Aporia è un termine che deriva dal greco. Letteralmente significa: problema le cui possibilità di soluzione risultano annullate in partenza dalla contraddizione. Con tale vocabolo potremmo far riferimento a una strada impercorribile, un vicolo senza uscita, un percorso che non porta da nessuna parte, come quella corsa malsana di Lester Nygaard nel finale della prima storica stagione di Fargo. Aporia diviene dunque la metafora di tutta questa storia, poche sillabe che racchiudono la vera essenza di questa vicenda che, implacabile, si sta dirigendo verso un caotico epilogo.
Fargo nasce nel caos, scoppia nel caos, prospera nel caos, degenera nel caos e inevitabilmente sfocerà di nuovo nel caos.
La scia di sangue procede implacabile e a prima vista inspiegabile. Ci pensa il forsennato assolo di violino e il bianco latte sposato al rosso sangue, in un poetico rimando di Kubrickiana memoria, ad accompagnarci verso la ragione di ciò. Varga e Meemo, ormai orfani di Yuri, non sopportano quella fastidiosa spina nel fianco rappresentata dal bene che vuole prevalere sul male. Le tenebre dovranno sempre prevalere sulla luce perché hanno più mezzi per farlo. Il problema del mondo, come ci insegnerà Varga nel finale di puntata è: senza il bene nessuno darebbe peso al male. In queste parole si evince una nota di frustrazione nel finora glaciale Orso, schifato e amareggiato dalla parziale perdita di controllo della situazione. Difatti Emmit, in preda allo sconforto, rivanga il suo controverso passato e l’origine della faida con il compianto fratello minore.
Quella del ricco imprenditore sorridente è sempre stata una maschera indossata su costrizione di una recondita sete di affermazione su Ray. Le ferite che derivano da tale comportamento non si sono mai rimarginate e secondo Emmit hanno indirizzato la sua vita verso quel maledetto incidente omicida.
La morte di Ray non è stata accidentale, non è stata uno sbaglio, ma un omicidio vero e proprio.
Emmit per trent’anni ha ucciso Ray varie volte pugnalandolo con coltello di bugie. Persino l’atto di appendere al muro l’ultimo francobollo della preziosa collezione paterna rappresenta uno sfregio al fratello, e una caramella per il suo ego.
Varga nel frattempo continua imperterrito a orchestrare il suo piano ma deve fare i conti con la scheggia impazzita Nikki. La rediviva Swango con un abile trucchetto attenta il camion di Meemo. Scopriamo che la partnership con Mr.Wrench sta continuando. Infatti il silenzioso e mastodontico sicario desidera vendicarsi dell’agguato subito sul pulmino da parte degli uomini di Varga. L’orrore e la violenza della fuga nei boschi hanno unito Nikki e Wrench che ora rappresentano un improbabile coppia di ricattatori. I ruoli sono dunque ribaltati e per la prima volta vediamo un Varga frustrato e in difficoltà. La fame isterica che colpisce il brutale boss è uno dei pochi frammenti di umanità che ci è stato mostrato. Finora Varga aveva volutamente eclissato quei pochi brandelli emotivi della sua indole pur di apparire come una figura irreale ed evanescente, un’infernale bestia.
Nikki possiede dei dati in grado di metterlo nei guai e lui avverte il peso dell’incombente minaccia. La scena del loro incontro è una tra le più belle e suggestive di tutta questa stagione di Fargo.
Una sfida all’ultima provocazione, un’escalation di tensione, un susseguirsi di colpi bassi. Tutto fine all’affermazione sull’avversario. Nikki è inspiegabilmente all’altezza della sua nemesi. Gli eventi di tre mesi prima l’hanno trasformata in una minuziosa calcolatrice e subdola arma da guerra. Varga sempre più oppresso vede distruggersi sotto i suoi occhi ogni macchinazione allestita per vincere. Per lui tale incontro doveva rappresentare l’epilogo ma per Nikki, d’altro canto, rappresenta solo una prova di forza. La vedova di Ray, cosciente del fatto che non avrebbe risolto niente in questa prima battuta, illustra le regole del suo gioco, unico scopo della riunione.
Lei non vuole soldi, una via di fuga, un trattato di pace o altro. Ma vuole solo ferire a morte e veder soffrire Varga. E ciò è la dimostrazione che quel che sta facendo non va a soddisfare un suo egoistico bisogno, come nella faida con Emmit, ma una nuova recondita necessità. Quella di onorare il nome de suo Ray.
Ma un orso non può farsi sfuggire due prede contemporaneamente. Nikki elude le trappole di Varga e ne esce a testa alta, Emmit invece cade nuovamente nelle sue grinfie. Il macabro gioco di morte e ritualità criminale allestito da Meemo e Varga è una trappola minuziosa ed efficiente. Due cadaveri, due modus operandi speculari, due vite spezzate, due vittime inconsapevoli e uno specchietto per le allodole. Tutto per un solo e losco scopo: far firmare dei documenti ad Emmit. Gloria nel suo momento di massimo splendore deve arrendersi davanti quella follia organizzativa, quella macchina oleata e implacabile. Il piano di Varga è praticamente perfetto. Dare un volto allo Stussy-killer è una demoniaca idea, quella che solo un predatore alpha può avere.
Questa puntata di Fargo evidenzia il fatto che una guerra è costituita da battaglie, alcune delle quali più importanti delle altre.
Varga le ha vinte quasi tutte. La sconfitta rifilatagli da Nikki è stato un amaro boccone ma non ha piegato il suo spirito combattivo.
“il problema del mondo è la presenza del bene. Senza di esso nessuno darebbe peso al male”
Parole che mettono i brividi, parole che fanno riflettere. Parole che Gloria dovrebbe stamparsi in fronte. Perché la verità allestita è più credibile rispetto a quella effettiva. Combattere non ha più senso.
“I buoni hanno perso” sembra l’amara rassegnazione a ciò. Vincere una battaglia che nessuno vuole combattere con te è impossibile. Specie se non esisti. L’unica arma vincente è la consapevolezza di sé stessi: l’unico punto debole di Gloria.
Basterebbe anche solo un piccolo segnale, un misero messaggio. In pratica basterebbe far funzionare il sensore di un lavandino per capire che la speranza non è ancora morta e che l’androide Minsky non è la metafora della tua vita ma solo una storiella …