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Élite è una Serie Tv coraggiosa. E rivela una verità scomoda

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Attenzione: spoiler riguardo la prima stagione di Élite!

Ti lascia un retrogusto amaro, Élite. La nuovissima Serie Tv spagnola prodotta da Ramón Salazar e Dani de la Orde ha avuto così tanta pubblicità da alzare le aspettative a livelli estremi, aspettative che non vengono soddisfatte pienamente.

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Tre giovani ragazzi vengono ammessi alla scuola privata più celebre della Spagna, Las Encinas. Il terremoto che ha causato il crollo del loro precedente edificio scolastico ha infatti mobilitato i responsabili dell’amministrazione pubblica a concedere tre borse di studio in modo da ripulire il proprio nome ormai infangato da critiche e indignazione.

Samuel (Itzan Escamilla), Nadia (Mina El Hammani) e Christian (Miguel Herrán) si ritrovano così in una realtà completamente sconosciuta. Lusso e divertimenti estremi si combinano con l’eleganza e il portamento degli alunni modello. Il confronto è duro, ma pian piano le vicende degli adolescenti si mescolano tra loro. L’ambizione di far parte di un gruppo diviene un’utopia a causa dei numerosi pregiudizi che investono i nuovi arrivati.

Eppure, tutti i personaggi coinvolti nella storia non riusciranno a fare a meno di diventare un insieme compatto.

E se pensate che i protagonisti di questa storia siano esclusivamente i tre disadattati, vi sbagliate di grosso: non sono i nuovi arrivati a mescolare le carte in tavola, a creare il caos nella scuola. Marina Osuna (María Pedraza), una delle ragazze più belle della scuola, proveniente da una famiglia facoltosa (nonché responsabile del crollo dell’edificio scolastico dei tre ragazzi), sarà colei che scombussolerà le vite di tutti.

Sin dall’inizio del primo episodio ci immergiamo in una realtà scomoda.

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La fatica provata nel tentativo di un inserimento sociale soffoca chi guarda perché il gap tra ricchi e poveri emerge spesso. Costringe lo spettatore a interrogarsi su come si possa definire realmente una persona in base alla disponibilità economica. Eppure, la giustificazione di tale atteggiamento da parte dell’élite della scuola trova modo di venire alla luce episodio dopo episodio. E Marina è il fulcro centrale dell’intera vicenda.

Élite non riesce ad arrivare allo scopo che si era prefissata, ovvero quello di sorprendere lo spettatore.

Ciò avviene perché la serie sembra un qualcosa di già visto, ripreso e mescolato con dei drammi adolescenziali e con un omicidio. L’utilizzo del premio scolastico come arma del delitto ricorda molto How To Get Away With Murder, e la scoperta della morte di Marina già nel pilot della serie riporta alla mente 13 Reasons Why. Non è da meno l’utilizzo dei social degli stessi personaggi, esistenti su Instagram, probabilmente ripreso dall’ormai popolare show norvegese Skam.

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Con queste premesse non si vuole affatto sminuire la Serie Tv che sta riscuotendo un successo mondiale. Tutt’altro: Élite ha del potenziale. A cominciare dalla sceneggiatura che comprende battute umoristiche, sino alle parti più drammatiche. Il talento di ogni attore è inoltre palese, nonostante la giovane età di ognuno di loro.

Tra i personaggi principali ricordiamo Guzmán (Miguel Bernardeau), Ander (Arón Piper), Polo (Álvaro Rico), Omar (Omar Ayuso), Nano (Jaime Lorente), Carla (Ester Expósito) e Lucrecia (Danna Paola). Ognuno di loro ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della vicenda.

Ciò che rende Élite una serie a cui concedere una chance è sicuramente l’attenzione rivolta all’evoluzione dei personaggi.

Ad esempio, nella 1×01 troviamo Guzmán come il classico bulletto odioso, ma sarà lui a mostrare una trasformazione esemplare. Un fratello premuroso, attento, eppure costantemente giudicato dagli altri e dalla propria famiglia. Sente sulle proprie spalle il peso delle responsabilità che tutti cercano di addossargli e che, forse, lui stesso cerca di controllare. Eppure non vi riesce. È una personalità forte ma stanca di combattere.

Nel finale di stagione ne abbiamo la dimostrazione: la perdita della sorella Marina non fa che distruggerlo ancora di più, facendolo affogare nei sensi di colpa. Ma Guzmán non è l’unico a cambiare: Samuel, che si presenta come il personaggio chiave dello show, verso la fine appare come un’altra persona. Non c’è più il ragazzo paziente e sensibile, perché insieme a Marina è morta anche quella parte di lui. L’affronto fatto a Lucrecia nella 1×08 con quel “Ci rivediamo a scuola” mostra un “Samu” cambiato, più determinato e non più disposto a soffrire a causa delle decisioni altrui.

