Siamo adolescenti. Abbiamo tra gli undici e i diciannove anni. Guardiamo una serie tv. Ancora non sappiamo quanto i teen drama saranno generazionali. Quanto, in un modo o nell’altro, racconteranno e determineranno le coordinate delle persone nate in quelle manciate di anni. Non sappiamo quanto poco conti quanto ci sia di romanzato e quanto di vero perchè, in un modo un po’ strano, almeno nei nostri ricordi, rimarranno per sempre il termometro di come ci sentivamo in quegli anni meravigliosi e tremendi che si attraversano nel passaggio tra l’infanzia e l’età adulta.
Siamo adolescenti. Abbiamo tra gli undici e i diciannove anni. Guardiamo una serie tv. Vediamo un fiume e poi due ragazzi, un maschio e una femmina, sdraiati su un letto che guardano ET – L’extraterrestre (anche noi lo abbiamo visto e abbiamo sognato di volare, su quella bicicletta).
Siamo adolescenti. Abbiamo tra gli undici e i diciannove anni. Guardiamo una serie tv che ci rimarrà dentro per sempre, perchè sarà la narrazione della nostra età più giovane e incasinata.
“Non possiamo più dormire nello stesso letto, possibile che non lo capisci?” “No, non lo capisco, è da quando hai 7 anni che tutti i sabati dormi qui”. “Le cose cambiano, Dawson, evolvono”. “Ma di che cosa stai parlando?” “Poteva andare bene quando eravamo piccoli, ma ormai abbiamo 15 anni”. “E allora?” “Ormai andiamo al Liceo”. “E allora?” “E io ho il seno!” “Che cosa?” ” E tu hai i genitali!” (Dawson’s Creek, pilot)
Siamo adolescenti. Abbiamo tra gli undici e i diciannove anni. Guardiamo Dawson’s Creek e ancora non sappiamo quanto ci mancherà, poi.
Già dal titolo, Emotion in motion (Emozioni in movimento), il pilot ci rivela il punto focale di Dawson’s Creek, già reso esplicito da quello della serie stessa.
Dawons’s Creek significa infatti letteralmente “il torrente di Dawson”, che può essere inteso più metaforicamente come le vicissitudini, i cambiamenti, l’evolvere della vita di Dawson.
Tornando al titolo di questo primo episodio, la parola “emozione” viene dal latino e -moveo, “muovere fuori”. Considerando questo, il gioco di parole del titolo ci appare ancora più evidente: Dawson’s Creek ci parla di come si muovono dentro di noi, come lo fa il torrente col suo corso, le emozioni nel delicato passaggio tra l’infanzia ed l’età adulta.
Quale fase della nostra vita, in fondo, è più assimilabile a un torrente dell’adolescenza?
Prima di procedere nell’analisi di questo primo episodio, un disclaimer è d’obbligo.
Risulta evidente per chiunque guardi questa serie di quanto farraginosi, complessi, intellettuali, adulti siano i dialoghi e le riflessioni messe in bocca agli adolescenti protagonisti della serie (su questo punto specifico ritorneremo più avanti) e di quanto finte risultino alcune scelte di trama (la storyline tra Pacey e la sua insegnante, prima fra tutte). Potremmo sostenere che queste scelte costituiscano i nei maggiori della serie, ma non vanno a inficiare il risultato finale: mostrarci quel momento di transizione complesso, quel vortice di emozioni in movimento, che è la crescita.
Siamo a Capeside, Massachusetts. Un torrente (creek) su cui si specchia il tramonto delinea l’atmosfera. Dawson e Joey – che guardano la TV sdraiati sul letto in una scena che abbiamo già descritto – si conoscono da sempre. Il loro primo dialogo (il primo dialogo di tutta Dawson’s Creek, a dire il vero) catalizza immediatamente l’attenzione dello spettatore sul tema centrale della serie. I due ragazzi si conoscono da sempre, sì, sono praticamente cresciuti insieme, ma ora qualcosa sta cambiando. Hanno ormai quindici anni e Joey inizia a considerare inopportuno dormire con il suo migliore amico (cosa che ha evidentemente fatto fino a quel momento). Dawson proprio non capisce le sue ragioni (anche se verso la fine dell’episodio inizierà a comprendere meglio a cosa si riferisca l’amica). Sono la pubertà e gli imbarazzi che porta con sè a costituire un problema laddove di problemi, prima, non ce n’erano.
