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Don Matteo 13, la Recensione della quinta puntata: c’è un nuovo sceriffo in città

Raoul Bova
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È successo. Questa volta è successo per davvero: Don Matteo è uscito dal gruppo. Dopo più di 260 episodi (e oltre 300 vittime), Terence Hill ci ha lasciati. Non ci ha detto addio e non ha salutato nemmeno i suoi amici a Spoleto. Ma possiamo stare tranquilli perché non se n’è andato per sempre. Gli sceneggiatori hanno architettato la dinamica per permettere un suo ritorno, anche solo di passaggio, in qualsiasi momento. L’uscita di scena del parroco più famoso d’Italia, avvenuta negli ultimi secondi della quarta puntata di giovedì 21 aprile, ha accalappiato 6.093.000 di spettatori, 28.8% di share. L’ultimo episodio con Terence Hill, andato in onda su Rai 1 e in streaming su RaiPlay, ha sconvolto gli spettatori, Cecchini, Natalina e anche Limoni. Ma non meno di quanto abbia fatto l’arrivo del sostituto: Don Massimo. Un uomo misterioso e tormentato. Raoul Bova però ci tiene a farci sapere che viene in pace. La sua intenzione non è mai stata quella di sconvolgere nessuno: “Don Massimo e anche io abbiamo il massimo rispetto, entrando in punta di piedi, bussando alla porta e chiedendo permesso.” Eppure qualche spettatore ha già dimostrato il proprio disappunto abbandonando il consueto appuntamento. Il primo giorno di Don Massimo, dunque, è un inferno, un attacco continuo. La pecorella smarrita, quella citata dal versetto iniziale (Matteo 18,12-24), c’è davvero, ma è di cristallo ed è di Cecchini, che sta perdendo la testa. Limoni dà dell‘”infame” a Don Matteo e viene pure cacciato dalla canonica. Tutti danno la colpa al nuovo parroco, che ha una clessidra, proprio come quella che Bondini ha dato a Limoni. Infine qualcuno vuole uccidere Don Massimo, ma ferisce Natalina. Insomma l’episodio cinque, intitolato L’amico ritrovato, è uno scompiglio vero e proprio. Ma una cosa è rimasta la stessa: il caso viene risolto da un prete. Non importa quale veicolo guidi o quanti anni abbia.

L’amico ritrovato (13×05)

Don matteo 13

Il quinto – epocale – episodio di Don Matteo 13, come una pistolata, inizia con della buona azione. Tanto che pare di essere finiti in Gomorra. La macchina, quella in cui nel finale della terza puntata era salito Terence Hill, ora sfreccia sull’autostrada. Poi un motociclista, impavido, dopo averla pedinata a lungo, riesce a fermarla. È Don Massimo (Raoul Bova):

Fermi, sono io. Voglio solo parlare con lui.

All’indomani della sparizione del parroco, Spoleto è in subbuglio. Natalina cerca anche sotto al letto. Il parroco è partito, proprio cinque minuti prima di dire messa. Nemmeno un momento per ambientarci che subito un nuovo Don Matteo arriva a dire messa. A bordo della sua moto, il nuovo don fa capire subito chi comanda: suona le campane di Santa Eufemia. Cecchini corre in chiesa, ma a dire messa c’è un parroco pro tempore. La tensione è tanta. I dubbi pure. Ma il meta umorismo di Cecchini è impareggiabile, anche quando è preoccupato. Il maresciallo, sicuro che qualcuno abbia fatto del male al parroco, magari proprio qualcuno che ha fatto arrestare, finalmente dà voce a quello che milioni di persone si sono chieste per vent’anni:

Perché diciamo la verità, negli ultimi anni li ha arrestati tutti lui! Diciamolo.

Il maresciallo Cecchini, 13×05

Don Massimo entra subito nel ruolo di prete, ma è titubante ad assumere anche l’incarico di detective.

Don Matteo Nino Frassica

Una madre, sconvolta, entra in chiesa per chiedere aiuto a Don Matteo. Non trovandolo si accontenta di Raoul Bova e gli confessa le sue preoccupazioni. La donna, a quanto pare, è venuta per sapere come fare a dissuadere suo figlio che vuole uccidere suo padre. Insomma, una giornata qualsiasi a Spoleto. Don Massimo però mette subito le cose in chiaro e esclama qualcosa di sconvolgente: “Signora, non le serve un prete, ma i carabinieri. Finalmente qualcuno fa le cose a modo. Eppure non è quello a cui siamo stati abituati. Iniziamo male, Raoul, molto male. Forse non ha capito che è lui lo sceriffo della città e se non ci pensa lui a risolvere i crimini, non ci penserà nessun altro. Il capitano, invece, si rallegra perché per la prima volta qualcuno segue la catena di comando. Ma non fa in tempo a rallegrarsene che Don Massimo sente il richiamo del vizio del suo predecessore. E inizia a fare domande, a fiutare indizi e a interpretare le prove. Niente, i parroci di Santa Eufemia non ci riescono proprio a starsene fuori dagli affari della Legge.

