio agli ambienti politici, con la crescita dei nazionalismi, l’esplosione di conflitti e tutte le realtà che purtroppo ci stiamo imparando a conoscere sin troppo bene.

La riunione dei cardinali in Conclave

La sintesi finale di Conclave

Eloquente è, sicuramente, il finale di Conclave. La lotta politica si risolve in un trionfo a sorpresa: quello del Cardinale Benitez. La sua vittoria, però, ha dei risvolti specialmente sotto il profilo ideologico. Non c’è una semplice vittoria del fronte liberale, a cui tra l’altro Benitez non si era mai formalmente unito, ma di cui sicuramente sposa le idee. C’è un vero e proprio atto d’innovazione, che si annida nella natura stessa del nuovo Papa.

La scoperta della identità fisica femminile di Benitez apre scenari incredibili. Quando lui afferma di essere ciò che Dio ha voluto spalanca un abisso concettuale profondissimo. La sfida non si pone più sul piano politico. E nemmeno su quello ideologico. Si apre sul piano esistenziale, laddove la schiera conservatrice ha sempre fatto leva per la propria affermazione. Si parla tanto di ordine naturale per riflettere la volontà divina e andare contro varie aperture che fanno storcere il naso agli ambienti reazionari. Il finale di Conclave, però, ci disegna uno scenario in cui è la natura stessa a essere liberale. È Dio che sconfessa la natura.

Questo epilogo, in sostanza, cancella qualsiasi forma di conflitto politico e ideologico. Riconduce a Dio e alla natura il superamento di quegli stessi limiti che erano stati imposti per seguire il volere di Dio e l’ordine naturale. Siamo di fronte a un messaggio potentissimo, che conferisce un valore incredibile a un film che ci ha appassionato tantissimo con le proprie trame, ma che ci ha colpito fortissimo col proprio sostrato concettuale.

Possiamo vedere Conclave tra i film da Oscar?

Visto che ormai siamo prossimi alla stagione dei premi, è bene ragionare in quest’ottica. Conclave è un gran bel film, e su questo non c’è dubbio. È un thriller con una struttura solidissima, recitato molto bene e con un comparto tecnico di gran valore, specialmente per ciò che riguarda l’elemento sonoro. Senza aver visto molti altri film destinati a dominare questo periodo dei premi è difficile sbilanciarsi, ma in assoluto possiamo dire che non ci stupiremmo di vedere Conclave tra i candidati come Miglior Film agli Oscar (potete recuperare le recensioni di altri candidati forti come Dune 2 e Wicked, Parte 1).

Ci aspettiamo, comunque, di vedere proposte migliori, perché al contempo la pellicola di Edward Berger non ci sembra una potenziale vincitrice, ma la sua presenza nella prossima stagione dei premi ci sembra molto probabile. Molto forte, più che altro, ci pare la candidatura di Ralph Fiennes per un premio personale. La sua performance è brillante e intensa, un grande ruolo che meriterebbe un adeguato riconoscimento. Vedremo, dunque, quanto sentiremo parlare di Conclave in futuro.

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