“Sono solo un uomo con un’idea più grande di lui”. A dirlo è Gustave Eiffel, ingegnere, architetto e imprenditore francese, che ha lasciato incisa per sempre la sua firma sullo skyline di una delle città più belle e poetiche del mondo. Dove poteva portarci Sky Cinema per San Valentino (a proposito, ecco i 10 episodi di San Valentino più romantici nella storia delle serie tv) se non nella città degli innamorati, dove accorrono ogni anno frotte di coppiette e milioni di turisti da tutto il mondo per ammirare una delle opere di ingegneria più mastodontiche del diciannovesimo secolo? Eiffel, il film Sky Original (in questi giorni è andata in onda anche la nuova serie Sky, Christian) trasmesso in prima visione il 14 febbraio su Sky Cinema – e disponibile On demand e su NOW -, porta sullo schermo un progetto che attendeva da anni di essere trasformato in un’opera cinematografica. Si tratta della storia del celebre ingegnere che ha legato per sempre il suo nome alla realizzazione della Torre più famosa di Francia. Due anni ci sono voluti per realizzarla, tra iniziali entusiasmi e subito dopo critiche feroci, proteste, opposizioni, campagne denigratorie e ostacoli di ogni sorta.
Ma l’opera di gestazione della Torre Eiffel si intreccia in questa pellicola con il racconto di una storia d’amore impossibile. Una storia travolgente, appassionata, tragica e delicata: quella tra l’ingegnere e la giovane Adrianne Bourgès.
Non ci sono dati storici o biografici che attestino la fondatezza degli eventi narrati nel film, ma quella che il regista Martin Bourbolon ha scelto di portare sullo schermo è una teoria che da decenni si affaccia nell’immaginazione di scrittori, sceneggiatori e registi. Già Luc Besson aveva pensato di tirarci fuori un film nel 2000 con Gérard Depardieu nei panni del protagonista. Ora Bourbolon l’ha trasformata in realtà, dando vita a un prodotto cinematografico che mischia genere storico e drammatico con quello romantico e ci accompagna alla scoperta di un genio fine e caparbio che ha ridisegnato l’immagine da cartolina di Parigi.
La storia prende il via proprio dai progetti di Gustave Eiffel, uomo visionario e determinato che aveva lavorato anche alla realizzazione di un altro storico monumento destinato a imperitura fama: quella Statua della Libertà che i francesi regalarono agli americani nel 1886 e che è divenuta poi il simbolo della città di New York. In occasione dell’esposizione universale del 1889, ospitata dalla capitale francese, a Parigi vennero indetti una serie di bandi per la realizzazione di progetti originali. Eiffel, prima orientato a presentarne uno sulla rete metropolitana, decise poi di virare su un’idea meno funzionale e più folle: una torre in acciaio alta 312 metri da erigere al centro della città, a due passi dalla Senna. L’ingegnere insistette molto perché l’opera sorgesse nel cuore di Parigi, perché potessero goderne i cittadini di tutte le estrazioni sociali. Era il simbolo di una sicurezza ritrovata e di un Paese che rialzava finalmente lo sguardo al cielo. Ed era anche un monumento al genio umano, così audace e spregiudicato da realizzare un’opera che avrebbe sovrastato persino un simbolo sacro come la cattedrale di Notre-Dame.
Ma dietro il simbolismo della Torre Eiffel si nasconde anche una storia meno conosciuta, appena accennata dalle sue forme sinuose e slanciate verso l’alto.
Gli sceneggiatori del film ci avevano promesso che non avremmo più guardato la Torre con gli stessi occhi. Ed in parte è vero perché – che sia pura finzione o realtà – la suggestione della storia d’amore come ispirazione dell’opera si è ormai già insinuata nelle nostre teste, stuzzicandone l’immaginazione e la curiosità. L’amore tra Gustave Eiffel e la giovane Adrianne è un amore contrastato dalle disparità sociali e dai pregiudizi di una società ancora profondamente ottocentesca. La grande passione della gioventù ha dovuto lasciare il posto a un’amara disillusione, vinta solo dallo straordinario impegno profuso nella realizzazione dei suoi progetti. Ma l’amore vive di un tempo tutto suo, non sta al passo con gli anni che passano, e può rispuntare fuori anche dopo anni di astinenza forzata.
Parigi è troppo piccola per quelli che si amano di un così grande amore, disse una volta il poeta Jacques Prévert. Ed è forse per questo che Gustave Eiffel decise di lasciarne una traccia su qualcosa che sovrastasse la città, che la guardasse dall’alto e che fosse ben visibile a tutti, al di là delle appartenenze sociali. Un’opera senza precedenti, una sfida alle leggi della fisica, ai pregiudizi e all’ambizione umana, un monumento che avrebbe attirato persone da tutto il mondo e dove gli innamorati avrebbero scelto negli anni a venire di giurarsi amore eterno: una gigantesca torre a forma di “A”, l’iniziale del nome Adrianne.
I due protagonisti si muovono a proprio agio in questa storia che racconta di costruzioni ma anche di demolizioni, di distruzione e sofferenza. A dare il volto a Gustave Eiffel è l’attore francese Romain Duris, che si destreggia bene nei panni di un uomo ottocentesco alle prese con sentimenti e stati d’animo senza tempo. Adrianne è invece la giovanissima Emma Mackey, ad una delle sue prime prove in una produzione cinematografica. L’attrice, che il pubblico di Netflix ricorderà per aver interpretato Maeve Wiley in Sex Education, è più giovane di ventidue anni rispetto a Duris e la differenza d’età tra i due ha conferito ancora più credibilità alla coppia, che è risultata nel complesso molto convincente.
Eiffel è una suggestione, una fantasia romantica che prende corpo sullo sfondo di un cantiere in piena attività.
Il giusto mix di realtà e finzione riesce ad avvicinare sia gli appassionati di biografie e film storici sia i fan del genere romantico. Sebbene la storia d’amore al centro del dramma sia infatti una ricostruzione romanzata degli eventi, molte nozioni tecniche e le vicissitudini legate al progetto della Torre sono invece assolutamente reali. Le campagne denigratorie, gli scioperi, la mobilitazione di tanti artisti contro l’opera di Eiffel, i commenti velenosi della stampa, le difficoltà materiali e burocratiche del cantiere, sono riportate abbastanza fedelmente e danno l’idea del quadro storico in cui ci muoviamo e dei tormenti del protagonista, un uomo ostinato e idealista che è riuscito a legare il suo nome ad uno dei simboli più famosi del mondo. Un simbolo che se ieri ci sembrava solo una torre d’acciaio, grigia e scarna, oggi con questo film acquisisce un tocco di colore in più e porta con sé l’impronta di una storia d’amore rimasta per sempre incagliata nel cielo di Parigi.