Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 1×04 di Game of Thrones
Non fidarti di me è la cosa più saggia che hai fatto da quando sei sceso da cavallo.
Uomo avvisato, mezzo salvato. Tanti lo pensano da secoli, ma non hanno mai visto un episodio di Game of Thrones. E soprattutto non hanno mai avuto a che fare con uno Stark. Le minacce, in fondo, hanno spesso un obiettivo: ottenere un risultato senza inutili complicazioni. Lo fanno i pesci palla, quando fronteggiano un nemico più grande e giocano l’asso per evitare una battaglia che li vedrebbe sconfitti. Lo fa Viserys con Daenerys, pur sapendo d’essersi già sgonfiato e non aver altro che una bella prostituta da ammaliare con una fiaba. Non lo fa Ditocorto, manco lontanamente. Nel suo caso, l’uomo avvisato è mezzo morto nel momento in cui ha messo piede ad Approdo del Re. E la sua sincerità è brutale. Un esercizio di narcisismo che riscatta una storia personale ancora da scoprire fino in fondo. E avrà conseguenze che fin da Cripples, Bastards, and Broken Things, quarto episodio della prima stagione di Game of Thrones, si intravedevano chiaramente.
L’isolazionismo di Eddard Stark è la peggior strategia politica attuabile, specie quando ci si trova in un covo di serpi. Stretto in una morsa dalle apparenze di Ditocorto (seppur unite ad una malizia mai celata) e le minacce crescenti di Cersei Lannister, il Primo Cavaliere del Re pensa a tutti, meno se stesso: indaga sulla scomparsa di Jon Arryn alla ricerca di una scomoda verità, e fa altrettanto quando si imbatte in un figlio bastardo di Robert. Ned, mal consigliato, è sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ed è circondato da maestri dell’intrigo che, al contrario, dominano il Gioco dei Troni con la leggerezza di chi non ha fatto altro nella vita. Dal canto suo, sembra esser consapevole del destino al quale potrebbe andare incontro, ma non fa niente per evitarlo. Le verità misteriose emergono con la forza di un uragano, senza indossare una maschera: si nascondono dietro mille parole dette e qualcuna non detta.
Lo stesso si può dire della figlia Sansa, giustificata dall’innocenza di una ragazzina che non ha la più pallida idea di che vita stia vivendo. Ci prova lo stesso Ditocorto che ha con lei un primo approccio dirompente. E fa altrettanto chiunque racchiude in un unico racconto le tentazioni dei bei leoni e l’onore dei lupi orgogliosi, incompatibili nemesi che metteranno a dura prova la crescita della donna che diventerà. Quando si parla della brutalità della sincerità non si può non pensare anche all’arrogante Viserys, contro il quale si scagliano puntuali i rintocchi di un destino che non può vederlo re e scioglierà sul suo capo una corona effimera. Daenerys, dal canto suo, non può far altro che ribadire la realtà dei fatti con la forza immatura di chi avrà nella sua storia una sovrapposizione con quel che non avrebbe dovuto essere. Un vero drago.
La minaccia più forte, però, risente degli echi di un tempo che non è una semplice leggenda. Lo spauracchio dell’Inverno, evocato (non senza cinismo) da Alliser Thorne, spaventa Jon Snow e il neo arrivato Sam. Se in Game of Thrones tutti gli uomini consapevoli di un rischio si fossero salvati, questa storia non avrebbe avuto ragion d’esistere. E i due Guardiani della Notte, confinati in un angolo sperduto di un mondo di per sé difficile, avrebbero mandato al diavolo l’onore e i giuramenti, alla ricerca di un posto al sole. Non lo faranno, ma per fortuna la Storia sa riservare talvolta più di un’occasione. Qualcuno avrà questa fortuna, qualcun altro no. Nel dubbio, la diffidenza sarà sempre l’arma più efficace, che si sia coinvolti o meno nel famigerato Gioco dei Troni. E lo diciamo anche a chi non sa dove sia andata a parare questa meravigliosa serie tv: non fidatevi di nessuno. Non fatelo mai fino in fondo. E non affezionatevi: potreste pentirvene amaramente. Potrebbe essere la cosa più saggia fatta da quando siete saliti a bordo. Noi vi abbiamo avvisato.
Antonio Casu
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