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Fargo 1×01 – Il dilemma del coccodrillo e l’alba di una leggenda

Fargo
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Ogni sabato sera, sempre alle 22.30, vi portiamo con noi all’interno di alcuni tra i momenti più significativi della storia recente e passata delle Serie Tv con le nostre recensioni ‘a posteriori’ di alcune puntate. Oggi è il turno della 1×01 di Fargo.

Un coccodrillo agguanta un bambino e offre alla madre disperata una possibilità: “Se riuscirai a prevedere cosa farò del tuo bambino lo lascerò andare“. La madre, riflettendo, risponde che di certo lo divorerà. “Non ti ridarò tuo figlio perché se lo facessi la tua previsione sarebbe falsa“. Di contro la madre: “Ma se lo divorerai la mia previsione sarà vera e avevi promesso di restituirmelo se avessi previsto il vero“.

Qual è la soluzione a questo dilemma?

Apparentemente non c’è, si tratta di un paradosso irrisolvibile. Ma una via di fuga, un’alternativa all’assurdità del mondo ce la dà Lewis Carroll che più di tanti ha provato a tuffarsi nell’oscurità irrazionale della tana del Bianconiglio: “Non avendo speranza di salvare il suo onore, non si può dubitare che [il coccodrillo] si comporterà seguendo la sua seconda passione predominante: l’amore per i bambini!.

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Fargo, il protagonista

È tutto qui il senso del manifesto programmatico di un’intera opera, della 1×01 di Fargo dall’illuminante titolo “Il dilemma del coccodrillo” (uno dei 10 titoli più memorabili delle puntate di Fargo). Sta nella scelta del coccodrillo. Nella scelta che alberga dentro ognuno di noi di abbandonare il nostro onore, i costrutti sociali, le convenzioni e i patti che ci imbrigliano nella società e tornare a essere, come afferma Lorne Malvo, “gorilla“. “Avevamo ciò che potevamo prendere e difendere“.

Lester compie la scelta di tornare a essere gorilla per riscoprirsi “più uomo di quanto non fossi ieri“. “È una marea di sangue, Lester, questa nostra vita. La merda che ci fanno ingoiare giorno dopo giorno il capo, la moglie, eccetera, sfindendoci. Se non ti opponi e gli spieghi che sei ancora una scimmia nel profondo, lì dove ancora conta, alla fine vieni spazzato via“.

Lester in Fargo è un uomo contratto, annichilito, schiacciato dal mondo e dalle sue leggi sociali.

Leggi che gli altri riescono ad aggirare, ignorare e alterare per tornare a sopraffare, per imporsi come gorilla in un mondo caotico e selvaggio. Lester no. Non ci riesce. È schiavo della sua vita. Di un lavoro in cui non è bravo e che non lo appaga. Di una moglie che lo schiaccia, umilia e disprezza. E di chi, come il tronfio Sam, lo bullizza e aggredisce.

Malvo (640x360)
Fargo, Lorne Malvo

Ma dentro Lester, dentro di lui, c’è ancora quel gorilla. C’è ancora chi sente di voler riappropriarsi delle proprie libertà, della propria esistenza, della possibilità di riprendere in mano la sua vita. E quel gorilla si agita dentro di lui, preme per venire allo scoperto. Lo fa con un’aggressività passiva che sfocia però anche nella violenza fisica, fuori di scena, compiuta sul fratello e allusa con timorosa sorpresa dalla moglie.

Questo istinto aggressivo, questo recondito desiderio di sopraffazione evoca alla fine il diavolo. Mefistofele non si manifesta se non c’è il desiderio tutto umano, tutto personale, di accettare il suo patto. Il Faust di Goethe è un uomo che desidera ardentemente vivere davvero, provare anche solo per un istante qualcosa che lo renda pienamente se stesso. Da questo desiderio scaturisce il diabolico patto, altrimenti impossibile.

Anche Lester in cuor suo chiama il diavolo, chiama il bestiale e mostruoso dio che alberga nel suo cuore.

