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Élite – Storie brevi: Guzmán Caye Rebe, la Recensione di un esperimento (finora) fallito

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Ormai l’abbiamo capito: quando si cerca di snaturare una serie tv per renderla appetibile a uno spettatore ritenuto più superficiale di quello che è realmente, il risultato è solo uno: tanta, tanta rabbia da parte dei fan. Stiamo ovviamente parlando delle storie brevi di Élite, la serie tv spagnola che ha tenuti incollati allo schermo gli spettatori di tutto il mondo. Sarà trash, sarà inverosimile, ma l’abbiamo sempre accettata per quello che era.

È proprio questo che ci fa imbestialire, ossia il tentativo di snaturare una serie tentando forzatamente – e senza riuscirci – di renderla comica. Prodotti probabilmente per creare hype attorno all’imminente uscita dell’ultima stagione, non sono riusciti nel compito in maniera eccellente. Sicuramente non al livello di serie trattanti le medesime tematiche, prima di tutte la queen Euphoria.

Élite ci propone 4 episodi speciali, divisi in 3 puntate da circa 10 interminabili e noiosissimi minuti.

In questi brevi paragrafi introduttivi avrete intuito che la critica lungi dall’essere positiva, ma cerchiamo di dare una motivazione.

La trama

Élite

Rebe organizza una festa a casa sua, alla quale invita i suoi i migliori amici, l’odiata Cayetana e Guzmàn con il quale ha avuto a che fare tanto quanto Samuel con Ander (tanto per fare un esempio), ma tralasciamo questo piccolo grande particolare. Fin da subito capiamo che alla festa non verrà nessuno, anche se i due invitati impiegano circa 4 ore a capirlo. Gli inseparabili decidono quindi di concedersi dei dolcetti preparati da Ander e i quali contengono (udite udite) funghetti allucinogeni. Da questo momento in poi sarà il delirio.

Con un incipit del genere le possibilità erano due: seguire la scia di film e serie tv meglio riuscite, Climax e la già citata Euphoria tra i tanti, oppure buttarsi su una commedia in salsa La Casa de Papel. La scelta è stata chiaramente la seconda opzione, con in più una piccola semplicissima gravante: non abbiamo mai riso.

Cayetana, se prima ti odiavamo ora ti odiamo anche di più

Élite

Tra i personaggi più odiati in assoluto di Élite c’è Cayetana. Converrete anche voi che, dopo aver visto questa puntata – oltre a contendersi il podio con Rebe – se possibile è ancora più insopportabile.

Dice di detestare e di essere contro le droghe, e poi per difendere “sua sorella” quasi accoltella Guzmàn, con il quale ha scambiato 4 parole di cui 3 sull’argomento droga. Ma la parte più “divertente” ci aspetta sul finale, quando dopo avere sniffato ogni tipo di smalto impazzisce, facendo addirittura scappare due narcotrafficanti muniti di pistola. Effettivamente come si può non temere per la propria vita, armati di fronte a una ragazzina minuta e dotata di cutter? Il confine del ridicolo è ampiamente oltrepassato.

Le scene e le battute che la ragazza ci riserva assieme ai suoi amici sono quasi del tutto inutili. Non c’è evoluzione, non c’è un senso all’esistenza di questi 3 mini (per fortuna) episodi.

Rebe, ma chi sei tu?

Rebe era riuscita a impietosirci con la sua cotta non ricambiata verso Samuel. Certo, non era uno dei nostri personaggi preferiti, ma dopo questo speciale facciamo davvero fatica a tollerarla. Nonostante non sia stata completamente stravolta come l’amica, anche il personaggio di Rebe diventa una comica improvvisata. Fa battute, dà consigli e nomina qualche volta Samuel, giusto per ricordarci che quello che stiamo vedendo è Élite e non Acapulco Shore.

Guzman l’imbranato

Ed ecco l’ultimo personaggio. La bionda svampita, la tossica e l’imbranato. Sembra l’inizio di una barzelletta e invece è la ricostruzione totalmente fuori controllo che gli autori hanno voluto dare a questi personaggi. Guzmàn si trasforma nell’imbranato, quello che fa solo danni e che subisce in maniera quasi passiva gli effetti dei funghi (quello che nei film horror morirebbe subito dopo la bionda svampita).

Anche Guzmàn ci regala momenti altissimi: la sua coltellata ci illude di un cambio di rotta improvviso da comedy a thriller. Ma è solo un piccolo istante, prima di renderci conto che in realtà è un’altra scena che dovrebbe farci ridere e che invece (che novità!) ci lascia completamente interdetti.

Élite – Il finale

Il finale, che vede Cayetana fuori di testa e i due amici finti morti sul pavimento, è forse il momento più deludente di tutti. Come se niente fosse, i tre si mettono a ballare in quello che sarebbe il perfetto sfondo di un film horror: una casa vetrata isolata, la musica, 3 persone completamente fatte. Il problema è che anche in questo frangente non riusciamo a non domandarci “ma cosa sto guardando?”, “ma cos’è questa roba?”.

Alla fine – un po’ ci abbiamo sperato – se si fosse concluso come un sogno o un trip che i tre “amici” si sono fatti durante la fase acuta della loro fattezza, lo avremmo accettato, o almeno ci avremmo provato. Invece, constatando che tutto ciò è successo veramente, non possiamo non continuare a domandarci come faremo ad accettare e continuare a guardare questi personaggi con gli stessi occhi nella nuova stagione.

Élite, strategia o semplice flop?

Forse l’obiettivo era solo quello di creare hype intorno alla nuova stagione, buttando fuori episodi non meritevoli e anche piuttosto scarsi nella speranza che lo spettatore li prendesse alla leggera. Il problema è che le nostre aspettative erano già altissime per questi episodi brevi, illusi da una serie che con tutti i suoi difetti ci aveva portato a un binge watching incontrollabile.

E allora la domanda sorge spontanea: c’era davvero bisogno di rendere una serie già amatissima ancora più attesa, rischiando di floppare com’è stato?

Oltretutto, stravolgendo i nostri personaggi preferiti, additando Ander che per come l’abbiamo conosciuto non avrebbe mai fatto un dolce del genere. Quel che spaventa ora è la prossima uscita: Nadia e Guzman, che saranno i protagonisti delle storie brevi in uscita il 14 di giugno. Forse in questo caso possiamo arrivare preparati, sforzandoci di tenere le aspettative a bada, perché se c’è una cosa che abbiamo imparato da serie ben più complicate (Dark per citarne una), è che arriva un momento in cui è bene non superare un certo limite.

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