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Étoile – La Recensione della nuova serie tv di Prime Video sul mondo della danza, firmata Amy Sherman-Palladino

ATTENZIONE! Questa è una recensione con spoilers della prima stagione di Étoile.

“You love dancing”.

“No, but it’s who I am”

Better Call Saul

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L’aveva già fatto in passato la bellissima e sottovalutata Flesh & Bone, adesso tocca alla penna affilata del duo Palladino raccontare il mondo della danza in Étoile. Atteniamoci qui a quello della danza classica nello specifico, perché se pensiamo all’universo della danza in generale impossibile non correre con la mente a Paso Adelante. Almeno parlo a nome dei millennials che stanno leggendo.

Se l’avete vista avrete un motivo in più per vantarvi a cena con gli amici, se non l’avete fatto allora vi spieghiamo noi in breve. Flesh & Bone, prodotta da Lionsgate, raccontava la storia di Claire Robbins, una giovane donna con il sogno di unirsi all’American Ballet Company di New York. Tuttavia, l’entusiasmo iniziale si infrange presto contro un ambiente carico di tossicità, intrighi e rivalità, alimentati sia dalle altre ballerine che dal carismatico ma inquietante direttore artistico, Paul Grayson. Agli occhi di chi la circonda, Claire appare come una provinciale ingenua, colma di ambizioni, ma priva di esperienza. Eppure, sotto quella facciata innocente, si nasconde un animo tormentato e una serie di segreti pronti a emergere.

Con un’ossessione quasi clinica per ogni minimo dettaglio, lo sconfinato talento di Ben Daniel unito a una narrazione intensa e calibrata, rende Flesh & Bone, ancora oggi, una perla rara, purtroppo passata inosservata fin dal suo esordio nel 2015. Proprio come avveniva ne Il Cigno Nero, anche qui viene messo a nudo il lato più spietato, competitivo e brutale della danza classica.

Il precedente seriale di spicco dunque esiste, ma Étoile si mostra immediatamente come un lavoro profondamente distante sia nello stile che nella natura.

E beh i motivi si chiamano Daniel e Amy Sherman-Palladino. Laddove Flesh & Bone si venava di grigio e indaco, mostrando un panorama freddo di ambizione, arrivismo ed egocentrismo pronto a divorare lo spettatore per intero, Étoile è un gioioso picnic primaverile. Non mancano gli isterismi e l’eclettismo newyorkese, ma è tutto assolutamente perdonabile anzi eccitante a vedersi. Quella della Palladino è, come lei stessa ha tenuto a precisare, una lettera d’amore a una carriera mancata.

Agli inizi della sua carriera, infatti, la showrunner si era trovata a un bivio: lavorare per la tv oppure aspettare una chiamata per Cats. Adesso, con Étoile, la Palladino ha l’occasione di rivivere la sua personale versione di Sliding Doors. E se con The Marvelous Mrs Maisel, l’arte performativa di riferimento era stata la stand-up comedy, qui è la volta della elitaria danza classica.

Luke Kirby in Étoile, la nuova serie tv creata dal duo Palladino
Credits: Prime Video

Eleganza, grazie, perfezione assoluta. Parole immediatamente associabili a un’arte definita crudele per antonomasia. Una crudeltà tanto fisica, espressa in quelle innumerevoli ore sulle punte e altrettante ossa rotte, quanto psicologica. Il balletto è un’arena dove solo i migliori riescono a sopravvivere. Non c’è distinzione tra gladiatori e leoni, sono tutti contro tutti e lo spettatore applaude estasiato dalla sua bella poltrona, vestito in abiti di gala. Nessun sangue viene ovviamente sparso, il dolore è tutto contenuto in corpi sinuosi, flessuosi, perfettamente scolpiti che parlano senza spiccicare una parola.

Un’arte sublime, ma allo stesso tempo spietata che il duo Palladino ha deciso di omaggiare con una serie tv brillante ed elettrizzante insieme.

