Erano troppi anni che la tradizione degli speciali natalizi di Doctor Who si era tristemente interrotta. Fortunatamente, Russell T. Davies è giunto in nostro aiuto chiudendo la serie dei quattro speciali con uno di Natale. Un regalo che non vedevamo l’ora di scartare, soprattutto perché è la prima puntata in cui Fifteen è il protagonista assoluto e la prima vera prova per Ncuti Gatwa di poter reggere l’intero show sulle sue spalle. Ormai l’abbiamo imparato, il Dottore può cambiare etnia, sesso o età, ma una sola caratteristica deve rimanere affinché ogni rigenerazione sia convincente: deve essere così carismatico che senza pensarci due volte il companion lascerebbe la sua vita per seguirlo attraverso lo spazio e il tempo. E dopo aver visto The Church on Ruby Road non solo ha perfettamente senso che Ruby Sunday sia corsa dritta nel TARDIS, ma è difficile non correre davanti alla TV per chiedere a Fifteen di accogliere anche noi al suo interno.
Già, perché mentre Davies sta chiaramente spingendo Doctor Who verso una nuova direzione con una sorta di soft reboot, Gatwa comprende profondamente ciò che fa funzionare il Dottore. E infatti non c’è mai un secondo in cui non crediamo che sia lo stesso personaggio che ha affascinato il pubblico negli ultimi 60 anni.
Basta soltanto vederlo ballare in kilt per venire completamente rapiti dal suo magnetismo, come succede alla stessa Ruby, che non si accorge nemmeno della brutta notizia che lui le comunica, tanto la dice dolcemente e morbidamente. E mentre Fifteen la tiene d’occhio, ha un’importante incontro con un giovane poliziotto, che ci permette di osservare per la prima volta un’interazione prolungata del nuovo Dottore con un essere umano comune. Vediamo che è un po’ impaziente, un po’ esibizionista, ma anche affettuoso e gentile solo perché può esserlo. Mentre Twelve aveva bisogno di un contesto e Thirteen lottava con l’imbarazzo sociale, Fifteen è fiducioso, rilassato e non ha paura di divertirsi.
In poche parole, è un Dottore cool. Anzi, forse qualcosa di più. Del resto, non è un caso che sia stato modellato da Davies, lo stesso che rilanciò la serie nel lontano 2005 allontanandosi dallo stile eccentrico, nerd e sgargiante del protagonista di Doctor Who e rendendolo un figo: Nine aveva un look sobrio, con giacca di pelle, i capelli corti e il fascino di Eccleston.
Eppure, Fifteen mostra una spietatezza a cui non eravamo abituati. Il Dottore ha sempre mostrato pietà persino verso i suoi peggiori nemici. Ad esempio, ha lasciato che il Sycorax se ne andasse dalla Terra in pace ed era disposto a sacrificarsi se ciò significava dare ai Sontaran la possibilità di arrendersi. Tuttavia, non succede col Re dei Goblin in The Church on Ruby Road. Non viene avvertito. E sì, il Dottore uccide, ma mai a sangue freddo. Se qualcuno può storcere il naso di fronte a questa scioccante novità, altri invece rimangono meravigliati da quanto c’è ancora da scoprire di un personaggio di cui pensavamo sapere tutto. Ed è semplicemente incredibile.
Parlando proprio dei goblin, essi non sono importanti quanto minaccia in sé – che infatti è inconsistente e sono trattati più come un problema da risolvere che come nemici – ma per due motivi ben precisi.
Il primo riguarda il fatto che queste creature traggono potere dalle coincidenze, dalla fortuna e dalla sfortuna, riportandoci allo speciale Wild Blue Yonder in cui Fourteen invocava la superstizione ai margini dell’universo con la sensazione di aver fatto qualcosa di sbagliato. E beh, forse non aveva tutti i torti. Inoltre, presentandoli come semplici goblin e non come Alieni Guerrafondai dell’Impero dei Goblin o qualcosa del genere suggerisce che Doctor Who si senta a suo agio nell’esplorare il filone fantasy e usarne i vari elementi. Insomma, questa trama ricorda molto Labyrinth (c’è anche l’allegra e macabra canzoncina a cui, per la prima volta, si uniscono il Dottore e il suo companion; che sia un indizio su un possibile futuro episodio musicale?), con atmosfere alla Gremlins ed echi de Lo Hobbit.