Il cinema è la più grande passione di Dawson (la sua camera è letteralmente tappezzata dalle locandine dei film di Steven Spielberg, suo idolo indiscusso) e, insieme ai suoi due migliori amici, Joey e Pacey, sta girando un film horror su un mostro della palude. Proprio mentre riprende una delle scene, arriva Jen, la nipote dell’anziana vicina di casa del protagonista, dalla quale la giovane si sta trasferendo. Dawson rimane piacevolmente colpito dalla ragazza. L’aveva già vista qualche volta, ma erano più piccoli. Di fronte alla reazione del migliore amico, Joey inizia a manifestare i primi sintomi della gelosia.
Dawson vive con i suoi, all’apparenza perfetti, genitori: Mitch e Gail. Nonostante i due siano evidentemente in preda a una passione ancora molto viva, il figlio sospetta che la madre tradisca il padre con un collega (a proposito delle assurdità citate in apertura di questo articolo, Dawson lo capisce solo guardando il programma televisivo condotto dalla madre e dal suo amante).
Quando non è a scuola, non guarda film o non ne gira, Dawson lavora in un negozio di videonoleggio, insieme all’amico Pacey. È qui che i due incontrano Tamara Jacobs, una donna molto avvenente per la quale Pacey si prende immediatamente una cotta, salvo scoprire successivamente che si tratta della sua nuova insegnante (di quest’altra storyline assurda abbiamo già accennato sopra).
Quello che vediamo da qui in poi è il primo appuntamento tra il timido e impacciato protagonista e la più navigata Jen (risultato: nessun bacio, anche se la ragazza si dice disposta a mentire a riguardo, ma l’evidente gelosia di Joey) e il primo improbabilissimo bacio tra Pacey e la Jacobs, scoccato dopo che lo studente si è preso un pugno nell’occhio e si è lasciato andare a un discorso che definire brillante è poco, decisamente fuori portata per qualsiasi quindicenne comune.
Forse la nostra sospensione dell’incredulità funzionava diversamente quando eravamo più giovani o forse, più semplicemente, non eravamo abituati al realismo a cui ci ha educato la serialità di cui fruiamo ormai da anni; ma, anche riguardandolo ora, se non possiamo fare a meno di sorridere per queste innumerevoli imperfezioni, non possiamo parimenti non emozionarci. Il motivo è duplice, come abbiamo già scritto, e in entrambi i casi ha a che fare con la nostalgia.
La nostalgia di come eravamo quando ci affacciavamo agli inizi di quel nuovo millennio così diverso e lontano dalle sfumature che ha assunto ora.
La nostalgia delle emozioni provate quando non ci siamo accorti che stavamo salutando la nostra infanzia, già catapultati in quel turbine di emozioni e ormoni che è l’adolescenza. La fine dell’innocenza, direbbe qualcuno.
“L’unica vera nostalgia che ho”, canta Niccolò Contessa in Corso Trieste.
Dawson’s Creek è una lettera d’addio all’infanzia, una lettera lunga sei stagioni, perchè alcuni addii sono difficili da dire.
Ci prova Dawson, alla fine di questo primo episodio e nel corso di molti altri, ad evitare che le cose cambino, che evolvano, a fermare quel torrente che si trasforma da sorgente a mare, a non perdere l’innocenza. L’episodio è circolare e si chiude dove è iniziato con il discorso con cui è iniziato, ma questa volta le argomentazioni di Joey sono più convincenti: ci sono cose di cui non possiamo più parlare, dice all’amico. Non è vero, possiamo dirci ancora tutto, risponde Dawson. Allora dimmi quante volte ti masturbi e a cosa pensi. Parafrasato, ma questo è più o meno il dialogo che ammutolisce Dawson che, per la prima volta imbarazzato davanti all’amica, capisce che forse ha ragione lei: non possono più dormire insieme, non sono più gli stessi di anni fa, gli stessi di ieri.
Ma è un addio difficile, dicevamo, quello alla versione più pura e innocente di noi stessi.
“Di solito la mattina con Sharon Stone”, urla Dawson a Joey che, già sulla barca che la porterà a casa, al di là del fiume che la separa da quella dell’amico, piange (è un addio difficile anche per lei, che è anni luce più consapevole di Dawson della necessità di questo saluto). La tenacia con cui il protagonista cerca di tenersi stretto il sè bambino è al contempo goffa e commovente.
Un sorriso si fa largo tra le lacrime della ragazza. E anche tra le nostre. La prima puntata di Dawson’s Creek è finita, e anche la nostra infanzia. Solo che al tempo non lo sapevamo ancora.