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Doctor Who 13×01 – Un inizio promettente

Doctor Who
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L’era Chibnall ci ha deluso notevolmente con il piattume di quell’undicesima stagione che vorremmo tanto dimenticare e la promettente dodicesima stagione che però, pur essendo migliore della precedente, è sfociata nel disastro più totale quando ha deciso di alterare completamente la storia del Dottore. Distruggendo inoltre tutto ciò che era successo in The Day of The Doctors, un qualcosa che non può essere perdonato con facilità. Le storie poi non erano accattivanti e c’erano troppi personaggi sulla scena: difficile così affezionarsi ai companion o al nuovo Dottore (che nonostante il poco spazio è sempre ben interpretato da Jodie Whittaker in Doctor Who). L’attesa dunque era tanta, le aspettative si sono decisamente alzate per una tredicesima stagione che ha fatto il suo debutto nella giornata di Halloween.

E possiamo dire, finalmente, che Doctor Who è tornato: The Halloween Apocalypse è uno dei migliori episodi dell’era Chibnall, con un ritorno agli albori sia per quanto riguarda la formula che per i personaggi.

Come ben sappiamo, a causa della pandemia le puntate si sono ridotti dalle canoniche 10/12 alle sole 6 (più tre speciali). Con così poco tempo, la nuova stagione non avrà nessun episodio autonomo e si articola in un’unica narrazione orizzontale come accadeva ai tempi della serie classica di Doctor Who, risultando essere al momento una carta vincente.

Impossibile poi non notare gli innumerevoli omaggi al passato di Doctor Who. “Forse ero scozzese l’ultima volta che le ho impostate”, dice Thirteen nella scena di apertura quando lei e Yaz cercano di togliersi le manette mentre fuggono dai loro inseguitori: il riferimento è al Twelve di Peter Capaldi. Nel primo incontro con Dan il Dottore riecheggia quello tra Nine e Rose quando dice: “Nice to meet you. Run for your life!”. Il misterioso personaggio di Claire, invece, cita direttamente Eleven con queste parole: “Sto solo tornando a casa, prendendo la via più lunga”. Una donna che deve difendersi dagli Angeli Piangenti, storici nemici di Doctor Who, ripetendo la frase di Ten: “Don’t blink”. Assieme a questi spaventosi antagonisti – che aiutano a conferire una vena horror all’episodio – fanno un gradito ritorno anche i Sontaran, riprendendo il loro ruolo di cattivi per la prima volta dalla stagione quattro.

Il loro guerrafondaio affamato di battaglie è ideale per una stagione incentrata su un cosmico apocalittico evento, e la loro caratterizzazione trova il perfetto equilibrio tra minaccioso e comico.

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Accanto ai vecchi villain ne viene introdotto uno nuovo e altamente minaccioso. Il Dottore sembra avere un passato con lui che però non ricorda: la cosa più probabile è che il Dottore possa essere implicato nell’incarcerazione di Swarm. Così Doctor Who si appoggerebbe, nel bene e nel male, all’eredità del Bambino senza Tempo e alle azioni passate del Signore del Tempo come parte della Divisione. Proprio su quest’ultima sta indagando Thirteen e lo capiamo dalla sua conversazione con Karvanista, un guerriero incallito con la faccia di un cane soffice e coccoloso, la cui personalità sarcastica ci regala alcuni dei momenti più comici dell’episodio. Potrebbe essere uno dei migliori cattivi dell’era Chibnall, se solo non fosse per la svolta in cui la sua specie è venuta sulla Terra per salvare l’umanità dal Flusso.

Quest’ultimo sarebbe un evento catastrofico già in corso che distruggerà l’intero universo. I suoi effetti sono però molto simili agli attacchi di Swarm, rivelando quindi di essere più un’arma che un fenomeno naturale: lo dimostra l’ordine di inseguire il TARDIS che il villain dà al Flusso.

In questa puntata, però, non ci viene rivelato niente sulla storia o sulle ragioni di Swarm e questo lo rende al momento privo di mordente. Scene come la sua evasione e la sua trasformazione di una donna umana in sua sorella sono confuse proprio a causa della mancanza di contesto. Sebbene Chibnall indugi su questa ambiguità per creare curiosità, è più probabile che ci chiediamo che cosa stia succedendo e perché dovremmo interessarci a lui.

Oltre al nemico della stagione, viene introdotto anche il nuovo companion in Doctor Who.

Dan Lewis è un uomo qualunque, divertente e di buon cuore, la cui totale confusione per gli eventi extraterrestri in cui è coinvolto è costante fonte di umorismo. John Bishop infonde in Dan una fragile allegria che nasconde i guai di un uomo senza direzione e piuttosto malinconico. Dan è fieramente orgoglioso di Liverpool, ma la vita che trascorre lì sembra essere logora come i suoi armadietti della cucina. Ha quel senso di svogliatezza che possedeva Donna Noble prima che si riconnettesse con Ten in Partners in Crime e non ci dispiacerebbe che questo nuovo companion ricordasse proprio lei, compiendo magari un percorso simile.

Alcuni dei momenti migliori dell’episodio provengono dalle sue battute con Karnavista e Yaz, con la quale dimostra una grande chimica, molta di più rispetto a quella che la ragazza aveva con Ryan e Graham. Una Yaz che finalmente può mostrare tutto il suo potenziale inespresso. Nelle stagioni precedenti, infatti, tutto il lavoro era svolto da Ryan e Graham, con lei che si ritrovava sempre sullo sfondo. Adesso invece si prende il centro della scena con sicurezza e autorità, abbracciando il ruolo della compagna esperta che non ha paura di discutere con il Dottore, di richiamarla quando le nasconde certe informazioni e di prendere l’iniziativa nei momenti in cui l’esitazione e l’insicurezza di Thirteen si manifestano. È la Yaz che speravamo di vedere e che avevamo intravisto nel primo incontro con lei.

Questo trio potrebbe tirare fuori il meglio da tutti e tre, ricordando il classico team di Amy, Rory ed Eleven.

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Tutto sommato è un episodio intrigante, con rimandi ad Halloween e pieno di semi lasciati qua e là. Forse il tutto risulta un po’ troppo affollato e confuso, dato che le trame sono tante e le spiegazioni poche, con il rischio grandissimo che non tutte vengano sviluppate a dovere. Certo, lo spaesamento è dovuto principalmente al fatto che ci troviamo davanti alla prima puntata e quindi sono necessari diversi approfondimenti sia nelle trame, sia nei personaggi. La storia frammentaria lascia ancora troppo poco spazio a Jodie Whittaker per brillare come Dottore e, quando il protagonista è una delle parti meno interessanti, c’è evidentemente qualcosa da aggiustare. Inoltre l’originalità scarseggia, un po’ come è successo per tutta l’era Chibnall: ad esempio, alieni come animali domestici erano presenti con Russell T. Davies e donne misteriose con Steven Moffat.

Tuttavia, sebbene ci siano cose da migliorare, la tredicesima stagione di Doctor Who è iniziata in maniera davvero promettente e l’ultimo atto di Jodie Whittaker nei panni del Dottore si preannuncia di gran lunga il più forte. Vediamo se il tempo ci smentirà o meno.

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