Piazzare una storia di tradimenti, disillusioni e pessimo romanticismo durante il giorno del 14 febbraio è certamente una mossa geniale, una di quelle che ti fa captare la mentalità di una piattaforma streaming come Netflix, dandoti la possibilità di comprendere quanto sia sempre un passo avanti ai suoi abbonati, un passo avanti a noi. Si sa cosa succede in un giorno come questo, d’altronde: i cioccolatini vanno in abbondanza, i fiori vengono adeguatamente riposati su dei vasi che non sapevamo di avere per la casa, e le dediche sull’amore perfetto che troviamo sui social fanno quasi invidia ai migliori esponenti della letteratura. Ed è così che, mentre proseguiamo la nostra solita routine del 14 febbraio, Netflix decide di fare la sua mossa ricordandoci che l’amore sa essere anche una gran bella delusione, e che forse dovremmo frenare il nostro entusiasmo. Mossa astuta, sia chiaro. Ma la domanda che dobbiamo forci adesso è: la nuova Serie Tv italiana – Fedeltà – avrebbe avuto la stessa risonanza se fosse uscita in una normalissima giornata di aprile, o ha avuto bisogno del bastone della contraddizione per risaltare ai nostri occhi? Noi una risposta alla domanda l’abbiamo, e forse è il caso di parlarne.
Fedeltà ha fatto il suo debutto il 14 febbraio, e questo è stato necessario. Ma chiariamoci: non lo è stato solo per via dei contrasti e della provocazione che ha voluto suscitare la serie, ma anche perché, senza questa data, da sola non avrebbe potuto reggere. Stiamo parlando di un prodotto che ostenta una profondità che non ha. E non fraintendete: a noi andava anche bene così. Nessun dramma, nessuna profondità alla base. Solo una normalissima Serie Tv italiana con l’obiettivo di raccontare di una coppia che, arrivata a un certo punto della propria relazione, non riesce più a rispettarsi cadendo così nel disastroso vortice dei tradimenti. Se così fosse stata, noi non avremmo disdegnato nulla. L’avremmo presa semplicemente per quello che è. Invece Fedeltà decide di voler essere di più, e per riuscirci fa di tutto. Ma davvero, davvero di tutto.
Il problema lo si riesce a leggere già dai dialoghi colpevoli di essere troppo carichi emotivamente, troppo studiati, troppo volutamente drammatici.
Stiamo facendo come l’orchestra del Titanic che ha continuato a suonare mentre la nave affondava.
Questa è solo una delle frasi che più Fedeltà avrebbe potuto risparmiarsi, e non tanto per il loro significato – che è sì condivisibile, metaforicamente azzeccato – ma per i momenti e le modalità totalmente inopportune in cui venivano pronunciate. Potevano esserci altri modi, poteva essere tutto molto ma molto meno forzato.
Perché questa è la fregatura di una Serie Tv come Fedeltà: gioca a essere quel che non è perdendo di vista quel che potrebbe essere. Facendo così, purtroppo, non si riesce a seguire quel che succede davvero ai due personaggi che sembrano perennemente coinvolti in tutto: sia nella loro relazione che in quella che sta al di fuori del loro rapporto. Per questo motivo non comprendiamo se il loro tradimento sia necessario a causa di ciò che sentono per l’altra persona o se sia solo un colpo basso al loro matrimonio. Li vediamo fare avanti e indietro, fare un passo a sinistra e poi dieci a destra, non saper più distinguere ciò che sentono davvero. E, cosa ancor più grave, non li vediamo mai analizzarsi. In questa Serie Tv, infatti, non esiste introspezione, mai. Non studiano se stessi, ciò che hanno fatto. Non si mettono in discussione, non riflettono mai. Niente di tutto questo. Agiscono solo d’istinto, mettendo a durissima prova la loro credibilità.
Perché la verità è che noi non riusciamo a credere a nessuno dei loro gesti, delle loro parole. Non riusciamo a empatizzare con loro e, cosa più grave, non riusciamo a seguire il filo conduttore della storia. Sappiamo che raggiungerà un punto di non ritorno, un epilogo dolce-amaro, ma non comprendiamo davvero il suo obiettivo narrativo. Cosa vuole raccontarci davvero Fedeltà? Che se tradisci una volta, lo farai sempre? Che il tradimento non è altro che un apostrofo rosa tra “vado a una cena di lavoro” e “tornerò tardi”? Che il tradimento è in realtà un gesto sopravvalutato? Insomma, Fedeltà ci provoca il 14 febbraio, ma esattamente – da noi – cosa vuole?
Una risposta a queste domande, purtroppo, non esiste. Fedeltà ha osato troppo e lo ha fatto superando dei confini che, se rispettati, le avrebbero permesso di giocare una buona partita. Così non è stato. E non lo è stato perché, a quanto sembra, non sussistevano delle idee estremamente chiare, ma solo delle basi che poi sono state confuse e trattate in modo poco attento, quasi superficiale. Fedeltà era una Serie Tv che doveva rimanerci appiccicata addosso, un prodotto che doveva quasi destabilizzarci. Invece tutto questo non è successo. Purtroppo, di questa storia, l’unica cosa che ci rimarrà attaccata addosso è la consapevolezza di un’occasione sprecata per fare un passo in più all’interno delle produzioni italiane Netflix.