Don Massimo sembra sapere tanto di tutti. Cosa nasconde? Ha perfino le foto di Pippo (Francesco Scali) in valigia! Dice le parolacce, va in moto, è tormentato e ha una conoscenza del mondo troppo “smart” per essere un ecclesiastico. Conosce il funzionamento della copertura radio della rete cellulare, sa tutto di pistole e mena come il maestro Miyagi. Sa bene che chi spara per la prima volta con una semi automatica si ferisce il pollice. Il piccolo Carlo non può aver ucciso suo padre, ne è certo. Sarà grazie a un’altra intuizione di Don Massimo che Cecchini e Olivieri scopriranno il vero assassino e che il padre di Carlo, in verità, trafficava esseri umani. Ci sarebbero arrivati da soli? Non lo scopriremo mai.

Ma quindi Don Matteo lo hanno rapito o no?

terence hill addio Don Matteo

Prima Don Massimo sfreccia in autostrada e parla con i “rapitori”. Poi, al telefono, parla di rapimento e di riscatto. Infine, al TG, raccontano del rapimento di un missionario in Sudan. Insomma qualcosa è successo, ma non è il rapimento di Don Matteo. A ulteriore conferma, il nuovo parroco s’intrattiene in una chiamata con il suo predecessore. Perché il parroco in bicicletta preferisce lasciare Spoleto in preda al panico piuttosto che dire la verità? Cosa mai starà facendo?! Poi Don Massimo ci toglie un peso sullo stomaco: Don Matto sta bene! Ma non può rivelarci né dove si trova né perché. In mezzo al mistero c’è il Ministero degli Esteri stesso. A fine puntata scopriremo che qualcuno è stato rapito in Sudan, cioè dove Bondini faceva il missionario. Don Matteo, quindi, sta partecipando alle operazioni di recupero ed è stato scelto per trattare con i rapitori in una terra che conosce bene. Non poteva rifiutarsi perché l’incarico viene dall’alto. Un po’ meno alto di quanto pensiamo: dal Ministero della Giustizia. Ecco spiegato il mistero, dopo una settimana e un’ora e trentacinque minuti di ansia.

Tensione e triangoli

don Matteo 13

Ma l’arrivo del nuovo sceriffo e il mistero della sparizione dell’anziano parroco non sono gli unici elementi di tensione. Anna sta compiendo qualche manovra per sedurre Marco, il quale non capisce i suoi segnali. L’amicizia con la figlia di Anceschi però scatenerà un susseguirsi di equivoci che distrarranno il capitano. Valentina, intanto, si avvicina a Marco e gli racconta perfino cosa è successo alla sua migliore amica, Flaminia, e perché è così tanto intenzionata ad aprire una pokéria. Tanto da rapire la pecorella di cristallo di Cecchini. Valentina l’ha rubata per la caparra del locale e di certo ignorava che fosse un regalo di Don Matteo. Poteva esserci un momento peggiore per togliere la pecorella dall’ovile? No.

Cecchini, come al solito, si è costruito un film. È convinto che “il finto Don Matteo” sia un impostore. È preoccupato, ansioso e pure irritato. Senza il parroco gli toccherà pure risolvere i casi. Don Massimo, dal canto suo, se la passa male. Dà un consiglio (giusto) alla donna piombata in canonica preoccupata per le intenzioni del figlio, Carlo, ma si ritrova in qualche modo a essere il responsabile dell’accaduto. Sveglia in malo modo Limoni e dichiara di non voler fare il prete-investigatore. Ma in lui è già germogliato il seme dell’investigatore “ciclomunito”. Non avrà la bici, ma sfreccia comunque sulle due ruote a bordo di una moto. Infine, dopo aver iniziato a indagare sull’omicidio del camionista, fa arrabbiare qualcuno che entra in canonica e aggranchisce Natalina. Proprio una bella accoglienza per Don Massimo che ha già iniziato a ficcanasare dove non dovrebbe. Ha proprio ragione Anna:

Cosa vi fanno in seminario? Corsi di criminologia?

Capitano Anna Olivieri

Alla fine la verità verrà a fuori. Don Massimo era un carabiniere. E non uno qualsiasi. Uno che cercava i latitanti. Il suo nome non è nemmeno Massimo Sartori. Il mistero della quinta puntata di Don Matteo 13, dunque, è il parroco stesso. L’uomo ha lasciato l’arma e si è fatto prete perché durante una missione ha combinato qualcosa che lo tormenta. Questo lo rende la persona più qualificata a Spoleto per condurre gli interrogatori e risolvere crimini. E in questo caso anche a favorirli. Alla fine Natalina si rimetterà e su uno sfondo bucolico, la quinta puntata si chiude tra vecchi ricordi, pecorelle (di cristallo) tornate all’ovile e Anna che ammette di amare ancora il PM; proprio mentre questo bacia Valentina.

Il finale, finalmente, ci regala l’addio commuovente che tutti meritavamo. È andato a fare del bene là dove c’era più bisogno di lui: ancora una volta, grazie Don Matteo.

Insomma, quello nuovo non sarà il vecchio Bondini, ma di sicuro si rivela una risorsa ben più preziosa: questo fa addirittura gli interrogatori! La versione 2.0 della fiction più longeva della Rai è dunque arrivata. Quanto ci vorrà per abituarci e metabolizzare un cambio così repentino, tra l’altro eseguito nell’arco di una sola puntata? Vedremo. Ci ritroviamo in prima serata su Rai 1 e in streaming su RaiPlay alle 21.25 giovedì 5 maggio per la sesta delle dieci puntate di Don Matteo 13, ma sarebbe meglio dire Don Massimo 1.

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