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Eredità sepolta – Recensione della nuova miniserie coreana su Netflix

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ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste imbattervi in spoiler su Eredità sepolta.

Le serie sudcoreane cominciano a essere sinonimo di affidabilità, di lavoro ben fatto. Eredità sepolta, un altro capitolo che si aggiunge al già vasto catalogo dedicato alla big K, è una miniserie in sei puntate rilasciate da Netflix lo scorso 19 gennaio.
Tratta dal webtoon omonimo (in inglese il titolo è The Bequeathed mentre in coreano è Seon-san) scritto da Kang Tae-kyung e illustrato da Jonoon e Rido, Eredità sepolta è adattata per la televisione da Yeon Sang-ho, già conosciuto per la sceneggiatura e la regia di Train to Busan, Peninsula e Hellbound. La regia delle puntate della durata media di circa quaranta minuti è affidata a Min Hong-nam, già assistente di Yeon Sang-ho nei suoi lavori principali. Tra i due la sinergia è palese. La sceneggiatura, infatti, suggerisce quello che la regia, attraverso le immagini, racconta regalando allo spettatore una miniserie che potrebbe sembrare lenta ma che alla fine è davvero appassionante.

Yeon Sang-ho mette da parte zombie e demoni preferendo concentrarsi sulla psicologia dei personaggi. In questa miniserie, infatti, la narrazione è piuttosto complessa grazie a una serie di elementi narrativi che arricchiscono quello che ci viene presentato come un semplice, si fa per dire, thriller investigativo ma che in realtà non è. Ogni personaggio, infatti, è protagonista, suo malgrado, di un terribile trauma che lo devasta interiormente e lo condanna a comportarsi in un determinato modo. Le azioni di ciascun personaggio sono la conseguenza di una impossibilità di scelta. Costretti a seguire una strada già tracciata, incapaci di accettare e superare errori e sensi di colpa, i protagonisti di questo K-drama hanno un dolore recondito e latente che viene fuori minuto dopo minuto e le ottime interpretazioni dei vari attori ci regalano momenti di sofferenza davvero sinceri, persino disturbanti.

Kim Hyun-joo, 640×360

Protagonista di Eredità sepolta è Yoon Seo-ha, interpretata da una coinvolgente Kim Hyun-joo (Hellbound e Jung_E), assistente di un professore universitario che la sfrutta tanto da farne la sua ghostwriter. Yoon Seo-ha è quel tipo di persona che non ha particolari aspirazioni. Quelle poche, come ottenere una promozione in ambito universitario, vengono categoricamente disilluse, come se non ne avesse diritto. Tramite un investigatore privato scopre anche che il marito la tradisce sistematicamente con le sue allieve di yoga. Nello stesso momento viene informata dalla polizia di un paesino di campagna che suo zio paterno, del quale non ha memoria alcuna, è morto in circostanze quanto meno sospette lasciandole in eredità un cimitero di famiglia.
Durante la cerimonia funebre la donna scopre l’esistenza di un fratellastro, Kim Young-hom, interpretato da un inquietante Ryu Kyung-Soo (Hellbound e Jung_E). Kim rivendica parte dell’eredità che Yoon non è disposta a concedergli, essendo il figlio di un padre che l’ha abbandonata da piccola.
La polizia intanto indaga. L’ispettore incaricato di seguire il caso è Park Sang-min, interpretato da Park Byeong-eun (Kingdom, Boiseu ed Eve) il quale non sembra avere un particolare acume investigativo. Tanto che uno dei suoi sottoposti, Choi Sung-jun, interpretato da Park Hee-soon (Trolley e Una famiglia in fuga) decide di avviare un’indagine tutta sua per scoprire la verità.
Ma le cose si complicano. Altri terribili omicidi verranno commessi e, soprattutto, una verità insopportabile balzerà a galla per sparigliare le carte in tavola.

È proprio di verità nascoste che parla Eredità sepolta.

