Caro lettore,
Non so come tu abbia i capelli, non so che cosa tu faccia nella vita. Non so se ti senti realizzato o se, come me, ingoi chili di insoddisfazione che hanno cominciato a nausearti tanto da renderti impossibile la convivenza con te stesso. Non so quale sia il tuo colore preferito o se sei da un tipo da mare o da montagna, non so niente di come tu sia. Ma so che se stai leggendo queste righe cerchi di capire cosa sia Empire of Light o al, contrario, cerchi di capire se quello che ho visto lo hai visto anche tu. Non so dire in quale caso un film vada necessariamente considerato come un capolavoro. Mi sono sempre interessata soltanto ai film in cui scrutavo un’anima, una conferma del fatto che non fossi l’unica a dover ricominciare da capo e che ha dovuto ricominciare da capo svariate volte. Di solito i film che rientrano nel mio olimpo hanno tutti a che fare con una scrittura complessa dei personaggi, una di quelle che ti fanno sentire meno sola. Qualcuno ha pensato di scrivere un personaggio che ti somiglia, quasi legittimandoti a pensare che non sei così sbagliata se qualcuno si ispira a delle caratteristiche che ti appartengono e che hai sempre considerato come difettose, da buttare. Insomma, io vivo nella costante ricerca di me stessa nelle altre cose, in quelle che poi dovrebbero prendersi la responsabilità di giustificarmi. Mi vedo lì, nei film. Seduta sulla poltrona del cinema, mi cerco anche lì dove probabilmente non sono. Empire of Light è stato questo. Empire of Light è stato il film giusto al momento giusto. E’ arrivato di sorpresa, non lo stavo aspettando, non avevo aspettative. L’ho guardato in una serata qualunque, ma quella giusta.
Empire of Light è un film che ti sceglie, per me e per te. E’ un film per chi ha sempre creduto nel potere del cinema e adesso si sente come Hilary, nella stessa poltrona accanto, divisa tra quello che l’aspetta fuori dalla sala e la sicurezza che soltanto quel posto sa darle
Quando conosciamo Hilary durante le prime scene lo capiamo subito: insoddisfatta, continua a vivere le sue giornate quasi per inerzia. Nessuno stimolo particolare, nessuna speranza che possa capitare qualcosa di meraviglioso. Lavorare al cinema senza mai entrare in sala è tutto quello che sa fare. Non entra. Entrare significherebbe smettere di fare il suo dovere, l’unica cosa che la tiene lontana da tutto quello che nella sua vita ha smesso di funzionare. E quante sono le cose che nella sua vita hanno smesso di funzionare. Distrutta da un passato in cui ha dovuto sempre soccombere, rifare tutto da capo e abbracciarsi da sola il più delle volte, Hilary conosce per la prima volta qualcuno che non sembra guardarla come lei ha sempre guardato se stessa. Per la prima volta, viene vista davvero. La sua solitudine interiore, così matura, adesso ha un rivale. Uno sguardo che la guarda e non la lascia. Uno sguardo che le ha ridato vita, quella vita che lei aveva cominciato a credere non esistesse.
Lui è Stephen, un ragazzo che ogni giorno lotta contro un mondo che vorrebbe cambiargli il colore della pelle. Empire of Light racconta, d’altronde, una storia che ci riporta lontano fino agli anni ’80. Una storia che ci fa fare un salto nel passato e ci fa affrontare diverse tematiche da diversi punti di vista. Empire of Light racconta il razzismo, racconta cosa significhi sentirsi disorientati e non come gli altri ci chiedono di essere. Racconta il rimorso, la sensazione di non poter fare assolutamente nulla e, semplicemente, vivere immobili sperando che prima o poi tutto il male faccia meno male. Che, insomma, quel pulsi meno.
Hilary e Stephan non sono il fine della storia: sono il mezzo. Non vi aspettate la storia d’amore di due persone che si ricontreranno durante la parte finale del film con l’obiettivo di stare insieme. I due protagonisti sono necessari all’altro per restituirgli nuovamente l’idea che qualcosa di meraviglioso possa ancora accadere, per dargli speranza, quella speranza di cui si sono privati per cercare di non ferirsi troppo quando, per l’ennesima volta, si ritroveranno con la faccia a terra sul pavimento.
Empire of Light è per tutti quelli che il cinema se lo sentono nelle ossa, per chiunque veda in quello schemo fatto di immagini la cura per tutto quello che dentro lo distrugge. Empire of Light è una via di fuga verso tutto quello che ci taglia e per tutto quello che il cinema rimargina. E’ per chi crede nel potere assoluto di una sala cinematografica e che, per confessarsi, si reca lì. Ognuno ha la propria fede, il proprio credo: io, caro lettore, credo nel cinema e in tutto quello che mi restituisce mentre ogni giorno mi tolgo qualcosa.
Non si può guardare questa pellicola senza sentirsi trasportati nella stessa sala in cui Hilary, alla fine, guarda per la prima volta un film. Se il cinema è ciò in cui credi di più, quella sequenza sarà per te uno specchio, il riflesso di ciò che senti e di ciò che sei quando cominci a guardare un film. Qualsiasi sia. Che siano i miei pieni di anima, quelli d’azione, perfino gli horror. Il cinema è qualsiasi cosa vogliamo, un vasto universo che ci offre la possibilità di scegliere in che mondo fuggire per, almeno, un’ora e mezza al giorno. E a volte questo è abbastanza. Almeno per noi.
Caro lettore, non è vero che Empire of Light è per tutti. Empire of Light è per chi ne ha bisogno. Se non sei ferito non ti serve un cerotto, e se non lo sei probabilmente Empire of Light potrà sembrarti un film godibile, ma nulla di indimenticabile. Se invece ne hai bisogno, se ne necessiti come solo tu sai, allora Empire of Light sarà il film giusto al momento giusto, la tua medicina che ti conferma ancora una volta che, anche se ti fai del male e a volte sei il peggior nemico di te stesso, non dovrai mai avere paura: il cinema curerà quello che hai distrutto, quello che dentro ti logora e ti compromette rendendoti difficile volerti bene. Ma sono proprio i personaggi come Hilary e Stephan a ricordarti che puoi permetterti di volertene. A ricordarti che niente è perduto. Neanche tu.