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Fanático – La Recensione della Serie Tv sulla trap che non ti aspetti

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Il 29 luglio ha debuttato su Netflix una nuova serie tv spagnola. Una dramedy creata da Dani del Águila, Federico Maniá Sibona e Yago de Torres per Netflix che va ad arricchire un crescente e variegato catalogo di prodotti ispanici. Diretta da Roger Gual (7 Years, Cable Girls, The Mess you Left Behind) e interpretata da Lorenzo Ferro, Fanático sorprende. Dal teaser, realizzato per l’occasione a mo’ di videoclip, sembrerebbe una sorta di docuserie celebrativa sulla musica trap. Invece, dietro un tema abbastanza divisivo, si cela una riflessione originale e profonda sulla fama, sul suo lato oscuro e la pressione sociale che alimenta. Un famoso (di fantasia) trapper spagnolo, Salva Quimera (Lorenzo Ferro), è andato in overdose poco prima di salire sul palco. Forse suicidio, forse solo il risultato di un lungo periodo di eccessi, nel bel mezzo del primo concerto di un tour mondiale, Salva si lascia andare tra la folla, poi muore. In mezzo all’orda sconvolta dei fan, c’è Lázaro (lo stesso Lorenzo Ferro), che per ingenuità o per scaltrezza, vede un’opportunità. La somiglianza con il suo idolo è sconvolgente. Così, spinto dalla voglia di fuggire dalla sua vita monotona e precaria, adotta l’identità del trapper defunto. Non si tratta di un furto, ma di una presa in prestito sotto la luce del Sole. Sia i fan, sia l’entourage di Salva sanno benissimo chi è Lázaro. Eppure il manager e i produttori decidono di provare a “sostituirlo”, persuasi dai milioni di visualizzazioni e like ottenuti dal doppione in poche ore. Ebbene no, Fanático non è una serie tv sulla musica trap, bensì una storia che rompe l’idea romantizzata della fama. Decostruisce in chiave contemporanea il concetto di notorietà e lo fa in maniera originale, sfruttando il trap e le allegorie cristologiche per un risultato inaspettato. Una storia distruttiva e tesa che non lascia mai capire cosa succederà, adatta per chi adora le distopie e la fantapolitica. Un prodotto di rapido consumo che nasconde un disagio profondo, come la trap.

*Attenzione, seguono SPOILER su Fanático, la dramedy spagnola di Netflix*

Fanático, oscura leggerezza

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Annunciata per la prima volta nell’ottobre 2020, con il nome di Ídolo, inizialmente era stata pensata come una serie di dieci episodi da dieci minuti, per poi trasformarsi in una dramedy di cinque episodi da venti minuti. Una soluzione più appropriata e molto coinvolgente. Ci accoglie un giovane scapestrato, appena maggiorenne, che lavora come rider per una compagnia fittizia di consegne a domicilio. Lui è solo un “collaboratore”, pertanto, se ha rotto la borsa-trasporta vivande, dovrà ricomprarla a sue spese. Il giovane si licenzia. Lázaro è l’antieroe per eccellenza. Ha una fidanzata amorevole, con cui vorrebbe andare a vivere, e degli amici con cui non ha un bel rapporto. È scostante, salta da un lavoro all’altro e tutti lo vedono come un buono a nulla. Tuttavia non riusciamo a biasimare il ragazzo: è stanco di farsi sfruttare per quattro spicci senza avere in cambio nessuna garanzia per il futuro. Il protagonista è una miscela fastidiosa di Arturito e Denver de La Casa de Papel. Si trascina, gesticola, dice fesserie e ha l’aria del cosiddetto “bamboccione”. Eppure è più consapevole e onesto di quanto immaginiamo.

La recitazione di Ferro sembra immatura, improvvisata. Eppure l’effetto – voluto o no – funziona. Soprattutto a contrasto con Salva. Una figura divinizzata, privata di qualsiasi umanità. Una macchina per fare soldi, da spremere finché la folla lo acclamerà. Il più grande idolo musicale spagnolo è morto proprio all’inizio del tour. Ma se ci fosse l’opportunità di farlo risorgere? Una trovata dal sapore mistico e perfino nobile, motivata però da interessi economici. Lázaro non ha alcun talento musicale. Non vuole affermare la sua musica né la sua visione. Vuole un attico dove poter vivere con la sua fidanzata. Vuole avere soldi, vestiti costosi ed “essere qualcuno”. Come suggeriscono le parole del regista Roger Gual:

Fanático è per me una serie che parla del bisogno che noi esseri umani abbiamo di essere ricordati, della sensazione di dover “essere qualcuno” e dell’attuale ossessione per il riconoscimento e la cultura del “mi piace”. In una società dove tutti vogliono essere famosi, la domanda è: faresti qualsiasi cosa per la fama? La fama ha un prezzo e in Fanático lo vedremo. Come diceva Einstein: “La fama per gli uomini è come i capelli: crescono dopo la morte, quando è loro di scarsa utilità”.