E quel dio si manifesta, appare nella grandiosa magnificenza di Lorne Malvo, un indimenticabile Billy Bob Thornton. Malvo parla al cuore di Lester, alla sua anima. Disvela, come il serpente che offre ad Eva il frutto della conoscenza, la verità dietro l’apparente ordine sociale. “Il tuo problema è che hai sempre pensato che ci fossero delle regole: non ce ne sono“. Da questa improvvisa, limpida rivelazione passa la presa di consapevolezza di Lester che si rende conto della sua nudità. Che si rende conto di essere nient’altro che un gorilla che ha ciò che può prendere e difendere.

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Martin Freeman nella parte di Lester in Fargo

Lester non cambia. Semplicemente riscopre quel lato di sé che aveva tenuto sedato per troppo tempo, represso sotto una coltre di convenzionalità e apparente remissività e affabilità. Ora torna gorilla e sente di poter fare ogni cosa, di potersi liberare di ogni legaccio. Il suo silenzio assenso sigla il patto mefistofelico con Malvo, dà avvio a quella rocambolesca e causalistica successione di eventi tipica di ogni stagione di Fargo.

L’uccisione di Sam, anch’esso diabolico nome del maligno, è una sorta di ribaltamento della morte di Cristo.

Un’uccisione del malvagio perché il patto col diavolo si rinnovi, perché il male torni a dominare quella bestia irrazionale che è l’uomo. Da lì Lester inizia il suo discepolato diffondendo il male. Uccide la moglie mentre sullo sfondo si stagliano le parole di un poster motivazionale: E se tu avessi ragione e loro torto?. Fa sì che muoia Vern, il capo della polizia, l’alter ego positivo di Lester stesso.

Molly (640x360)
Fargo

Da un lato infatti la moglie di Lester gli rinfaccia continuamente quanto il fratello sia migliore di lui e come avrebbe dovuto dare ascolto alla madre che le sconsigliava di sposare un remissivo come Lester. Di contro la moglie del poliziotto sottolinea con orgoglio quanto abbia fatto bene a non dare ascolto a sua sorella e a sposarlo. La morte di Vern è la morte delle speranze positive, del mondo ottimistico dell’uomo consacrato a un lavoro che ama, soddisfatto della propria vita e con una moglie amorevole in attesa del figlio. Sulla scena, ora, sembra restare solo l’altra faccia dell’uomo. Sembra esserci solo l’anticristo Malvo e il suo discepolo Lester.

E come nel Maestro e Margherita anche in Fargo il diavolo semina caos, lui che è il dia-bolos, il divisore, colui che mette zizzania.

Malvo crea attriti prima tra i figli di Sam, mettendoli uno contro l’altro, poi anche nel motel in cui soggiorna tra la proprietaria e il giovane tuttofare. Non lo fa per una ragione precisa se non per disvelare l’ipocrisia che c’è dietro le convenzioni sociali, l’anima selvaggia di un uomo che è pur sempre un gorilla.

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L’incontro tra Lester e Lorne Malvo in Fargo 1×01

In questo senso si spiega anche il dialogo quasi canzonatorio tra Lorne Malvo e la proprietaria del motel concluso con una semplice constatazione: “Voglio solo conoscere il regolamento. Vede, io studio le istituzioni“. Il diavolo di Fargo è naturalmente attratto dalle sovrastrutture ipocrite, burocratiche, kafkiane in cui l’uomo si è rintanato. Vuole abbattere il perbenismo imperante, gridare al mondo che l’uomo è una bestia e dietro tanta apparenza non c’è altro che questa bestia e l’hobbesiana legge di natura. C’è il coccodrillo che supera il paradosso semplicemente facendo il coccodrillo.

Ma all’hobbesiano Malvo pure si contrappone una luce, una kantiana legge morale.

Questa legge si incarna nell’eroe positivo, in Molly Solverson, poliziotta ostinata e, per quanto stralunata, dall’intuito pronto e vivace. Sarà lei a dare un’alternativa alla visione diabolica di Malvo e Lester. A metterci di fronte a un uomo che può scegliere il bene e riconoscersi in quel bene senza essere ipocrita, convenzionale, perbenista.

È tutto qui, concentrato nella 1×01 di Fargo, nel manifesto programmatico di una serie che rispecchia, soprattutto nella sua prima, straordinaria stagione il nucleo concettuale dell’intera opera. L’idea che il paradosso del coccodrillo sia superabile o con la violenza di riscoprirsi animali o con la morale di chi vuole restare umano.