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Cucine da Incubo – La Recensione dello show Sky con Antonino Cannavacciuolo

cucine da incubo
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Attenzione, la lettura implica qualche anticipazione sulla sesta stagione di Cucine da Incubo

L’uomo è un essere straordinario, è stato in grado di teorizzare e capire concetti affascinanti quanto complicati, il bosone di Higgs per dirne uno o la fisica dei corpuscoli per dirne un altro. Tuttavia rimane un grande mistero il motivo che spinge un ristoratore in difficoltà a non spazzare nemmeno il pavimento della sua cucina, pur sapendo dell’imminente visita di uno chef stellato. Ma in fondo, se non fossero Cucine da Incubo, non avrebbe nemmeno senso che quella visita avvenisse.

Antonino Cannavacciuolo viene nominato per la ottava volta come salvatore di situazioni impossibili, riorganizzatore di ristoranti al limite del fallimento, ma anche quasi come terapista di rapporti interpersonali. Perché si, Cucine da Incubo parla di affari che vanno malissimo, menù disastrosi, arredamento al limite del kitsch, però i problemi veri, quelli che danno davvero l’idea di vivere in un incubo, sono di tutt’altra natura. Sono la disorganizzazione, la mancanza di comunicazione, il dare per scontato gli affetti, l’aver dimenticato passioni e motivazioni personali. In Cucine da Incubo appare lampante che il vecchio aforisma “cucinare è un atto d’amore” sia stato momentaneamente messo in stand-by, ma non dimenticato.

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Le puntate seguono un menù fisso:

Antipasto: Antonino Cannavacciuolo entra come un normale cliente e dà un’occhiata in giro. Al suo occhio esperto (ma anche a un occhio profano) non sfuggono dettagli improbabili come statuine di elfi in vetrinette polverose, cavi del sistema elettrico scoperti in ogni angolo, piante rinsecchite o morte per decorare l’ingresso e in un caso anche una limousine parcheggiata davanti all’insegna.

Primo piatto: lo Chef si appresta a ordinare qualcosa dal menù che, nella totalità dei casi, è composto da almeno trenta pagine su carta plastificata, e offre la possibilità di ordinare la qualunque, preparata ovviamente da mani espertissime. A questo punto avvengono due cose: la prima è la presentazione dello staff di sala, che per quanto sgangherato, di solito è composto da persone che cercano di fare del loro meglio, la seconda è l’impatto con il genio (ma più che altro la follia) della cucina, che dimostra tutta la sua disorganizzazione nel preparare i piatti scelti. Nel corso degli episodi si potrà assistere alle preparazioni (tra le altre cose)di: petali di funghi fritti in olio quinquennale, spaghettino vongole panna funghi e qualche avanzo, orata ai ferri che in verità è un altro pesce fra quelli rimasti in congelatore e comunque viene cotto in padella, e altre tipicità del territorio (perché i prodotti del territorio sono un mantra in ogni cucina che si rispetti).

Secondo piatto: lo Chef decide di punirsi assistendo a un servizio serale in cui appare chiaro perché il titolo dello show sia Cucine da Incubo. L’intera serata è disastrosa, volano comande, piatti, urla. I clienti escono dalla porta disgustati, le cameriere escono dalla porta in lacrime, i cuochi escono dalla porta arrabbiati. Cannavacciuolo esce dalla porta per prendere aria.

Contorno: rancore, mancanza di comunicazione, problemi vecchi di secoli. Il tutto viene portato alla luce dallo Chef che inventerà modi sempre nuovi e fantasiosi per permettere il confronto e far tornare l’armonia fra il personale. Non sono mai grandi cose, basta poco: qualche vecchia foto, una critica costruttiva da accettare con il sorriso, un cimelio dei bei tempi andati.

Dessert: il ristorante viene ripulito e risistemato. Lo Chef dedica del tempo a insegnare qualche nuovo piatto ai cuochi e riorganizzare la cucina. In alcuni casi fornisce anche al personale una divisa che non preveda il fucsia come colore dominante. Tutto è bene quel che finisce bene e lo spettatore potrà finalmente assistere a un servizio normale, per non dire felice. Niente più porte sbattute, restano comunque cameriere in lacrime (questa volta di gioia).

Salse e condimenti extra: una menzione d’onore va fatta alla produzione del programma. Il montaggio e la voce fuori campo danno vita a momenti in cui verranno le lacrime agli occhi a forza di ridere.

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Cucine da Incubo è un ottimo prodotto di intrattenimento. È una buona soluzione per passare un’oretta piacevole, leggera e divertente. Lo Chef ha una personalità esuberante, ma anche una professionalità indiscutibile e questi due aspetti lo rendono umano, rispettoso delle idee altrui, incluse quelle più strampalate (per la cronaca gli elfi sono stati ripensati, ma non eliminati), ma allo stesso tempo puntuale e preciso nei suggerimenti offerti.

È impossibile non notare che le situazioni più catastrofiche e i rapporti più difficili siano spesso nei ristoranti a conduzione familiare, come se i legami affettivi e la confidenza di una vita giustificassero rispostacce e trattamenti non proprio gentili. Ed è impossibile non notare anche che quando tutto sembra andare male, l’indole umana sembra auto sabotarsi ulteriormente, cercando soluzioni impossibili e modi sempre nuovi per complicarsi la vita. Lo Chef sembra quasi un respiro profondo, un minuto di pausa per schiarirsi le idee, quell’attimo che ci serve per vedere le cose con più lucidità. Quasi un supereroe insomma, ma che come superpotere ha solo una pacca sulle spalle data al momento giusto.

Non ci è dato di sapere se sul lungo termine l’avvento dello Chef sia davvero provvidenziale. Resta il fatto che questo show ci fa ridere delle ingarbugliate situazioni di ciascuno di noi e ci ricorda anche che fare attenzione ai sogni, ai desideri, alle passioni e alle emozioni nostre e di chi ci circonda, sia fondamentale per poter vivere bene, per lavorare serenamente, per essere di nuovo una squadra. Insomma il prendersi cura l’uno dell’altro rimane la miglior medicina anche per noi stessi.

Cucinare è un atto d’amore si dice, ma lo è solo quando si supera il semplice soddisfacimento di un bisogno fisiologico e si troverà soddisfazione nella preparazione di una cosa di cui godrà un altro. E con questa “Addios”.

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