Roger Gual

Tra sacro e trap

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Gli elementi grotteschi, con tanto di saltimbanchi pop, l’alternanza tra oscurità e luce, i neon, le croci, le statuette della Vergine Maria e gli altri elementi religiosi contribuiscono a creare un’atmosfera stridente e disorientante. Che funziona. La commistione tra elementi profani e sacri – a partire dal nome Lázaro – e mitologici – come il nome del trapper “chimera” – potrebbero sembrare un azzardo, specialmente in un prodotto pop come Fanático. Il tema ricorrente della morte, la mancanza di rispetto per il defunto e per il dolore dei suoi cari, la folla impazzita e i produttori avvoltoi, però, rendono la dramedy di Netflix un prodotto molto interessante, crudo e superficiale solo in apparenza. Salva non ha retto il peso del successo. Con ottime probabilità ha ingerito volutamente un cocktail di alcol e droghe. La sua morte in mondo visione diventa subito un evento, come il suo funerale. Lázaro, il suo più grande fan, non si fa scrupoli a rubare l’identità del suo idolo e per questo diventa un eroe. Un Prometeo contemporaneo.

Facciamo parte dello stesso circo. Negarlo sarebbe da ipocriti. L’importante è cogliere quello che c’è di genuino in noi.

Fanático, 01X05

Lázaro non si appropria solamente dell’immagine del trapper, ma anche dei suoi fan e della sua vita (e della sua fidanzata). Dopo tutto, ad assecondare questa follia c’è l’industria musicale stessa, che vede un’opportunità per non perdere ciò che ha ottenuto con la star. La resurrezione di Salva diventa spettacolo, e la folla non aspetta altro che prenderne parte. Un dio è morto, Làzaro è risorto. Ben presto, però, il protagonista dovrà fare i conti con le conseguenze di quell’immediato e immeritato successo. Tra i tanti che lo vedono come un impostore, e uno sciacallo, ci sono anche la sua fidanzata e sua madre. Abbiamo modo di incontrare la mamma solo verso la fine della vicenda. Ma ci rendiamo conto che non si tratta della donna che credevamo. Immaginavamo, forse, un background disastrato, con una famiglia povera, assente e una fidanzata arrivista. Invece, il confronto finale, è inaspettato e illuminante. Non tutti vedono un attico ed “essere qualcuno” come un sinonimo di successo.

Un cast musicale

Lorenzo Ferro

Il protagonista della vicenda è il cantante e compositore Lorenzo Ferro (El Ángel, Narcos: Messico), che interpreta Salvador e Lázaro nelle due versioni di Quimera. Al suo fianco c’è il musicista Dollar Selmouni nel ruolo di Pompa, la star arrogante; l’attrice e cantante Carlota Urdiales (Pelotas) è nel personaggio di Mia, la compagna e direttrice creativa di Salva. Troviamo Eva Almeida (The Return) nel ruolo di Clara, la ragazza di Lázaro, e Fernando Valdivielso (Sky High, Cross the Line) nel ruolo di Héctor, il manager arrivista e indebitato. Tra gli sceneggiatori e i creatori vediamo Dani del Águila (Madres, Amor y vida), Federico Maniá Sibona e Yago de Torres (Adagio, Ayer florecía). Troviamo Alizzz come creatore e produttore delle canzoni ¿Qué hice?, Diablos e Rebelión, create insieme allo stesso Ferro. Queste però non sono le uniche star che hanno preso parte al progetto. Nell’anteprima, attraverso un videoclip di fantasia della canzone Rebellion dell’artista Quimera (interpretata da Lorenzo Ferro), troviamo dei cameo di numerosi artisti famosi spagnoli e non, tra cui Amaia Romero, Mala Rodríguez, Bad Gyal o Samantha Hudson.

Alla fine Lázaro, estasiato dai riflettori e dalla possibilità di essere finalmente “qualcuno” (qualunque cosa voglia dire) – si tuffa nella folla e si lascia acclamare. Come ha sempre sognato, ma a discapito della vita reale e dei suoi affetti. Fanático è una parabola contemporanea che mette in scena una storia di morte e resurrezione di una star della musica urbana. Una divinità che sotto i riflettori brilla mentre conduce una vita vuota, da cui è voluto uscire prematuramente. Si tratta di una serie leggera, ritmata e coinvolgente. In apparenza superficiale, si trasformerà ben presto in una sorpresa più profonda di quanto voglia farci credere. Una riflessione disillusa sull’amoralità. Il Resurection Tour, poi, è una farsa nella farsa. Un circo in cui tutti noi abbiamo un ruolo.

Quimera, Salvador, fa lo stesso. Io so chi sono. Tu sai chi sei? Io sono io, e voi invece chi siete?

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