Una premessa prima di cominciare, che un po’ di sano maniavantismo non fa mai male a nessuno ed è diventato una costante dell’apertura di questo ciclo di recensioni di From: siamo sicuramente davanti a una serie il cui finale della terza stagione potrebbe confermare o ribaltare il risultato. E per ‘finale’ intendiamo gli ultimi due episodi, mentre per ‘confermare o ribaltare il risultato’ intendiamo capire che posto nella storia della serialità From ha intenzione di occupare: uno alto, nel caso ‘confermasse’ il risultato ottenuto nelle prime due stagioni; uno semplicemente ‘buono’ nel caso in cui l’epilogo di quella che abbiamo sempre detto sarebbe stata la stagione decisiva non dovesse soddisfarci. Va da se’, quindi, che ogni critica, ogni appunto, ogni considerazione che facciamo in corso d’opera potrebbe essere smentita dal finale stesso, qualora ognuna di queste puntate dovesse rivelarsi veramente propedeutica a uno sviluppo che ci porti a un finale non solo scioccante – come è stato quello della seconda stagione – ma che sia anche un effettivo game changer – come quello della seconda stagione si è poi rivelato non essere -.
Fatta questa premessa possiamo cominciare, e possiamo cominciare col dire che neanche in questa puntata è arrivata la tanto agognata svolta considerevole che tutti ci aspettiamo da un po’. Il sesto episodio della terza stagione di From è stato un episodio godibile, che ha mixato con intelligenza i momenti puramente horror con quelli più introspettivi, sottolineando ancora una volta che questa è comunque una serie di qualità a prescindere dalla risoluzione dei misteri (e tale rimarrà, anche se dovesse deluderci alla fine). Tuttavia, proprio perchè ormai il fatto che sia una serie di qualità è una cosa acclarata, ci aspettiamo che From decida di alzare l’asticella e portarci ancora oltre. E quando diciamo ‘decida’ non lo diciamo a caso, perchè l’impressione è che From in fin dei conti sappia cosa dirci (ed è una buona notizia) e come creare i presupposti per una quarta stagione straordinaria, ma che si stia prendendo un po’ gioco di noi nel tergiversare per portarci a qualche svolta davvero concreta.
Ancora una volta ci troviamo davanti a una puntata in cui viene messa tantissima carne al fuoco, e in cui ogni storyline presa singolarmente sembra interessantissima e con un altissimo potenziale di sviluppo – in questo, From sta diventando maestra – ma che poi nella visione d’insieme non ci porta a nulla che possa essere considerato davvero determinante. E se il fatto che ogni storyline presa singolarmente sembri intrigante e ad alto potenziale è un punto di forza, il punto debole è che queste storyline non comunicano tra loro. Sembrano tanti pezzi di un puzzle che fa fatica a lavorare insieme, ad armonizzarsi per arrivare finalmente a un punto. Lo stesso vale ovviamente per i personaggi: se la maggior parte di loro è ormai sempre più impegnata nel tentare di trovare una soluzione (sicuramente un passo in avanti rispetto alle stagioni precedenti, ma che al contempo consideravamo scontato dato il punto della storia in cui ci troviamo), difficilmente gli stessi personaggi condividono con gli altri quello che stanno facendo, o quantomeno provando a fare.
Siamo sballottati costantemente da un punto all’altro: Victor e suo padre si avventurano nella tana dei mostri per recuperare quell’inquietante pupazzo, alla fine ne escono vivi – qui From ci ha sorpreso, perchè eravamo certi che il padre ci avrebbe lasciato le penne – ma comunque non ci viene raccontato niente di che; Fatima scopre di non essere incinta, ma per adesso non ci è dato sapere nient’altro; Elgin continua con le sue visioni, sempre più inquietanti e imponenti a livello di potenza scenica, ma anche in questo caso la narrazione sembra continuare a girare su se stessa senza soluzione di continuità.
Come sempre, le frazioni di racconto che più ci danno l’impressione di stare andando da qualche parte riguardano quel geniaccio di Jade e Tabitha: nel caso del primo, comunque, è solo una sensazione per adesso, un attestato di fiducia verso il personaggio che abbiamo sempre ritenuto il più intelligente – e forse anche il più mistico – dell’intera serie, ma ciò che sta provando a fare al momento ci risulta poco meno che criptico. A Tabitha, vero ago della bilancia di From da un po’ di tempo a questa parte, è invece affidato il consueto cliffhangerone di fine puntata: tramite delle sinistre visioni la donna scopre di aver visto Fromville già da bambina, e questo dovrebbe portarci a pensare che nella prossima puntata potrebbero esserci svolte importantissime. Ma non è un delitto dire che non ci caschiamo più e che non ci fidiamo più tanto delle aspettative riposte su quello che succede a Tabitha nei finali: del resto il finale della seconda stagione in quel senso ci aveva illusi non poco, salvo poi vedere la serie tornare sui suoi passi, fare una brusca retromarcia e riportare le cose allo stato precedente (o quasi).
Come dicevamo nel titolo, forse abbiamo capito dove ci vogliono portare: l’impressione sempre più netta è che From abbia deciso di giocare un po’ col fuoco e di giocarsi tutto nelle ultime due puntate, che non a caso hanno il titolo di Revelations: Chapter One e Revelations: Chapter Two. E la cosa non ci piace granchè, perchè non si è mai avuta l’impressione netta che ciò che è stato raccontato in queste 6 puntate fosse davvero imprescindibile per aggiungere tasselli alla costruzione: potremmo trovarci di fronte magari anche a un finale spaziale e forse anche concretamente determinante a livello narrativo, ma incasellato in una costruzione in cui potremmo doverci trovare a fare i conti col fatto di aver vissuto una sorta di stagione-filler per arrivarci, prima di una quarta stagione (probabilmente l’ultima) in cui succederanno costantemente cose e in cui anche il ritmo narrativo della trama orizzontale trovi perfettamente senso e posto.
Come detto, non dubitiamo troppo del fatto che From alla fine sappia perfettamente cosa dirci, e questo è un bene: siamo solo molto, molto dubbiosi su tempi e modi con cui lo sta facendo. Ma è un rischio che si sta prendendo consapevolmente: se ha deciso di giocarsela così, probabilmente è perchè è molto sicura dei suoi mezzi.
Vincenzo Galdieri