Il violoncello, la struggente melodia che assume carattere poetico se rapportata alla drammaticità di quanto visto. La telecamera che si allontana dagli eventi concentrandosi su un particolare lontano. L’ansia lasciata in eredità all’estasiato spettatore. Il classico avvertimento impresso sullo schermo, l’immancabile premessa: This is a true story. Fargo è tornata, e l’ha fatto alla sua solita maniera.
Benvenuti in Fargo 3 …
Fargo è sempre stata una storia vera, una fedele rappresentazione dell’attitudine umana, seppur condita da un irrefrenabile, e talvolta poetico, Black Humour. La minuziosità e l’attenzione nei dettagli tipica di Noah Hawley sembra non deteriorarsi mai ed è apparentemente ben oleata con i consueti, e intricati, meccanismi di trama del capolavoro targato FX.
Lo scenario è il classico. La glaciale, desolata, triste e sconfinata Minnesota. La location perfetta per le struggenti vicende di Fargo. Ma, prima di rituffarci nell’innevato Nord America, dobbiamo fare necessariamente un salto nella spaccata e cinica Berlino del 1988. In un tetro studio si consuma un’ingiustizia, con protagonista un ignaro cittadino, sottoposto a uno straziante interrogatorio. Tutto a causa di un plateale e grossolano equivoco. Apparentemente non è chiaro il nesso fisico per cui tale siparietto debba fungere da intro per quello che andremo a vedere, ma è evidente il collegamento morale. Lo scambio di persona, la noncuranza umana, la scelleratezza del caso e l’imprevedibilità della provvidenza coadiuvano l’interrogatorio del povero malcapitato cittadino tedesco con la faida dei fratelli Stussy.
E vale la pena di soffermarsi, anche solo per un secondo, sulla maestria, sulla disarmante abilità e sulla disinvoltura con la quale Ewan McGregor interpreta questi due personaggi. Uomini dalle fattezze simili ma dalle opposte peculiarità.
Emmitt è un ricco, elegante ed esuberante imprenditore che opera nel settore immobiliare. Sebbene gli affari vadano a gonfie vele la sua impresa deve la sua fortuna ad un prestito, ottenuto in un nefasto momento, da parte di una misteriosa e apparentemente generosissima organizzazione. Il fratello Ray, invece, è un frustrato e trascurato agente di sorveglianza, la cui squallida vita vede un po’ di luce solo nel sorriso della sua bellissima fidanzata Nikki.
Il benessere e il successo del primo pregiudicano l’esistenza del secondo. Tra i due vige un rapporto caratterizzato da sentimenti contrastanti. Ray è convinto che il maggiore dei due, Emmitt, si trovi in una perenne situazione debitoria nei suoi confronti. Tale presunzione è alimentata dalla più classica insoddisfazione derivata da un’iniqua separazione di beni. La noncuranza e la disattenzione di Ray nel lasciare una costosa collezione di francobolli paterna nelle grinfie di Emmit rappresenta il seme della discordia fra i due.
Ma l’apparente calma e il flebile equilibrio che sembrano caratterizzare le loro vite stanno per frantumarsi sotto la violenta attitudine degli eventi.
Emmitt deve fare i conti con i suoi scheletri nell’armadio. I misteriosi benefattori si palesano rivelando la loro oscura natura. L’inflessibile “V.M. Vargas” proveniente da “l’America” (ma intuiamo che possa trattarsi di un rappresentante della nota organizzazione criminale di Fargo) espleta l’amara verità e la brutale conseguenza celata dietro quel generoso prestito. La Stussy dovrà fungere da specchietto per le allodole per celare le “attività” della misteriosa organizzazione dietro V.M. Nessuna via di scampo, nessuna contrattazione.
E mentre un incredulo Emmitt viene travolto da questo ciclone, l’odio e la frustrazione di Ray vertono verso oscure vie. Egli ingaggerà, con un ricatto, l’instabile e tossicomane Maurice. Obbiettivo: derubare il francobollo più costoso della collezione di Emmitt. L’inadeguatezza di tale scelta scoperchierà il vaso di Pandora. Maurice è decisamente fuori controllo e non è neanche in grado di conservare, o ricordare, il nome e l’indirizzo della preda. Ragion per cui si affida al suo discutibile intelletto e al suo scarso senso dell’orientamento. Incrocerà le sue vicende, e quindi quelle dei fratelli Stussy, con la vita di uno sfortunato omonimo di una semi-omonima cittadina. Patrigno, peraltro, del capo della polizia della Contea.
Il caso e il caos ancora protagonisti di Fargo. Una svista, una distrazione, un errore che sfocia nel sangue. Quotidianità casalinga che si intreccia con mondi criminali molto più grandi. Semplicità che degenera in disordine. Rettilinei che diventano labirinti.
Lo scambio di persona e l’equivoco fungono da epicentro per il terremoto che scalfirà la struttura degli eventi futuri. Dal sangue deriva il sangue, e dal ricatto deriva solo la violenza. La frustrazione di Ray dà il via a un circuito di intrighi, menzogne e assurde situazioni condite in perfetto stile Fargo.
“The Law of Vacant Places” illustra l’errore primordiale e le conseguenze di esso.
Il crescendo di tensione e la claustrofobica sensazione, derivata dal ricatto, sono elementi essenziali in questa nuova vicenda. Il terzo capitolo di un prodotto meraviglioso influenzato dal lavoro dei fratelli Coen.
Un imprenditore imprigionato da un oscuro accordo. Due improbabili assassini innamorati. Una poliziotta in cerca di vendetta e verità. Equilibri precari, pronti ad esplodere, in quella che si preannuncia una stagione mirabolante.