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Game of Thrones 1×09 – Il valore dell’onore

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Ogni mercoledì e ogni sabato sera, sempre alle 22.30, vi portiamo con noi all’interno di alcuni tra i momenti più significativi della storia recente e passata delle Serie Tv con le nostre recensioni ‘a posteriori’ di alcune puntate. Oggi è il turno della 1×09 di Game of Thrones.

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul nono episodio della prima stagione di Game of Thrones

Ci sono puntate che rimangono. Puntate che segnano la storia delle serie tv, finendo per plasmarla sotto una nuova forma. Puntate che tutti conoscono, fatte di momenti noti anche a chi non le ha mai viste. Puntate iconiche, leggendarie, a loro modo sovversive. Che aggirano le regole non scritte della sceneggiatura e vanno in una direzione del tutto nuova, alla ricerca di una narrazione visionaria. Ci sono puntate come la nona della prima stagione di Game of Thrones. In cui succede quello che nessuno avrebbe mai potuto immaginare, a patto che non si conoscessero i libri di George R.R. Martin: il protagonista muore, prematuramente. Il protagonista ufficioso, ma pur sempre il protagonista. All’improvviso, in una fiammata di pochi minuti che ha mandato al diavolo ogni convenzione e ha fatto a pezzi ogni nostra certezza. Dopo appena nove episodi, all’alba di un racconto che si apprestava a concludere il suo lungo prologo.

Qualcuno dirà che Game of Thrones non abbia mai avuto un vero protagonista, e avrà pure ragione: a eccezione delle ultime due stagioni, in cui i confini tra i personaggi più centrali, i secondari e i marginali furono molto più marcati, questa incredibile saga si è sempre sorretta su soggettive mobili, dinamiche, persino camaleontiche. Ma Ned Stark è stata la vera anima carismatica di Game of Thrones, nella prima stagione. E il suo interprete, Sean Bean, era stato presentato nelle campagne promozionali da protagonista assoluto: stava a Game of Thrones quanto James Galdolfini stava a I Soprano o Bryan Cranston a Breaking Bad, per intenderci. Per questo motivo, e soprattutto perché non avessimo ancora la minima idea di cosa fosse realmente quest’audace fantasy, avevamo dato per scontato che ci avrebbe accompagnato fino alla fine, senza avere il minimo dubbio a riguardo. Invece no, questa è una storia diversa dalle altre: in un attimo, nell’istante in cui la spietata lama di Ilyn Payne affonda sulla nuca dello Stark, svanisce la plot armor e Ned Stark muore. Esalando l’ultimo respiro su un nero in cui una nuova fase delle serie tv è iniziata. Mentre Game of Thrones si presentava al mondo in tutta la sua imprevedibile maestosità.

Scritta dai bistrattati David Benioff e D.B. Weiss, “Baelor” è stata diretta sapientemente da Alan Taylor, regista di grande fama che ha diretto, tra gli altri, alcuni tra gli episodi più importanti de I Soprano e Mad Men. La valutazione ottenuta su IMDb, 9.6, certifica l’altissimo livello della puntata: non abbastanza per raggiungere la vetta degli episodi migliori di Game of Thrones – inarrivabili i 9.9 ottenuti dagli ultimi due episodi della sesta stagione – ma più che sufficiente per evocarne l’importanza storica dentro e fuori dall’ambito seriale. Specie se la si contestualizza all’interno di una stagione d’apertura che si era fin lì contraddistinta per un carattere prevalentemente introduttivo. Detto ciò, i numeri parlano fino a un certo punto: cristallizzano un momento e l’impatto di esso sul presente, ma non racchiudono fino in fondo le conseguenze che ha avuto su una serie tv da lì in poi esplosa in modo dirompente. E di un passaggio che si apprezza ancora di più a posteriori, attraverso una visione postuma successiva alla conclusione delle otto stagioni.

Se da un lato una seconda visione, consapevole dell’effetto domino innescato dalla dipartita di Eddard Stark, smarrisce lo scioccante impatto di un colpo di scena magistrale, dall’altra permette di guadagnare nella lettura di alcuni tra i passaggi più significativi dell’episodio, messi in secondo piano dai dagli incendiari minuti conclusivi. A partire dal prologo, in cui un dialogo tra Ned e Varys illustra con grande chiarezza il tema cardine della puntata: il valore dell’onore. Presentato da un “teatrante” tanto consapevole della situazione da assumere quasi l’onniscienza di una voice over, l’onore viene spogliato dai dettami più ortodossi, caratteristici della “dottrina Stark” e viene inserito in un ambito più animalesco di mera sopravvivenza, in cui le priorità paiono essere altre. In quel momento, Varys chiede quindi a Ned di sacrificare il proprio nome in nome di un bene superiore: il reame, nella sua globalità. Per la pace, fondamentale in una fase di tale instabilità. Il Primo Cavaliere, spinto anche dall’amore per i propri cari, messi in pericolo dal proprio integralismo, accetta quindi il gravoso compromesso e decide di confessare un crimine mai commesso: il racconto di una presunta menzogna.

