Cosa ci racconta Gangs of Galicia? Andiamo a vedere dove è mancata la nuova serie tv Netflix.
Eravamo convinti di venire fortemente coinvolti in una storia crime dai toni drammatici firmata dal regista spagnolo Roger Gual, su una storia realmente accaduta in Galizia. Parliamo del tipico circuito che prevede cartelli della droga, vendetta e misfatti di ogni tipo. Possiamo affermare che Gangs of Galicia non ha nulla di inedito, perdendosi in special modo nelle modalità del racconto. Se pensavamo dunque di trovarci immersi nel mondo dei clan messicani come è riuscita Griselda (qui ne parliamo) o i suoi antenati, siamo andati certamente fuori strada.
Nonostante si tratti di fatti reali, lo sviluppo delle linee narrative e le performances dei protagonisti potevano essere orchestrate con maggiore coerenza e impatto sulla sfera emotiva di chi guarda. Anche gli archi temporali risultano inverosimili per certi versi, mascherati dall’uso di un montaggio alternato che non fa presa come dovrebbe. Adesso facciamo, dunque, un piccolo accenno a quelli che sono i principali fatti di Gangs of Galicia.
O meglio, di quello che avrebbe voluto trasmettere seppur con pochi risultati.
Dopo la morte del padre a Fuerteventura e dopo aver scoperto durante la lettura del testamento la cessione di denaro a due donne, sua figlia Ana – influente avvocata (ecco un articolo) di Madrid – decide di lasciare la città per recarsi a Cambados. Questa era la cittadina in Galizia dove si era trasferito il padre in passato. Dunque, la donna fa subito delle ricerche dalle quali emerge che il padre era diventato un collaboratore di giustizia dopo aver preso parte al clan di narcotrafficanti più potenti della zona. Il fondatore di questo è José Padìn, arrestato anni fa proprio a causa del tradimento di Silva, il padre di Ana sotto mentite spoglie, e adesso in libertà semi-vigilata fuori città. Dunque, a gestirlo in loco c’erano il figlio Daniel, i fratelli Nilo e Togno e altri tirapiedi.
Venendo a conoscenza tramite un filmato della polizia che il padre fosse stato ucciso da due uomini sconosciuti, Ana cercherà in tutti i modi di nascondere la sua vera identità mentre cerca di vendicare il padre a Cambados. Dovrà per questo accettare l’ingaggio per svariate cause legali degli abitanti del posto, primo fra tutti Daniel. Questi coinvolgerà tanto la donna affinché possa rendere i suoi affari più leciti possibile.
Non mancherà inoltre di conquistarla anche sentimentalmente e, seppur non fosse una buona idea, la donna cederà lentamente alla passione per lui. Determinante sarà la presenza di Berta Raposa, della figlia Laura e della nipote Maria, in quanto a loro erano destinati i soldi lasciati dal padre di Ana. Si scoprirà infatti che Berta è la sua compagna, con la quale aveva avuto Laura.
Tra le vicissitudini in cui si imbatteranno le donne, ricordiamo l’assassinio della giovane Maria
La ragazza era intenta a scappare con il fidanzato Marco, nonché nipote di Togno e Nilo, con i soldi seppelliti da suo nonno ormai deceduto. Sarà Samuel a farsi carico dell’omicidio, un marinaio complice del traffico in mare della cocaina, che giorni prima aveva deciso di diventare la talpa della polizia. Questi, una volta punito pesantemente dai Padìn, si dirigerà con un fucile contro di loro, riuscendo a ferirli e uccidendo Maria per errore. Marco, distrutto da quella tragedia, deciderà così di infiltrarsi dall’interno negli affari dei cugini, facendo da fonte per la polizia tramite Laura. Nel frattempo, Ana continua a collaborare con il clan affinché si possa portare a termine l’ultimo grande colpo finale. Daniel vorrebbe scappare via da Cambados, recidere i legami con il padre e iniziare una nuova vita con lei.