Perché la violenza passiva del mondo del balletto esiste anche in Étoile, soprattutto nelle dinamiche di potere del dietro le quinte o nella competizione latente tra le “stelle” della compagnia. Eppure, la Palladino riesce, in virtù di quell’amore smisurato che non l’ha mai abbandonata, a far brillare tutte le luci giuste sul palcoscenico del balletto. Allora Étoile prende il Cigno Nero e lo trasforma in una gaia parata di eccentrici e artisti. Senza mai mancare di rispetto al balletto, si capisce.

La serie tv riesce, infatti, ad alternare momenti di sincera estasi a deliranti sproloqui di questo o quel personaggio. Due modi di essere, due stili espressivi incarnati egregiamente dalle città attorno alle quali ruota la storia.

Da un lato Parigi, dall’altro New York. Da questa parte del mondo Geneviève Lavigne (Charlotte Gainsbourg, impeccabilmente francese), mentre oltreoceano Jack MacMillan (finalmente un Luke Kirby protagonista). Lei a capo del Le Ballet National, lui direttore artistico del Metropolitan Ballet Theatre. Entrambi in crisi nera, anzi nerissima, dato che il balletto ormai non vende più tra Tik Tok e Covid. Da qui l’idea di scambiarsi tre dei migliori artisti delle loro rispettive compagnie per ravvivare la scena e tentare di salvare la danza. Tra loro si staglia Cheyenne Toussaint, étoile parigina in trasferta suo malgrado in America, che scombussola ogni cosa, forse persino la visione della serie tv.

Perché a fronte di questi primi otto episodi (la serie tv è già stata rinnovata per una seconda stagione), non sappiamo ancora bene se amiamo o meno Cheyenne. C’è l’ombra della signora Maisel sospesa su di lei, infondendola di quella grinta e arroganza che fa tanto “stronza, forse, ma sorprendente”. Il problema è che se la signora Maisel aveva le spalline dei vestiti anni Cinquanta ben coperte dal talento naturale di Rachel Brosnahan, qui non siamo tanto sicuri che Lou de Laâge sia in grado di reggerne l’eredità.

Cheyenne e Jack in un accesso confronto in Étoile
Credits: Prime Video

Cheyenne, Jack e Geneviève formano le tre punte di un triangolo.

Sono presenti inevitabili risvolti romantici, in puro stile Palladino. Sono tutti e tre personaggi fortemente motivati, incredibilmente grigi nelle loro ambizioni e azioni. Cheyenne è schietta, diretta e insensibile, tanto da renderla una pecora nera all’interno della compagnia. Jack capisce il talento e lo invidia un po‘, forse conscio di non possederne, non artisticamente parlando almeno. Geneviève, invece, è la più salda, colei che propone lo scambio e non vacilla neppure per un istante nel potarlo a compimento. E uno spirito incredibilmente libero, ma allo stesso tempo perfettamente consapevole del suo ruolo nel mondo e nell’ambiente dello spettacolo.

Nella dualità costante che avvolge ogni aspetto dello show, è molto interessante notare come questi specifici tre personaggi rappresentino un unicum.

Sono, in fin dei conti, proprio i personaggi il fulcro della nuova serie tv di Prime Video, firmata dal duo Palladino. A loro spetta il compito di salvare il balletto, narrativamente e metaforicamente parlando. Étoile è una lettera d’amore, lo abbiamo già detto, ma è anche l’ennesima testimonianza di come l’arte non debba in alcun modo morire. Che si tratti di stand-up comedy o di danza classica, l’arte ci eleva e ci salva. Mette in luce le nostre debolezze e fragilità, spingendoci ad affrontarle e a conoscerle. L’arte ci guarda dentro lasciando poi che siamo noi stessi a indagarci nel profondo.

Lo scambio che fa da espediente alla trama è l’ultimo grido disperato di un mondo che non ha nessuna intenzione di lasciarsi morire. Nessun canto del cigno nero, ma una graffiante ode all’arte che deve ricordarci quanto sia proprio l’arte a renderci (ancora) umani.

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