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Diana – La Recensione: un musical sulla storia di una principessa davvero triste

Diana
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Tra le nuove uscite del catalogo Netflix, arrivata giusto questo week end, c’è un prodotto molto interessante. Forse un po’ di nicchia, ma farà sicuramente impazzire i fan del genere. Stiamo parlando di Diana, il musical sulla principessa del Galles. L’arrivo del film sulla piattaforma era già stato annunciato un anno fa (ve ne avevamo parlato qui), ma dati gli evidenti ritardi d’arrivo si erano un po’ cominciate a perdere le speranze. Fortunatamente il musical è ora disponibile, e vi possiamo garantire che la sua visione è un’esperienza immersiva e coinvolgente.

La scelta di approdare prima in streaming e successivamente a teatro è stata data dai problemi causati dalla pandemia di Covid-19. La produzione aveva cominciato a portare in scena lo spettacolo, ma era stato bloccato prima di avere la sua anteprima ufficiale a Broadway. Ecco che quindi si è deciso di fare delle riprese in teatro, senza pubblico, mandando poi il prodotto su Netflix prima di tornare a calcare i palchi di Broadway. Essendo personalmente un’amate del genere musical, ho trovato quest’idea davvero ottima! Non solo, mi sono sentita coinvolta in prima persona nella storia, nonostante sia personalmente ben lontana dalle vicende che vengono narrate nel corso delle due ore di spettacolo.

Diana è un musical in grado di coinvolgere a pieno lo spettatore nelle sue atmosfere, portandolo ad avere un’empatia totale con la protagonista. E se queste sono le premesse, non vediamo l’ora di vederlo a teatro.

Non voglio soffermarmi troppo sulla trama, dal momento che gli eventi narrati nel musical, bene o male, sono tutti realmente accaduti. Nel corso delle due ore, piuttosto intense e ricche di avvenimenti, si ripercorre la vita di Diana Spencer (interpretata da Jeanna De Waal) in qualità di principessa del Galles. Si parte dunque dal suo primo incontro con il principe Carlo D’Inghilterra (interpretato da Roe Hartrampf) fino ad arrivare alla sua tragica e ben nota fine. L’aspetto più interessante dell’intera vicenda è probabilmente dato dal punto di vista con cui la storia viene narrata. Ci si sofferma molto su ciò che accade all’interno del palazzo reale, sulla vita sentimentale della coppia e su cosa li abbia portati al crollo finale.

Diana

L’intera storia si concentra poi su tre grandi personaggi: la coppia, formata appunto dalla principessa Diana e dal principe Carlo, e Camilla Parker Bowl (interpretata da Erin Davie) presenza costante e quanto mai ingombrante nel matrimonio dei due reali, come dichiarato dalla stessa Diana. Prima di arrivare alla relazione che conosciamo noi oggi, infatti, Carlo e Camilla hanno intrattenuto per anni una relazione adulterina, e da quel che si evince dal musical l’unico motivo per il quale i due non abbiano potuto convolare a nozze fin da subito è dato dal fatto che Camilla era già sposata. Uno spazio più piccolo nella storia è invece riservato alla Regina Elisabetta (interpretata da Judy Kaye), presenza importante nella vicenda ma qui lasciata solo ad alcuni momenti di contorno. E dobbiamo dirlo, la storia non ne risente affatto. Anzi, viene molto più valorizzata.

Chi ha avuto modo di assistere direttamente, ai tempi, alle vicende mondane della coppia reale, conosce il motivo per il quale Lady Diana veniva definita “la principessa triste”, ed è su questa sua grande tristezza che si basa tutta la storia. Fin dalle prime note si riesce a capire che persona abbiamo di fronte: una donna semplice, maestra d’asilo, che si sente incredibilmente fortunata ad aver incontrato il principe Carlo, che pare abbia messo gli occhi su di lei. Le sembra un sogno, e l’unica cosa che vuole davvero è rendere felice il compagno, fare in modo che lui sia orgoglioso di lei e la ami tanto quanto lei ama lui, e questo nonostante nei primi momenti si notino moltissimo le loro differenze e incompatibilità.