Ma non hanno niente a che fare con il lascito testamentario del cimitero, una sorta di MacGuffin funzionale a portare avanti una trama piuttosto complessa che solo alla fine, come in tutti i crime che si rispettino, si risolve. Verità taciute, troppo pesanti da sopportare, che lasciano strascichi enormi nei diversi personaggi.
Yoon è in conflitto con la figura maschile e di fatti non è in grado di affrontare il professore all’università che le preferisce una collega più avvenente, il marito fedifrago che si dimostra avido e desideroso di metter mano all’eredità della moglie, né tanto meno il fratellastro che la perseguita. E tutto questo perché in cuor suo è convinta che l’abbandono da parte del padre, il quale a sua volta è stato trattato come un appestato, sia colpa sua obbligandosi a proseguire su una strada che la porta ad avere una concezione sbagliata dei rapporti umani.
Kim, il fratellastro, che è figlio di un rapporto incestuoso e dimostra di esser facilmente influenzabile tanto da ricorrere ad antichi rituali di protezione fatti con il sangue di pollo.
Anche i due poliziotti, Park e Choi, hanno un non detto che si trascina stancamente e impedisce loro di risolvere una disgrazia della quale sono sfortunatamente soltanto spettatori.

eredità sepolta
Eredità sepolta, 640×360

Eredità sepolta, fin dall’inizio, mette in evidenza il fatto che ciò che sappiamo dei personaggi non è altro che una facciata dietro la quale si nascondono. Nel corso della miniserie, seguendo l’indagine, queste facciate sono destinate a crollare, una dopo l’altra, mostrando il vero volto dei protagonisti. Alcuni verranno distrutti dalla verità. Altri, invece, come Yoon, ne usciranno rinforzati e con un nuovo spirito che li porterà a guardare al futuro con un certo ottimismo.
A fare da cappello c’è l’elemento famiglia, imprescindibile, dentro il quale accadono le peggiori disgrazie e si muovono le fila della storia. Ognuno dei protagonisti, persino il cattivo di turno che ha un problema con la figlia che deve sposarsi, è obbligato a confrontarsi con la sua storia famigliare per poter andare avanti. Questo confronto costante si gioca nel presente ma anche nel passato. Attraverso una serie di flashback, infatti, lo spettatore viene informato sui momenti salienti della vita dei protagonisti. Peccato, però, che questi salti temporali non sempre abbiano l’effetto di impreziosire la storia. In certi momenti danno l’impressione di appesantire l’insieme concentrandosi quasi ripetutamente su certi elementi e tralasciandone altri, tutta la parte spirituale per esempio, che avrebbero regalato alla miniserie quel tocco in più che un po’ le manca.

La risoluzione del caso, ovviamente, è inderogabile. Lo spettatore deve soddisfare la sua curiosità investigativa e gli autori gli servono su un piatto d’argento un colpevole. Ma è tutto il contorno la parte più interessante di Eredità sepolta. Anche perché il ritmo narrativo dedicato all’indagine ha la tendenza a precipitare verso la calma piatta in certi momenti faticando a riprendersi. Sì, l’indagine dell’ispettore conduce a un punto morto. E sì, quella del detective, invece, arriva terribilmente vicina alla soluzione del caso. E ancora sì, solo unendo le forze i due riusciranno a risolvere la questione. Sono cose già viste che sarebbero state superlative se avessero avuto un po’ più di pathos.
In ogni caso Eredità sepolta è un bel prodotto, affidabile, che si lascia guardare volentieri. La regia offre allo spettatore interessanti prospettive visive che ricordano un po’ i thriller nordici. Le atmosfere, accompagnate da una musica molto interessante dal punto di vista strumentale, sono coinvolgenti e mettono a confronto, anche se un po’ superficialmente, passato e presente. E gli attori sono davvero tutti molto bravi nell’interpretare personaggi non semplici da gestire.