Gli Angeli Piangenti sono i cattivi più pericolosi di Doctor Who. Insomma, cosa c’è di più terrificante di una statua che, muovendosi velocissima, attacca quando non guardiamo? E che con un solo tocco può spedirci indietro nel tempo? Blink (uno degli episodi più spaventosi di sempre) li rese così spaventosi perché erano inconoscibili, disumani e non c’era possibilità di dialogare con loro perché non parlavano. Ma erano stati sconfitti. Così Steven Moffat intensificò i loro poteri, rendendoli ancora più capaci. Se troviamo un modo per fissare il nostro sguardo su di loro, alla fine possono entrare nel nostro cervello e prendere il sopravvento. Se puntiamo una telecamera verso un Angelo, può uscire dal monitor. Se accendiamo una torcia, possono scaricare le batterie. In più sono in grado di rubare la voce delle loro vittime per comunicare. Qualcuno potrebbe pensare che dando più informazioni sugli Angeli Piangenti, essi diventino meno alieni e perdano parte del mistero che li ha resi così agghiaccianti e intriganti in primo luogo. E avrebbe ragione. Eppure non succede, eppure rimangono terrificanti.
Il quarto episodio della tredicesima stagione di Doctor Who, con un ritorno alle origini, si attiene principalmente ai poteri prestabiliti delle Statue, evitando il rischio di renderli imbattibili.
Village of the Angels richiama quel The Time of Angels della quinta stagione di Doctor Who, quando Amy Pond (tra le rosse mozzafiato delle serie tv) aveva una di quelle creature nella mente e le Statue trovarono un modo per comunicare tramite il chierico morto Bob. Aspetti oggi sviluppati attraverso Claire Brown, una sorta di veggente che, come dice il Dottore: “Avevi una premonizione di un angelo nella tua mente e ora sta vivendo lì“. Dal momento che l’immagine di un Angelo può diventare essa stessa un Angelo, la visione ha lasciato Claire con un passeggero psichico e, come successe a Amy, inizia a trasformarsi in uno di loro: vede le sue braccia diventare pietra, le ali spuntarle dalla schiena e dagli occhi le esce della polvere.
Il Dottore allora non ha altra scelta che immergersi nella mente della donna e scoprire cosa sta accadendo. L’incontro tra Angel-Claire e Thirteen è avvincente, anche grazie alle superbe performance di Jodie Whittaker e Annabel Scholey.
L’immaginario diventa presto biblico. Questa creatura ribelle è come Satana, l’angelo caduto che tenta un Dottore simile a Cristo non sulla sabbia del deserto, ma su quella di una spiaggia dove il mare in tempesta sembra che si sta separando. In cambio di protezione, offre l’unica cosa che Thirteen vuole con tutto il cuore: i suoi ricordi cancellati. Un tema della tentazione affrontato in questo episodio di Doctor Who anche con Azure che, dall’alto di una montagna, alletta le masse, mentre Bel non conduce Namaca in tentazione ed è il suo salvatore. Bel, inoltre, serve a ricordarci che la civiltà galattica continua a soffrire delle conseguenze del Flusso, anche se non è chiaro che cosa stiano architettando i Ravengers: stanno aspettando un altro confronto con il Dottore o stanno semplicemente facendo le pulizie? Al momento non ci è dato saperlo.
Intanto Thirteen, seppur tentato dall’offerta dell’Angelo Ribelle, non riesce a concludere il negoziato poiché viene svegliata dal Professor Jericho, interpretato meravigliosamente da Kevin McNally, attore già noto in Doctor Who dove ha debuttato in The Twin Dilemma 37 anni fa. Jericho è risoluto di fronte a un orrore inimmaginabile, essendo uomo di scienza e “uno dei primi soldati britannici a Belsen”, seppur insultato da un Angelo tramite il suo televisore come “senza amore, senza figli, nascosto nel mondo accademico per paura del mondo reale… una vita di fallimento”. Il suo rapporto con Claire, poi, assomiglia a un binomio dottore/compagno in Doctor Who, risultando così due persone con cui vorremmo trascorre più tempo mentre the Flux entra nelle sue ultime fasi.
Prima di essere ricondotto alla realtà, il Dottore scopre che gli Angeli che gli danno la caccia fanno parte della Divisione in Doctor Who.
Sebbene questa rivelazione li colleghi alla trama più ampia del Flusso, va contro tutto ciò che è stato stabilito sugli Angeli Piangenti in passato. Infatti, negli episodi precedenti, queste creature erano mosse esclusivamente dal desiderio di nutrirsi di energia temporale. Sono predatori che non hanno mai ritenuto opportuno cooperare con differenti specie. Anche in altre squadre dei più grandi nemici del Dottore, come in “The Pandorica Opens“, gli Angeli Piangenti non ne hanno mai preso parte.
Ora invece ci viene rivelato che sono agenti della Divisione, organizzazione apparentemente controllata dai Signori del Tempo. Perché vorrebbero lavorare per la Divisione o cosa dovrebbero guadagnarci non è nemmeno accennato. Anche se la loro presenza in quell’organizzazione avvalorerebbe una delle teorie più diffuse di Doctor Who che vuole che gli Angeli Piangenti siano ex Signori del Tempo. E per rincarare la dose, si aggiunge la trasformazione di Thirteen in uno di essi nel sorprendente – e perfettamente eseguito – cliffhanger finale, sebbene potrebbe essere un cambiamento momentaneo per intrappolare il Dottore e riportarlo alla Divisione.
Alla musica dei titoli di coda, però, manca spaventosamente il “da-da-da-dum”: forse perché ora che è un Angelo Piangente, i suoi cuori non battono più?
Purtroppo, per quanto tese, coinvolgenti e di grande effetto siano le scene nella casa di Jericho (soprattutto il claustrofobico inseguimento nel tunnel), e per quanto emozionante sia il climax dell’episodio, è un peccato che Yaz e Dan siano stati praticamente sprecati. Si sono limitati a vagabondare per un villaggio nel 1901, interagendo solo con la piccola Peggy e con la coppia di anziani, la quale però presenta delle gravi incongruenze. In primis Gerald tocca un Angelo e viene portato indietro nel tempo. Eppure, non solo abbiamo già visto persone toccare le Statue mentre sono bloccate quantisticamente senza effetti negativi, ma Jericho e Claire lo fanno più avanti nell’episodio e stanno bene. In secondo luogo, una volta che Gerald e Jean arrivano nel 1901, vengono immediatamente avvicinati da un altro Angelo e, poiché “nessuno sopravvive due volte”, il tocco successivo li trasforma in pietra ed esplodono. Ma già sappiamo che le persone sopravvivo due volte, era il punto focale di The Angels Take Manhattan.
In ogni caso, Village of the Angels si dimostra un’ora di dramma coerente nonostante la sua complessità, teso e soddisfacente che si conclude dopo i titoli di coda, con il messaggio di Bel a Vinder e la rivelazione di Jemma Redgrave nei panni di Kate Lethbridge-Stewart, la leader di Unit introdotta nel 2012 e vista per l’ultima volta sei anni fa. Non ci resta dunque che aspettare e vedere come si evolveranno le loro avventure.