Contemporaneamente Diana però non si rende minimamente conto di ciò che invece si nasconde dietro la Famiglia Reale Inglese. Carlo risulta essere solo in apparenza interessato a lei, e il loro matrimonio appare come una grande macchinazione, parzialmente ordita anche da Camilla, per fare in modo che il popolo abbia un’immagine migliore del principe ereditario, invece che quella di tombeur de femme. L’interesse che Carlo poteva avere nei confronti di Diana sparisce nel giro di poche canzoni, e lo spettatore si trova assieme alla protagonista di fronte alla dura verità: non c’è amore in una vita con un principe. Ci sono invece regole e dettami da seguire alla lettera, cosa che diventa quanto mai difficile quando non si è preparati del tutto.

Diana

Il motivo per il quale Lady Diana diviene così amata è proprio la sua semplicità, il suo essere davvero una ragazza del popolo, che sa quali sono le difficoltà che si devono affrontare ogni giorno per vivere. E questo la Famiglia Reale non se l’aspettava. Sale l’interesse verso la principessa, crolla quello verso il principe, e nonostante Diana faccia di tutto per rendere partecipe il marito di ciò che a suo parere farebbe felice il popolo, lui si allontana progressivamente da lei, continuando a frequentare (neanche troppo in segreto) Camilla Parker Bowl. Nemmeno la nascita di William e Harry (che nel musical vengono solamente nominati ma non compaiono) riesce a rinsaldare il legame tra i due. È come se la loro storia fosse finita ancora prima di cominciare, e la felicità avesse lasciato il passo a un muro.

Certo la principessa continua a fare il possibile e l’impossibile per salvare il suo matrimonio, provando a dimostrare a Carlo che vuole fare parte della famiglia, che vuole che lui sia fiero di lei. Tuttavia lui vede tutte le sue azioni come un costante mettersi in mostra per voler apparire, e pertanto, forse anche perché geloso dell’interesse del popolo verso di lei, non fa altro che accusarla di essere un’esibizionista, una donna alla ricerca di fama, che brama la popolarità e le copertine dei giornali più di quanto desideri lui. Con queste immagini davanti diventa difficile non empatizzare con Diana. Siamo dalla sua parte nella relazione con James Hewitt, siamo dalla sua parte quando affronta Camilla Parker Bowl e quando contribuisce a scrivere un libro su di lei, raccontando anonimamente alla stampa tutti i dettagli del matrimonio con Carlo e la sua infedeltà. Se all’apparenza può sembrare che stia infangando il buon nome della corona, ci si rende subito conto che altro non sono che gesti di una donna forte, che troppo a lungo è stata vessata per cose che non ha fatto e che ha deciso di reagire e ripartire da sé stessa.

Tutti siamo ben a conoscenza di quale sia il finale di questa storia, ma arrivati agli ultimi minuti c’è un momento, uno soltanto, in cui lo spettatore spera davvero che Diana abbia trovato la felicità. Si spera che dopo il divorzio da Carlo abbia vissuto a lungo, abbia fatto tutto ciò che ha sognato, magari si è rifatta una vita con un uomo che l’ha amata davvero fino alla fine. Ma ciò non è accaduto, e quando si vede la protagonista dare le spalle al pubblico e allontanarsi tra i falsh fino a sparire nel buio, diventa incredibilmente difficile trattenere le lacrime.

Per questo questo musical, una volta giunto a teatro, sarà sicuramente un successo. In più di un numero io personalmente mi sono trovata ad applaudire di fronte allo schermo, immaginando quanto dovesse essere grande l’ovazione di un applauso vero, con migliaia di persone a battere le mani contemporaneamente. Piccola pecca: le ballad sono più dei numeri corali, ma l’intensità dei pezzi rimane comunque costante per tutta la durata dello spettacolo. Si cerca di spaziare, per quanto possibile, in diversi generi musicali, e non si può negare che anche le coreografie (affidate a Kelly Devine) sono coinvolgenti ed emozionanti. Insomma, Diana – Il Musical non ha nulla da invidiare ai grandi successi di Broadway, e non vediamo l’ora di poterlo, finalmente, applaudire a teatro.