Chi vi parla è probabilmente uno dei più grandi estimatori di From esistenti in Italia. Non a caso, sempre io un annetto fa la definii l’erede di Lost. Un’altra cosa che vi ho sempre detto però nei miei articoli su From è che questa stagione, secondo me, avrebbe rappresentato la prova del nove per una serie che è entrata a gamba tesa in cima alla classifica delle nostre visioni preferite degli ultimi anni (nonchè, secondo noi, tra le 10 migliori serie tv degli ultimi due anni) facendo un frastuono incredibile, rivelandosi un prodotto senza dubbio di livello, ma che con la sua terza stagione avrebbe capito e ci avrebbe fatto capire che posto nella storia della serialità televisiva intendesse effettivamente occupare. Se una buona metà classifica, quella dove stanno gli ottimi prodotti (a prescindere da come finirà, ottimo prodotto a mio parere lo rimarrà lo stesso: ci facciamo condizionare sempre troppo dai finali di serie), oppure un posto in alto, quella dove stanno le grandi serie, quello appena sotto i capolavori. Siamo arrivati al quarto episodio di questa stagione chiave, quasi al giro di boa, e io ancora non ho capito bene la direzione che stiamo prendendo. Una parte di me mi fa propendere per ridimensionare un po’ le aspettative, ma ce n’è un’altra che mi dice di aspettare, perchè è ancora relativamente presto e From potrebbe dare a un certo punto una spaventosa accelerata narrativa che fa saltare il banco. E che fa saltare dalla sedia tutti noi.
Coi primi due episodi, soprattutto grazie all’affascinantissima storyline di Tabitha nel mondo reale o comunque qualcosa che gli somigliava ampiamente, sembrava davvero che le porte dei misteri si stessero cominciando pian piano a schiudere. Poi lo sappiamo, è arrivata la terza: Tabitha è tornata nell’inferno di Fromville e ci è sembrata quasi un’infinita partita a Monopoli in cui siamo costretti a ri-passare costantemente dal via senza soluzione di continuità, e senza alcuna scorciatoia a disposizione per uscire da questo loop infinito. In questa quarta puntata di From ci aspettavamo una cosa: più risposte. Un rientro a Fromville relativamente tranquillo – per quanto deprimente – per Tabitha, il commovente incontro tra Victor e suo padre, un concilio ristretto formato da Tabitha, Victor e suo padre che unendo i vari tasselli avrebbe potuto avvicinarci pian piano a qualche soluzione.
Non è successo nulla di tutto questo.
Ci siamo invece trovati di fronte a una puntata fatta quasi di piena azione, dove il terrore è tornato a dominare la scena. E visto che sul lato mostri lo scorso episodio era stato sostanzialmente tranquillo, in parte dovevamo aspettarcelo. Ormai la conosciamo, From: con questo suo costante meccanismo a elastico ci tiene incollati allo schermo alternando momenti di introspezione, analisi e studio volto alla risoluzione dei misteri a momenti puramente action, dove ci ricorda che comunque è nata come una serie horror, pur riuscendo sapientemente a mescolare una serie di elementi che nel complesso la rendono un ibrido di generi.
Il ritorno di Tabitha a Fromville è quantomai movimentato e terrificante, con i due malcapitati paramedici che ci lasciano le penne subito, divorati dai mostri, e la poliziotta che in preda al panico spara a una degli abitanti di Fromville per sbaglio, con tutte le conseguenze del caso. Protagonista assoluto della puntata è Randall, personaggio sui generis, a se’ stante, apparentemente votato in toto a preservare se stesso ma che in questa puntata si scopre – suo malgrado – anche altruista, volendo partecipare attivamente allo strambo piano di Boyd di giocare all’attacco contro i demoni dell’angusta cittadina. Randall non si nasconde nel suo pullman fregandosene di tutto il resto, non accetta nemmeno la proposta di Boyd di andare a dormire al suo posto, a casa sua: decide di stare al centro dell’azione e ne pagherà le conseguenze.