Soprattutto e siamo al secondo motivo, i Goblin permettono a Fifteen di legare con Ruby in Doctor Who. Non sarebbe una sceneggiatura di Davies se non venissimo ampiamente presentati alla famiglia della ragazza. Così scopriamo che Ruby, oltre a essere stata adottata, ha un retroscena misterioso quasi quanto Fifteen, essendo stata lasciata da neonata fuori da una chiesa e non riuscendo a trovare niente sui suoi genitori nemmeno attraverso il programma di Davina McCall. Fatti che ha in comune con il Dottore, sia l’essere stata abbandonata che quell’infanzia nebulosa; un qualcosa con cui il Dottore è stato alle prese da quando un incontro col Maestro lo ha costretto a confrontarsi con i suoi anni formativi dimenticati e che si è acuita con la scoperta di essere il Bambino senza Tempo. Anche se per il momento Fifteen pare aver accantonato la ricerca di un passato che gli è stato rubato. Inoltre, i due condividono un sensazione di inadeguatezza nel mondo, una sana passione per l’avventura e il senso dello stile. Sebbene per Fifteen ancora non sia stato del tutto stabilito. Noi votiamo per il kilt, se mai ce lo chiedessero.
Frizzante, fresca e mondana, Ruby non è solo la nuova Rose Tyler, ma molto di più. Ha degli amici, degli hobby, ama la sua famiglia ma il suo passato la perseguita al punto da darle quella spinta che mancava a Rose finché non ha incontrato Nine. Geniale è stato il modo in cui ha elaborato senza parole la verità sul TARDIS e sul Dottore, mostrandoci che Millie Gibson è la scelta perfetta per essere la spalla di Fifteen. E la loro chimica funziona, tanto che è colpo di fulmine tra Dottore e companion, tra noi e loro.
Pur avendo dei dubbi sulla nuova forma del cacciavite sonico, The Church on Ruby Road è esattamente ciò che ci aspettiamo da uno speciale natalizio di Doctor Who: divertente, dolce, esilarante, arguto e leggermente sinistro. Abbandonate le intricate trame di Chibnall, Davies dimostra tutto il suo amore per il personaggio e la sua comprensione di ciò che noi vogliamo da Doctor Who. Ha ridato smalto alla serie riconquistando il vecchio pubblico e attirandone uno nuovo, soprattutto grazie a un Gatwa che riesce magnificamente a racchiudere luce e ombre del Dottore, essendo spensierato e profondo, giovane e vecchio allo stesso tempo, senza soffrire la pesante eredità lasciata da Tennant. Pieno di fascino, così carismatico e con un lato oscuro, quando Fifteen fissa la telecamere per pronunciare con sicurezza “Io sono il Dottore”, ci colpisce come una dose di pura dopamina, perché lo è davvero. Ed è una gioia guardarlo.
L’attesa per la nuova stagione è tanta, il trailer non fa altro che renderci impazienti e le domande senza risposta sono tantissime: chi è la donna incappucciata? Perché Ruby non riesce a trovare niente sui suoi genitori? Quando scopriranno il problema della mavità? Ma soprattutto, chi è Mrs. Flood? La sua battuta è semplicemente una rottura della quarta parete o lei appartiene al passato del Dottore? C’è chi dice sia Susan Foreman, nipote e compagna di First; chi pensa sia River Song, trovando un collegamento tra le parole Flood (ovvero alluvione, inondazione) e River (fiume); chi addirittura la ritiene essere il Maestro o Clara. In ogni caso, le teorie si sprecano e noi non possiamo fare altro che aspettare circa maggio 2024, dove in streaming su Disney+ vivremo questa nuova, bellissima ed eccitante era del nostro alieno preferito.