Non eravamo pienamente soddisfatti dalla prima stagione, tanto che speravamo che Fate: The Winx Saga 2 rimediasse ai troppi errori compiuti. La domanda, dunque, sorge spontanea: c’è riuscita? La risposta è più complicata di quel che sembra. Innanzitutto, una delle maggiori critiche mosse alla serie tv in streaming su Netflix era l’essersi concentrata totalmente su Bloom, presentandola come una ragazza sì di buon cuore, ma così ossessionata dal suo passato da prendere decisioni letali. E non per lei. Le altre fate erano state completamente tralasciate e, in un prodotto che si chiama Fate: The Winx Saga e non Fate: The Bloom Saga, era gravissimo.
Anche il focus di Fate: The Winx Saga 2 rimane Bloom con la Fiamma del Drago.
La fata sembra davvero consapevole del suo potere distruttivo, si sente in colpa e cerca di rimediare alle sue azioni, con sorprendente maturità. Si dimostra meno egoista, soprattutto quando rinuncia alle informazioni sul suo passato in cambio del modo per recuperare la magia di Musa. Però, nonostante le sue buone intenzioni, continuare a ripetere per tutta la serie tv Netflix che solo lei è così potente da sconfiggere Sebastian non la rende amabile, anzi. Per non parlare delle sue incoerenze (ma gli altri personaggi non sono da meno): ad esempio, trascorre un’intera puntata a convincere i suoi amici a non cadere in una trappola ovvia, per poi non ascoltare gli stessi che le danno il suo identico consiglio. Inoltre, è come se fosse bloccata sempre nella solita storia e sarebbe bello vederla crescere ed essere qualcosa di più dell’eroina con la Fiamma del Drago.
Fortunatamente e imparando dal passato, Fate: The Winx Saga 2 apre un varco nella vita degli altri personaggi, soprattutto delle fate, mettendo finalmente al centro la loro amicizia. Anche se Bloom è la più potente, ognuna è importante ai fini della trama, lavorando di squadra esattamente come nella versione animata.
È il loro percorso interiore a essere messo in luce in Fate: The Winx Saga 2.
Aisha è la voce della ragione, sempre giudiziosa e che non perde mai il controllo. Per questo l’amore non era nei suoi piani, non voleva sperimentarlo. Nonostante la riluttanza iniziale e anche se rimarrà ferita da Grey, Aisha permette a sé stessa di lasciarsi andare e vivere, diventando un personaggio più completo, una vera teenager. Stella è colei che ha l’evoluzione più interessante, che la rende più umana: tenta di aggrapparsi alla sua vecchia vita ormai distrutta in ogni modo possibile, trovando in Beatrix un’alleata inaspettata. Le due hanno molto in comune poiché entrambe sono disprezzate da chi le ha cresciute e desiderano ardentemente una famiglia. Ma, se Stella ha qualcuno su cui appoggiarsi e che fa emergere la fata combattiva e premurosa del cartone, Beatrix è sola e disposta a tutto per raggiungere i suoi obiettivi.
Terra non riceveva mai l’accettazione dei suoi compagni e, per estensione, non osava nemmeno lei accettarsi per ciò che era davvero, tanto meno sperare che venisse compresa. In Fate: The Winx Saga 2 riesce a superare le insicurezze, esplora sé stessa e comprende la sua verità, accettandosi e dandoci un bel messaggio. Determinante è l’arrivo di Flora, una delle più gravi mancanze della prima stagione. Diversissima da quella animata (e non è necessariamente un male), è giocosa, libera e infonde equilibrio al gruppo con la sua calma, la sua schiettezza e il suo coraggio.
A Musa è sempre pesato il suo potere, ora più che mai data la situazione ad Alfea. Quando perde la magia, non solo torna a respirare nuovamente, ma trova una persona che non la giudica pur avendola vista crollare, l’aiuta senza chiederle niente, la lascia essere quello che vuole senza schiacciarla con mille aspettative. E sì, quella persona è proprio Riven, il ragazzaccio che odia che gli altri pensino male di lui (come Terra, costante promemoria delle sue decisioni sbagliate) ma che non fa niente per cambiare le cose. La connessione con Musa è inaspettate e, se per la ragazza Riven è l’unico con cui può essere libera, è solo questione di tempo prima che lui si senta nel medesimo modo. E noi non stiamo aspettando altro, sebbene siamo consapevoli che, proprio perché li vogliamo così tanto, i creatori introdurranno questa coppia con il contagocce.