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Come ben sappiamo, il sacrificio di Eddard Stark, un’onta che va ben oltre la morte stessa, è vano: Joffrey Baratheon, figlio bastardo di Robert appena divenuto re, decide di dare un saggio della propria sadica irrazionalità, tanto ingestibile da non esser stata fin lì contemplata nemmeno da Varys, giustizia comunque l’uomo e innesca così una guerra sanguinaria che devasterà Westeros. L’onore, in ogni caso, assume quindi i tratti di un ostacolo insormontabile, nell’ottica di un calcolo politico indispensabile ben al di là delle ambizioni personalistiche. E unisce con un doppio filo l’apertura e la chiusura dell’episodio. Fin qui, tuttavia, anche una prima visione si prestava all’interpretazione più o meno agile del tema cardine, mentre la visione a posteriori schiude delle parentesi che capiremo solo dopo anni non esser affatto interlocutorie.

Una battuta, in particolare, si intreccia per certi versi al concetto di onore e mette al centro l’idea di dovere: il fine ultimo della vita di un uomo. La frase, pronunciata da Aemon Targaryen, sembra peraltro adattarsi perfettamente alla visione dello stesso Varys, come sarà lui stesso a confermare implicitamente nelle stagioni successive in uno straordinario dialogo con Oberyn Martell: “L’amore è la morte del dovere”. Perché è tanto importante questa citazione? E perché è necessaria una visione postuma per apprezzarla meglio nell’ambito dell’episodio in questione?

Perché disvela un elemento narrativo che si presenterà più volte nel corso delle stagioni successive di Game of Thrones. E che ci permette di osservare con occhi diversi quel che succede nel corso di “Baelor” ai protagonisti principali.

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Quattro, su tutti: Jon Snow, Robb Stark, Daenerys Targaryen e Tyrion Lannister. Capiremo dopo anni, infatti, quanto sarebbe stato importante il sacrificio del primo che, senza mai dimenticare le parole rivoltegli da Aemon, farà sempre del dovere la priorità assoluta, tramutandolo così nell’eroe senza macchia – e senza amore – di un racconto senza eroi e con pochissimo amore. Dopo anni capiremo anche che Robb, costretto in questo episodio ad assumere un impegno la cui rottura porterà alle sanguinarie Nozze Rosse, deciderà di preferire l’amore a una promessa di matrimonio con conseguenze a noi fin troppo note. Così come quelle delle irragionevoli azioni di Daenerys e Tyrion, accecati dall’amore provato per Khal Drogo e Shae, cause di effetti domino spesso deleteri. Del tutto incontrollabili.

Macrotemi fondamentali si riassumono quindi in una singola citazione, in sole sette parole che finiscono per racchiudere l’essenza di otto stagioni in cui la visione dell’amore non è mai stata particolarmente benevola nei confronti dei protagonisti di Game of Thrones. Quasi fosse un lusso troppo grande, in un mondo impregnato dall’odore acre di una morte che irrompe, di continuo, nelle vite di ognuno. Ma “Baelor” non sarà mai l’episodio di Aemon Targaryen: sarà sempre la puntata di Eddard Stark. Per tutti, anche per i più distratti. Investiti da un treno in piena corsa, sbucato all’improvviso da una curva. In una puntata in cui tutti siamo stati Arya. E in cui tutti siamo stati degli Stark, dopo aver colto per la prima volta cosa potesse significare in un duro mondo dominato da ciniche dinamiche di potere. Una puntata che non dimenticheremo mai, perché da lì in poi è valso tutto. Dentro Game of Thrones e fuori da essa. Ritrovandoci così alla deriva, senza più certezze. Con la consapevolezza che ogni singolo istante potrebbe essere l’ultimo, persino all’interno di una serie tv. Dentro storie che si impegnano sempre più per esser meno rassicuranti, laddove necessario, per coinvolgerci emotivamente senza più vincoli aprioristici.

Al gioco del trono, d’altronde, “si vince o si muore”. E a quanto pare, non esistono più eccezioni alla regola.

Antonio Casu

La puntata 1×09 di Game of Thrones verrà raccontata, approfondita e analizzata anche giovedì sera 15 giugno 2023 alle 21.00 sul nostro canale Twitch: ci trovate sotto il nome hallofseries_com. Vi aspettiamo!