Diciamoci la verità, quando si tratta di serie tv Freeform non è esattamente HBO. Certo, ci ha regalato alcune serie di grande intrattenimento, come l’iconica regina del trash televisivo Pretty Little Liars o l’indimenticabile versione seriale della saga letteraria teen fantasy di Shadowhunters (che ci ha lasciati pieni di amari rimpianti), eppure è soltanto di recente che ha iniziato a sfornare alcuni piccoli gioielli che dimostrano un netto miglioramento nella qualità complessiva del network. Dall’ironia di grown-ish alla freschezza di The Bold Type (di cui vi abbiamo parlato qui), sono sempre di più i prodotti di Freeform che si distinguono per l’originalità e per il continuo miglioramento a cui vanno incontro. Cruel Summer, disponibile in Italia a partire dal 6 agosto su Amazon Prime Video, potrebbe essere la serie che consacra definitivamente il passaggio del network minore di ABC da spazio dedicato ai prodotti teen a vero colosso della serialità. Anche se, diciamo, la verità, qualche dubbio ancora ci rimane.
Attenzione, la recensione contiene spoiler.
Cruel Summer è il lato oscuro dell’adolescenza
Nell’estate 1993 Kate Wallis (Olivia Holt) e Jeanette Turner (Chiara Aurelia) sono adolescenti come tante altre, soffocate dalla schiacciante pressione del diventare adulte in una piccola città del Texas dove non sembra esistere spazio per affermare se stesse. Le due hanno la stessa età, ma Jeanette è ancora una bambina, ingenua e spaventata, che guarda a Kate con ammirazione più che con invidia. Kate è la ragazza d’oro che tutti amano, gentile e splendida, la cui intera felicità sembra però dipendere dall’approvazione di una madre ai cui occhi lei non sarà mai abbastanza. Kate e Jeanette, bambine che vogliono solo essere amate, ammirate, celebrate, ma che non sono mai abbastanza. E così iniziano a crollare, con conseguenze catastrofiche.
L’ossessiva ricerca del sé, distanziandosi dall’immagine infantile rappresentata dal nido familiare, dalle antiche amicizie che da totalizzanti sembrano avere sempre meno importanza, porta le due protagoniste di Cruel Summer a percorrere, senza nemmeno accorgersene, una strada pericolosa e solitaria, che le legherà a doppio filo nel trauma del rapimento di Kate e delle sue conseguenze.
La triplice linea temporale, ben distinguibile grazie a un uso intelligente della fotografia nonché dalla recitazione sorprendentemente convincente non solo da parte di veterane della televisione come Sarah Drew (la April Kepner di Grey’s Anatomy, che qui interpreta Cindy Turner, la madre di Jeanette) e Olivia Holt, ma anche della quasi esordiente Chiara Aurelia, è uno stratagemma narrativo che non solo permette a Cruel Summer di distinguersi da altre serie simili, ma soprattutto è fondamentale nel mostrare, nell’arco di soli 10 episodi, le conseguenze profonde che gli eventi legati al rapimento e alla liberazione di Kate, a cui fa seguito l’accusa e la caccia alle streghe nei confronti di Jeanette, hanno sull’intera città di Skyline, simbolo di un’America falsamente innocente, scossa fino alle fondamenta dalle bugie che ciascuno si racconta per andare avanti.
Il crimine commesso da Martin Harris (Blake Lee), outsider e vicepreside, figura che si presenta come protettore e invece fin dalla fine del primo episodio scopriamo essere predatore, è atroce e non premeditato, ma scoperchia un mondo di ipocrisia che Kate e Jeanette cercano di rifuggire disperatamente, la prima riuscendoci ma pagando un prezzo incredibilmente alto, la seconda diventando invece una maestra dell’inganno, tanto che non sappiamo cosa credere e forse nemmeno lei. Perché Jeanette Turner ci ha ingannati tutti, portando la sua recita all’estremo fino a farci credere che fosse una vittima.
Presentare il punto di vista di Jeanette nel primo episodio è una mossa brillante da parte degli autori, perché ci porta a identificarci subito con lei, a volerle credere, a negare fino all’ultimo l’evidenza. Vedere il declino e la sofferenza della bambina, che diventa ragazza popolare per poi essere esiliata, è doloroso, ci convince che la cosa giusta da fare sia crederle, provare empatia per lei e per l’inferno che la sua famiglia attraversa. Eppure, Jeanette è realmente quella che ci viene mostrata negli episodi successivi, bugiarda patologica e disperatamente alla ricerca di un’approvazione che non può ottenere. La rivelazione finale, quella a cui non avremmo mai voluto credere, arriva come un fulmine a ciel sereno, perché ormai Jeanette Turner ci ha stregati tutti e dal suo sortilegio siamo usciti sconfitti.
Kate e Jeanette, l’una il riflesso dell’altra, entrambe presentate sia come vittime che come carnefici. Cruel Summer si dipana tra le aree grigie, tra i silenzi e i non detti, tra i punti di vista che non sembrano coincidere, ma alla fine la verità di cui lo spettatore viene a conoscenza cancella tutti i dubbi, lasciando solo la consapevolezza di essere stati ingannati. Una consapevolezza che tuttavia è piacevole, perché è la conferma che Cruel Summer è una serie riuscita. Se a volte è difficile capire dove sta la ragione e dove il torto, ci sono casi in cui sarebbe semplice, ma ci opponiamo con tutti noi stessi a una soluzione che non vogliamo essere vera.
Un altro grande punto di forza di Cruel Summer è la sensibilità estrema con cui viene raccontato il trauma di Kate e in particolare la relazione che intraprende con il signor Harris, colui che poi ne diventerà l’aguzzino. Non ci sono accenni di romanticismo, bensì viene chiarito subito come il vicepreside approfitti della sua posizione di potere e della fragilità dell’adolescente per attirarla in una trappola mortale, sebbene all’inizio Kate la percepisca come un rifugio. Martin Harris non viene romanticizzato e le sue azioni sono chiaramente condannabili dal primo minuto in cui capiamo cosa sta facendo. Martin si avvicina a Kate offrendole una sicurezza che lei ricerca spasmodicamente, la inganna perché lei è poco più di una bambina spaventata. Se è vero che la ragazza si presenta volontariamente a casa del suo futuro rapitore, tanto da vergognarsene profondamente e non riuscire ad ammetterlo, è reso evidente nella serie che la volontà di Kate era stata già plagiata, le sue debolezze sfruttate da un uomo che sapeva benissimo che il suo rapporto con una studentessa minorenne era inappropriato.
I dieci episodi che compongono Cruel Summer sono un viaggio inquietante nelle paure della borghesia americana, negli abissi dell’apparenza ingannevole che si nasconde dietro la facciata delle ambizioni di perfezione che non sono mai davvero alla nostra portata. La conclusione fulminante e inaspettata pone un punto deciso alla narrazione, tanto che risulta incomprensibile la scelta di rinnovare la serie per una seconda stagione. Cruel Summer, pur non proponendosi come tale, è nella struttura una miniserie e il finale risponde a tutti i nostri dubbi, lasciandoci davvero perplessi rispetto alla prospettiva di vedere questa storia già così brillantemente raccontata e conclusa andare avanti. Rimane la speranza che la nuova stagione si concentri interamente o quasi su una storia differente e che la svisceri come accaduto con quella dei Turner e dei Wallis, senza per questo trascinare un prodotto seriale ben concepito e del tutto riuscito per le lunghe, facendoci dimenticare quanto magnifica sia stata questa prima stagione di Cruel Summer.