L’altra coppia canonica, quella centrale che punta sul cliché dei bravi ragazzi, vede la sua controparte maschile attraversare una fase piuttosto oscura. Il principe azzurro impersonato da Sky è diviso tra l’amore per Silva e quello per Andreas, portandoci a riflettere sul fatto che i veri genitori non sono quelli che ci mettono al mondo, ma chi ci cresce e ci dà amore.
Fin qui la risposta alla nostra domanda iniziale sembrerebbe affermativa. Ma c’è un però e riguarda il mondo in cui tutto ciò è realizzato.
In primis, il cast è sovraccarico e l’aggiunta di un solo episodio non riesce a rendere giustizia ai personaggi (ancora l’utilità di Dane è ignota), persino a quelli principali. C’è troppo da esplorare e poco tempo per farlo; così molte trame risultano superficiali, il ritmo è altalenante con momenti di stasi inutili e altri clou trattati in maniera sbrigativa e prevedibile (come i combattimenti), rimangono ancora troppi interrogativi – soprattutto sulle Blood Witch, la cui storia è fine a sé stessa se non ci viene rivelato nulla sulle loro origini – e lo stesso percorso interiore delle Winx è narrato con leggerezza. Un esempio: apprezziamo Flora ma in pochissimo tempo diviene parte integrante del gruppo senza una naturale progressione dell’amicizia.
Parlando dei nuovi personaggi, Andreas, Rosalind e Sebastian dovrebbero essere i nuovi spaventosi villain, ma ne hanno le potenzialità solo sulla carta. Rosalind non è la carismatica e misteriosa fata della prima stagione della serie tv in streaming su Netflix e Andreas dovrebbe essere la sua controparte maschile, ma gli mancano potere e sapere per compiere qualcosa di veramente utile. In più, che scopo ha avuto riportare in vita Andreas se non c’è mezza scena utile con Sky? Che tra l’altro lo uccide fuori dallo schermo per salvare Silva? Non abbiamo ancora trovato una risposta a queste domande.
Anche lo stesso Sebastian (il cui padre, dato il cognome, potrebbe essere il Valtor che tutti amiamo, ma stiamo solo ipotizzando) è piuttosto scialbo, introdotto solo in funzione della trama di Bloom, come Rosalind.
Offrono tutti poco alla storia, oscurati da una Beatrix che si dimostra l’antagonista migliore della serie tv in streaming su Netflix.
Oltre a cambiare troppo velocemente, i villain vengono sconfitti con facilità dalle fate, ma quest’ultime quando hanno imparato a combattere in quel modo? L’elemento scuola, infatti, è inesistente. La trasformazione è bellissima, con la CGI nettamente migliorata, e ci riporta a quella memorabile del cartone animato (seppur manchi l’iconica musica di sottofondo); eppure non ci viene spiegato come hanno acquisito quelle capacità, dando l’idea che non conti la pratica o lo studio, ma solo l’amicizia e la forza del gruppo. Il che è bello sì, ma allora la sceneggiatura dà troppe cose per scontato.
Tirando le somme, la nostra risposta definitiva alla domanda iniziale è in parte. Fate: The Winx Saga 2 inizia bene per poi perdersi lungo la strada in numerosi ed evitabili errori, sviando l’attenzione dall’elemento più importante dello show: la magia. Lungi dall’essere una delle migliori serie tv fantasy, rimane comunque una stagione godibile, con bei momenti come il coming out di Terra, la trasformazione o la cavalcata sulle note di Wildest Dream. Stanno provando a rimediare agli sbagli e i numerosi cliffhanger preparano la strada a una necessaria terza stagione. Perché abbiamo bisogno di risposte, perché vogliamo Tecna, perché stanno arrivando le Trix (potremmo, infatti, rivedere Beatrix con le sue sorelle, perché il nuovo villain, che ricorda Lord Darkar, ha il potere di resuscitare le persone), perché la Rivusa sta diventando realtà. E noi non vediamo l’ora.