Orphan 55 aveva tutte le componenti di un solido e tradizionale episodio di Doctor Who: un’interessante location fantascientifica, uno stravagante cast di supporto, un’inquietante minaccia aliena e un grande messaggio sociale. Sfortunatamente, quei pezzi non si sono uniti mai in qualcosa di più della loro somma. Spyfall (qui la recensione delle prime due puntate) aveva alzato l’asticella, mantenere quel livello non era facile ma dopo la doppia première Doctor Who prometteva un esilarante nuovo inizio per l’era Chibnall. O così sembrava. La terza puntata torna a quello status quo troppo deludente della scorsa stagione. E la frustrazione è tanta. Orphan 55 ha lasciato i fan a bocca aperta, purtroppo in senso negativo. Quando meno se lo aspettavano e la speranza per una stagione all’altezza delle precedenti era alle stelle.
Purtroppo questo episodio di Doctor Who è infarcito di errori uno dietro l’altro.
Orphan 55 è piena di storie. È come se ore di film fossero state condensate in quarantacinque minuti. Una decisione errata che non può che portare al fallimento. Non c’è un attimo di tregua, pausa o riflessione. I fatti si susseguono con una velocità tale da non permettere allo spettatore di metabolizzare un evento che già ne compare un altro. Forse così gli showrunner pensavano di combattere la noia ma hanno ottenuto l’effetto contrario.
La velocità infatti penalizza tutte quelle scene con un grande impatto emozionale. Quei momenti, per commuovere, hanno bisogno di tempo. E in questo caso non è stato sufficiente. Ad esempio Benni e Vilma, la dolce coppia di anziani signori, avevano un potenziale enorme sotto questo punto di vista. Però dopo averci presentato Benni, letteralmente un minuto dopo viene rapito dai Dregs. Vilma esterna la sua preoccupazione in un modo così errato da renderla irritante. Non ci mostrano Benni quando fa la proposta alla sua amata in una scena che avrebbe dovuto essere emozionante ma che risulta priva di senso. Anche lo stesso sacrificio di Vilma è mal eseguito, così come quello di Kane, che ci lascia totalmente indifferenti.
Invece di concentrarsi su una cosa specifica, l’episodio continua a spostarsi sulle troppe e mal utilizzate guest star.
L’impianto della puntata è simile a Midnight: un cast di personaggi bizzarri stile cartoni animati in una situazione che piano piano diventa fuori controllo ma le cui performance diventano adeguate man mano che la storia diventa oscura. In Orphan 55 purtroppo non succede. Queste personalità stravaganti sono solo riuscite ad appesantire lo slancio dell’episodio e ridimensionare i suoi momenti più intensi.
Bella e Kane sono quelle dal potenziale più ampio. Peccato che la loro scrittura sia pessima. Bella si rivela una terrorista che vuole far saltare in aria l’impresa della madre, generando molte vittime, solo perché è stata abbandonata da piccola. Una decisione estrema e ridicola. Non poteva magari essere un’attivista contro le grandi imprese capitalistiche invece che un’impelagata in una grottesca vendetta? Di Kane invece non ci viene detto molto e non ci vengono fornite motivazioni sulle sue azioni, nonostante gli sforzi di Laura Fraser per dare al personaggio un senso di profondità.
Non dando loro ampiezza e spazio, il momento in cui si sacrificano ci lascia indifferenti e l’addio tra Ryan e Bella, tra cui era nata un’intesa, risulta piuttosto bizzarro.
Anche per quanto riguarda i nemici della puntata, i Dregs, ci sono molte incongruenze. In che modo agiscono? Quanto sono intelligenti? Chi lasciano vivere e perché? Kane è inspiegabilmente fuggita due volte. Benni viene portato in giro come se i Dregs stessero giocando con lui. Ma hanno quella facoltà? Certo, potrebbero essere solo dei difetti nella sceneggiatura oppure più facilmente la confusione generata dall’episodio ha colpito anche loro. In ogni caso queste mancanze hanno fatto sì che i Dregs fossero tra i più noiosi nemici mai esistiti nell’universo di Doctor Who (servirebbero loro, ma non torneranno).
Questi mostri sembrano spaventosi eppure la loro minaccia non si avverte mai. Ringhiano ma non mordono. La cosa più interessante su di loro è legata alla scoperta di chi sono veramente. La Spa di Kane è stata costruita su una Terra futura devastata dalla guerra nucleare e i cambiamenti climatici, quindi i Dregs sono umani mutati.
Ecco quale doveva essere il focus. L’unico punto di forza di questo episodio di Doctor Who.
Fin dagli esordi Doctor Who ha cercato di impartire insegnamenti ai fan, intensificando la sua azione nelle ultime stagioni, tanto da aver raccolto critiche ovunque. Orphan 55 si concentra sui problemi legati al cambiamento climatico e, tramite le parole del Dottore, fa un appello all’umanità: non è troppo tardi per salvare la Terra. Il Dottore non può farlo, sta a noi uomini e donne agire. Per non diventare come i Dregs. Per non distruggere il nostro pianeta. Un discorso che galvanizza il pubblico, un messaggio mirato che arriva a tutti. Avrebbe potuto funzionare ancora meglio se la puntata fosse stata costruita diversamente.
I companion del Dottore rimangono scioccati quando scoprono di essere sulla Terra. Vediamo l’orrore nei loro occhi. Ma lo spettatore non reagisce nello stesso modo perché questo tema viene presentato come un punto qualsiasi della trama. E troppo velocemente. Eliminando così tutta l’emozione del momento. In una scena Yaz si sta chiedendo da dove provengano i Dregs e come abbiano invaso la Terra. La prossima volta che la vediamo ha intuito che sono i resti mutati dell’umanità. Forse se gli autori lo avessero svelato all’ultimo sarebbe stato un ottimo plot twist che poteva sconvolgere il pubblico.
In conclusione Orphan 55 è un’occasione sprecata.
Poteva essere un episodio per scoprire qualcosa di più sulla Fam e per approfondire il loro rapporto con il Dottore. Invece la loro presenza è ridotta al minimo. Inoltre, le idee sono troppe e temi importanti vengono a malapena trattati. Come il cambiamento climatico o la relazione tra Bella e Kane. O l’impossibilità di convivere tra i Dregs e gli ospiti di Tranquillity Base, nonostante i modi opposti di consumare anidride carbonica.