Quando su Netflix approdò la prima stagione di Disincanto, molti storsero il naso a causa di uno stile e uno sviluppo verticale insolito ed estraneo ai fan di Matt Groening. Effettivamente la prima stagione del cartone fu un vero e proprio buco nell’acqua, con personaggi poco accattivanti, tratteggiati a grandi linee e una storia più parodistica che originale. Rispetto a veri e propri cult come i Simpson e Futurama, Disincanto non colpì il grande pubblico, almeno all’inizio. Con il progredire delle stagioni assistiamo, per fortuna, a un notevole miglioramento sia in termini di narrazione sia in termini di caratterizzazione: Bean non è più solo una reinterpretazione sfortunata di Daenerys; Elfo non ha solo solo il ruolo sidekick stupidino; i cattivi sono riconoscibili e hanno un senso.
La terza stagione di Disincanto raggiunge vette molto alte, riuscendo a combinare risate, humor nero e una trama di tutto rispetto. Dalla steampunkiana Steamland agli abissi infernali, Bean compie un viaggio alla vecchia maniera, in cerca di risposte e in compagnia di vecchi amici. Il finale della terza parte ci aveva lasciati con i tre protagonisti separati. Bean è costretta a sposare il Diavolo, Lucy si trova in Paradiso ed Elfo è stato catturato dagli orchi. Nel frattempo, re Zorg è stato spedito in un ospedale psichiatrico e in tutto il regno circolano voci su una maledizione misteriosa. La quarta stagione riprende esattamente da dove avevamo interrotto, addentrandosi sempre più nel passato di Dreamland nell’arco di dieci episodi.
ATTENZIONE! Se non avete ancora visto la quarta parte di Disincanto vi consigliamo di tornare più tardi.
Dopo aver affrontato alcune vicissitudini personali, Bean, Luci ed Elfo riescono a riunirsi già a inizio stagione. Bean riesce infatti a sfuggire al matrimonio combinato con il Diavolo, che viene invece vincolato a sua madre, e dopo aver preso “in prestito” un dirigibile da Steamland fa rotta verso casa. Elfo incontra per la prima volta sua madre, la regina degli occhi, che gli rivela moltissimo sul loro passato insieme Una volta riunito, il trio è pronto a un’altra serie di avventure pazzesche che li porteranno in castelli in fondo al mare, manicomi, foreste incantate e persino nel mondo dei sogni. Tormentata, infatti, da incubi confusi, Bean fa la conoscenza della sua doppleganger malvagia, il cui scopo è quello di distruggere Dreamland. Ma non è l’unica con questo piano in mente. Oltre a Dagmair, che adesso fa combutta con il Diavolo, anche gli Elfi sono intenzionati a riprendersi il regno che apparteneva a loro molto tempo prima.
Insomma, la quarta stagione di Disincanto è densissima di trama. Forse un po’ troppo.
Mentre Bean, Elfo e Luci sono sempre più vittime degli eventi che accadono attorno a loro, anche noi spettatori abbiamo la sgradevole sensazione che tutto proceda di corsa e in maniera confusa. Con soli dieci episodi a disposizione, e ognuno pieno zeppo di storyline, c’è davvero poco spazio per l’humor. A essere penalizzato è proprio il fattore comicità, che non riesce a reggere il peso della trama e finisce per perdersi tra colpi di scena e nuovi elementi costantemente aggiunti. Non sono solo infatti i personaggi principali a cambiare ma ogni cosa attorno a loro. Figure come Zog, gli elfi e il principe Derek cominciano a sviluppare una propria trama, il che rende il ritmo ancora più frenetico.
Il più grande problema della quarta stagione è, dunque, il tempo, dato che siamo di fronte a una trama che si complica e arricchisce sempre di più. Per il resto Disincanto fila che è una meraviglia. Il personaggio di Bean è, indubbiamente, quello maggiormente stratificato, alle prese con i suoi doveri di regina, con l’amore tormentato per una certa sirena e per l’oscura minaccia di una maledizione che c’entra con il passato della sua famiglia. Mai come in questa stagione assistiamo alla crescita di Bean, conscia del proprio ruolo e delle proprie responsabilità. Al suo fianco un Elfo che scopre la verità sulla sua infanzia (e continua a costituire la parte comica per eccellenza della serie) e un Luci che è semplicemente, adorabilmente Luci.
Il finale di stagione pone le basi per un grande quesito che, con tutta probabilità, verrà esplorato prossimamente: cosa è successo nel passato a Dreamland?
La quarta parte di Disincanto ha avuto alcune costanti: i segreti, il passato che torna a tormentarci ma l’accettazione. Bean deve affrontare la parte più oscura di sé, quella alimentata dall’odio e dal dolore e che vuole la distruzione di Dreamland. Una versione di sé malvagia che nasce dai torti e dai dispiaceri che la protagonista ha vissuto per tutta la sua vita. Le cose in Disincanto si fanno sempre più serie, grazie anche a una narrazione che si discosta completamente dalle altre creazioni di Groening. Dispiace solo che per una così grande quantità di informazioni, il tempo sia davvero poco lasciandoci con l’amore in bocca di un prodotto non assaporato completamente.