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Sono i personaggi a rendere questa Serie Tv piacevole: l’amore cresce e con delicatezza ne vengono mostrati i progressi con il susseguirsi degli episodi. Il rapporto complesso tra Nadia e Guzmán, o la relazione “scandalosa” tra Christian, Carla e Polo, sono solo alcuni dei rapporti che più hanno incuriosito chi ha guardato questo show.

La storia d’amore tra Omar e Ander viene narrata a bassa voce: l’evolversi della vicenda, sempre più complessa, costringe i ragazzi a mentire alle proprie famiglie, ai propri amici, in nome di un sentimento che meriterebbe di essere gridato ad alta voce.

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Si mette un punto a ciò che si potrebbe definire come un tabù, sia che riguardi il poliamore, sia gli orientamenti sessuali. Perché Élite è una serie coraggiosa e non poco.

I temi trattati sono molteplici. Dall’HIV, l’omosessualità, il razzismo, sino alla religione.

Possiamo trovare parecchi difetti, come una leggera superficialità nel trattare la malattia di Marina, o nel mostrare al mondo un credo religioso più rigido di quanto possa esserlo nella realtà. Sicuramente queste tematiche non vengono approfondite con la dovuta delicatezza, eppure Élite ha già gettato il suo amo nel mare delle occasioni. Dalla sua première su Netflix avvenuta il 5 ottobre, è oggi una delle Serie Tv più seguite a livello mondiale.

L’integrazione dei nuovi ragazzi avviene lentamente e forse rimane incompleta. Si assiste a una decadenza dei valori morali, e non mi riferisco all’utilizzo sproporzionato di alcol o l’uso di droghe. Il concetto del “Proteggersi a vicenda” sfocia nell’ipocrisia di ciò che si è visto in ben 8 episodi: il comportamento di Christian funge da esempio.

Il ragazzo che ammira Nano, al punto da considerarlo quasi come un fratello, si tira indietro al momento di testimoniare a suo favore.

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Non lo salva perché è ormai entrato nel giro, è “Uno di loro“. È parte dell’élite.

Proteggere Polo e Carla diventa la sua priorità, perché le porte per accedere al suo futuro sono chiuse e solo loro ne posseggono le chiavi.

Il percorso per trovare il colpevole del delitto non è complesso: si intuisce come al termine di ogni episodio (come ogni soap che si rispetti) vengano dati dei falsi indizi che porteranno lo spettatore sulla rotta sbagliata, inducendolo all’errore. Eppure il finale di stagione ha un po’ sorpreso tutti.

Probabilmente si pensava che il killer potesse essere quel Pablo di cui spesso si è parlato nel corso della stagione. L‘ex fidanzato di Marina, portatore del virus HIV, come un fantasma si insinua nella storia, confondendo lo spettatore. E si arriva a sperare che il  fautore dell’omicidio di Marina sia proprio lui, pur di difendere quei personaggi che abbiamo conosciuto nel corso degli episodi.

Ma veniamo delusi dall’ennesimo inganno conclusivo.

Le bugie dette sembrano verità e la giustizia perde il suo valore: in Élite nulla è come sembra.

Non c’è imparzialità, non esiste correttezza nel visionario mondo della Serie Tv spagnola. Nessuno paga per i propri crimini se a pagare è qualcun altro.

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Élite racconta di un gruppo di adolescenti che preferiscono perdersi nei vizi, qualunque essi siano, pur di non seguire ciò che le proprie famiglie hanno deciso per loro. Droghe, alcol, sesso, sono solo delle scappatoie per ribellarsi a una vita che non hanno mai organizzato, eppure è già lì, servita su un piatto d’argento dai propri parenti.

È la manifestazione dell’abuso di potere, l’orchestrazione di un presente stabilito da chi riesce a fare ciò che vuole, incurante delle conseguenze delle proprie azioni.

Rispecchia la falsità del potere economico e quanto possa essere semplice simulare un pentimento mai avvenuto. La conclusione dello show rimane aperta e tra mille dubbi e pochissime risposte si percepisce la necessità di una continuazione. Sebbene Netflix non abbia ancora ammesso o ufficializzato nulla, non ci resta che sperare che questa serie non resti una semplice opportunità sprecata.

Nel frattempo, il consiglio più sincero che possiamo darvi è quello di darle una chance. Guardatela con poche aspettative, con la calma di chi vuole godersi un bello show con dei personaggi ben costruiti nella loro semplicità. Élite ha vinto la sfida di raccontare un’adolescenza diversa dalle altre, apparentemente più semplice per via delle possibilità economiche dei protagonisti, eppure costantemente complessa, com’è giusto che sia.

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Abbiamo sedici anni. Se non ci perdiamo ora, quando? Abbiamo tutta la vita per ritrovarci.

E noi speriamo davvero che gli adolescenti di Las Encinas possano ritrovare loro stessi: nei loro errori, nei loro successi, nella loro spensierata incoscienza.

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