La parte più interessante dell’episodio, in teoria, riguarda Victor: non ha ancora incontrato suo padre ma si è determinato ad affrontare il suo passato: rinchiusosi con Sarah all’interno di una sorta di fortino, l’uomo toccando degli oggetti ricorda. Ricorda i suoi primi tempi a Fromville, il massacro di tutte le persone intorno e tenta di risvegliare dentro di se’ qualcosa che potrebbe essere molto utile a fare qualche passo avanti nel trovare una chiave di volta che permetta agli abitanti di questo posto fuori dal mondo di liberarsi dal male che li attanaglia. Al momento però è una cosa puramente ipotetica: già con la storyline di Tabitha fuori da Fromville ci siamo illusi fin troppo, e non basterà qualche visione di Victor per convincerci che ci stiamo avvicinando a qualcosa di nuovo all’interno della narrazione.
Comunque Boyd, per salvare Tabitha, Jim e il padre di Victor compie una scelta, contrattando coi mostri: li lasceranno liberi di rientrare a casa se Boyd accetterà di lasciare in mano loro il povero Randall, il cui destino sembra a quel punto segnato. Qui però From ci stupisce, e con il classico cliffhangerone di fine puntata ci sbatte un Randall ancora vivo – per quanto malconcio e sanguinante – spiattellato dai mostri sul cofano dell’ambulanza. Le opzioni che si aprono dinnanzi a noi sono innumerevoli: lo hanno lasciato vivo semplicemente per fare un dispetto a Boyd, che ora avrà un nemico giurato in casa dato che il capo-banda lo aveva di fatto consegnato ai mostri. Un nemico che potrebbe costituire un pericolo non solo singolarmente, ma anche in generale nell’ottica del gruppo: Boyd finora aveva difeso a ogni costo qualsiasi membro della comunità, e il fatto che stavolta non sia andata così, con un sopravvissuto tradito pronto a fargli la guerra dall’interno, potrebbe creargli più di qualche grattacapo.
Sembra però una possibilità troppo banale per From. Più probabilmente, Randall – che nell’ultima scena prima di scoprire che fosse vivo avevamo lasciato in balia dei mostri, letteralmente circondato – si sarà trasformato in qualcosa. Forse un ibrido tra umano e demone. Qualcosa di sinistro e pericoloso, molto più di quanto lo sarebbe nella prima opzione paventata sopra. Esiste anche l’opzione che Randall sia un’esca per far uscire fuori i suoi concittadini a prenderlo, così che i mostri possano prendere d’assalto la casa, ma anche questa sembra un’opzione molto forzata: in questa fase del gioco i mostri sembrano divertirsi a torturare psicologicamente Boyd, più che a fare man bassa della popolazione. La puntata si chiude con l’ennesima disgustosa scena di Fatima che mangia pezzi della sua vecchia amica appena morta, confermandoci ormai chiaramente che dentro di se’ ha uno di quei mostri pronti a uscir fuori.
Questo episodio di From, come dicevamo in intro e nel titolo, è particolarmente difficile da giudicare. Perchè è stato senza dubbio un bell’episodio, forse preso come episodio a se’ stante potrebbe essere addirittura il migliore della stagione. Sul piano dell’intrattenimento è stato fortissimo, ricordandoci quasi i migliori episodi delle prime stagioni di The Walking Dead, dove gli assalti-zombie facevano ancora – davvero – paura. Il problema però è che ormai noi da From non ci aspettiamo solo questo. Non si può giocare a nascondino in eterno, e sarà importantissimo a partire dalla prossima puntata cominciare a fare dei passi in avanti concreti verso un nuovo livello di questa sottospecie di gioco interattivo, altrimenti questa serie finirà col girare su se stessa in eterno. From deve farci capire una volta per tutte chi vuole diventare da grande: e se non se la sente di salire nell’Olimpo delle serie tv e decide di accontentarsi di essere solo un’ottima serie, va bene lo stesso. Basta che ce lo dica.
Vincenzo Galdieri