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First Kill non è altro che il misero fallimento di Netflix con l’urban fantasy

First Kill
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ATTENZIONE: questo articolo potrebbe contenere SPOILER su First Kill.

Cosa succede quando si cerca di replicare il successo mondiale di una serie televisiva, di unirne gli elementi più innovativi ai migliori di altri prodotti seriali molto amati, ma ci si dimentica di farlo aggiungendo l’unica cosa di cui il pubblico ha bisogno in questo momento, ovvero la qualità? Il risultato è inevitabilmente qualcosa di banale, in cui si intravedono dei buoni punti di partenza, degli ottimi spunti di riflessione, ma che ha il sapore di un esperimento fallito. Almeno, questo è quello che è accaduto a Netflix con First Kill, serie tv statunitense urban fantasy distribuita dalla piattaforma pochi giorni fa, il 10 giugno 2022. Composta da 8 puntate, First Kill è stata creata da Victoria Schwab, scrittrice di romanzi fantasy e di libri di narrativa per bambini e young adult. Ed è proprio dal suo omonimo racconto del 2020, pubblicato nell’antologia Vampires Never Get Old: Tales With Fresh Bite, che questa serie è stata tratta.

Siamo a Savannah, negli Stati Uniti, in una rispettabile zona in cui di mostri non si sente parlare ormai da tempo. I Fairmont, niente meno che vampiri originari, vivono qui indisturbati, camuffandosi da anni e portando avanti una vita agiata. Juliette (Sarah Catherine Hook) è la piccola di casa Fairmont, l’unica che non ha ancora compiuto l’uccisione che la farà diventare a tutti gli effetti parte della famiglia. Purtroppo per lei, i Burns si sono da poco trasferiti in città, portando con sé tutta la Gilda di cacciatori di mostri di cui anche loro fanno parte, e Calliope (Imani Lewis), la più piccola del suo nucleo familiare, deve ancora mettere fine alla vita del suo primo mostro.

Sono davvero pochi i punti di forza da riconoscere a questa serie, anzi, forse l’elenco degli elementi positivi può essere facilmente ridotto a uno. È inevitabilmente significativa la scelta di trasporre per il piccolo schermo una storia d’amore che abbia come protagoniste due giovani liceali, Juliette Fairmont e Calliope Burns, facendo dell’inclusività la propria parola chiave anche su altri fronti. Ma già dalla scelta e dalla caratterizzazione di questi due importanti personaggi, viene dimostrata la superficialità con cui i loro tratti sono stati sviluppati. A cominciare dal classico stereotipo dell’amore impossibile tra cacciatore-vampiro, la relazione tra Juliette e Calliope si è classificata subito come vittima di una scrittura frettolosa e fin troppo carica di riferimenti letterari che anziché essere percepiti come elementi culturali di un certo spessore, hanno finito solo per appesantire la struttura narrativa.

Netflix

In primo luogo, in First Kill il riferimento a Romeo e Giulietta di Shakespeare è quasi ossessivo.

A partire dal nome di una delle due protagoniste, passando per l’irrimediabile odio che le loro famiglie nutrono l’una per l’altra da generazioni, fino ad arrivare all’effettiva durata della storia d’amore tra Juliette e Cal (che probabilmente non si sviluppa in pochi giorni come quella dei protagonisti della tragedia shakespeariana ma che senza ombra di dubbio ci va molto vicino). Tutti i rimandi a Shakespeare, uniti all’elemento sovrannaturale che caratterizza qualsiasi storia di vampiri, non fanno che esasperare la trama, riempiendola di dettagli fuori posto che risultano solo banali. Ovviamente, First Kill non ha nemmeno un briciolo della profondità sentimentale del dramma di Shakespeare, sebbene tenti di emularlo in continuazione.

Qui, i personaggi sono privi di reale emotività. Nella serie manca una vera introspezione. Le azioni dei protagonisti sembrano molto spesso incomprensibili, in quanto non giustificate in alcun modo dal loro passato o dalla loro storia. Questo prodotto Netflix si ferma in superficie e non riesce ad andare oltre né approfondendo la psicologia umana in maniera credibile, né rendendo la struttura tipica del genere fantasy un pochino più innovativa. Gli intrecci narrativi rimangono sempre i soliti, i risvolti della trama sono fin troppo prevedibili (laddove non sono presenti lacune nelle storyline dei personaggi). La componente adolescenziale di First Kill prende il sopravvento su quella fantasy, resa poco più di una semplice macchietta.

Senza spessore emotivo non può esistere un fantasy moderno che valga la pena di chiamare tale e che possa fare concorrenza alle migliori serie televisive di questo genere.

Gracie Dzienny

Anche perché, per dare vita a un fantasy di qualità, è essenziale vi siano effetti speciali che non lascino dubbi agli spettatori.

Ciò che il pubblico sta vedendo sullo schermo deve sembrare vero, reale, deve dare l’impressione di esistere. Purtroppo però, First Kill pecca anche in questo. La CGI ricrea i mostri in maniera scadente, con una grafica che attualmente qualcuno definirebbe ridicola, e i combattimenti con queste “mostruose” creature sono davvero imbarazzanti. Gli attori si muovono in modo goffo e irreale, con lentezza rispetto all’immagine del loro nemico realizzata con gli effetti speciali. Così, anche tutta la componente action viene meno. Inoltre, chi è abituato a un altro tipo di urban fantasy sa quanto sia importante caratterizzare al meglio anche i mostri contro cui i cacciatori combattono. Qui sembra che ogni creatura possa essere uccisa allo stesso modo di un’altra e non c’è realmente distinzione tra un vampiro, un ghoul o uno zombie.

La cura dei dettagli e la precisione non sono i punto di forza di First Kill, che nella scelta di concentrare la trama sulla storia di una famiglia di vampiri originari e su quella di cacciatori che, ovviamente deve fargli la guerra ventiquattro ore al giorno, trae spunti da altre famose serie tv, ma li unisce in un mix sterile e privo di originalità. Impossibile non percepire i rimandi a The Originals (e di conseguenza a The Vampire Diaries) o a Buffy l’ammazzavampiri. Ma è inutile cercare di replicare il successo di serie televisive come queste attraverso una sceneggiatura banale che utilizza tempistiche narrative poco credibili, inquadrature e primi piani da far rizzare i capelli. Un esempio? Theo Burns che scappa da casa con la telecamera puntata sul suo viso che si muove e rischia di far venire la nausea agli spettatori.

First Kill

A niente è servita la presenza di attori famosi come Elizabeth Mitchell (che forse ricorderete in Once Upon a Time o come Juliet di Lost) o Gracie Dzienny (già incontrata in Chasing Life, Zoo o Jupiter’s Legacy). First Kill è il tentativo fallito di Netflix di dare consistenza e valore a una storia che di nuovo ha veramente poco, utilizzando un prodotto indirizzato a un pubblico young adult e rendendolo poco appetibile, con tutta probabilità, anche a quella fascia d’età, ormai abituata a un altro tipo di contenuti.

Ci sarà mai speranza per gli spettatori che cercano un fantasy di un certo livello?

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