Sembra tutto organizzato alla perfezione, se non fosse che Marco non comunica in tempo reale le coordinate dei criminali alla polizia. Ana scopre così dai colombiani che a voler uccidere il padre fosse proprio Daniel. La polizia raggiungerà dunque il punto di destinazione, dove si nascondevano Daniel e Marco che aveva finto di collaborare fino a quel momento con i malavitosi. Contemporaneamente, una seconda pattuglia arresta tutti gli altri confiscando il peschereccio ricolmo di droga. Tre mesi dopo, Ana farà visita a Daniel in prigione, ammettendogli che nonostante le spiacevoli scoperte su di lui, avrebbe iniziato volentieri una storia d’amore. Tuttavia, la guardia entrerà a dividerli nel momento in cui lei sta confidando di aspettare un figlio da lui, tra la commozione e l’amarezza di non sapere cosa riserverà loro il futuro.
Gangs of Galicia ci descrive la realtà criminale dei piccoli centri abitati
Questi vivono del potere delle associazioni per delinquere che speculano sulle spalle della povera gente. Parliamo pertanto di estorsioni, ricatti, omicidi di innocenti, soldi sporchi e, non per ultimo, narcotraffico. La falla sta però nel fatto che la principale argomentazione doveva essere la vendetta di Ana nei confronti di coloro che avevano assassinato il padre, una volta diventato un collaboratore di giustizia. Questo preciso obiettivo viene perso di vista già dal momento in cui l’avvocata decide di trasferirsi a Cambados per ottenere le risposte che cercava.
È parecchio rilevante come l’incunabulo principale della storia stessa, che avrebbe dovuto avere appunto Silva come protagonista, venga liquidato solo con un articolo di giornale trovato online da Ana. Così come il dare quasi per scontato che Berta e Laura avessero ricevuto tutti quei soldi dalle Canarie perché erano rispettivamente la seconda moglie e la figlia dell’uomo. Ci aspettavamo infatti che Ana lo comunicasse ad alta voce almeno una volta. Invece, ne abbiamo la conferma dal corso degli eventi e da una telefonata della madre in cui definiva Laura come “sorellastra” di Ana.
Pertanto, la maggior parte dei passaggi appartiene a quel classico filone che oggi necessita di un puntuale svecchiamento
Faccio riferimento alle operazioni che regolano il traffico della droga (a proposito, avete mai visto questa serie?), la presenza di talpe in polizia, così come il loro accanimento senza troppi risultati. Tutto ciò, qui non accade. Gual voleva probabilmente muoversi in acque sicure per rendere Gangs of Galicia riconoscibile e di conseguenza apprezzabile. Il pubblico, però, è pretenzioso e non sbaglia a esserlo! In un mare magnum di offerta spera sempre che possa aspettarsi almeno qualche intrigante artificio di montaggio o ambizioso colpo di scena. Ebbene, tutto ciò che avviene negli episodi finali – dopo un escalation di avvenimenti connotati da un ritmo più che lento – sono eventi prevedibili e farraginosi.
Era scontato sin dall’inizio infatti che i Padìn finissero dietro le sbarre
Ed e quasi una taciuta punizione per Ana, questa. L’avvocata, infatti, dopo aver conquistato la scena per la nomea che si era costruita a Madrid, fa emergere tutta la volubilità nel perdere di vista le sue intenzioni. Era palese di fatto che avrebbe dovuto avvicinarsi in qualche modo ai cattivi della storia. Tuttavia, cedere addirittura senza nessuna remora alle avances di Daniel e concepire con lui anche un figlio, sembra essere non poco esasperato nell’economia della storia. La sottotrama amorosa spesso e volentieri può far piacere, in base soprattutto alla tipologia di pubblico. Quando questa diventa però l’espediente automatico per distendere i toni, si trasforma in una caduta di stile.
Non possono che saltare all’orecchio, infatti, le varie canzoni in lingua originale ogni volta che sta per succedere qualcosa tra Ana e Daniel. Questa scelta conferma la tendenza delle serie tv spagnole a sbattere la testa su un melò non sempre appropriato. Ma parlando adesso dei protagonisti e degli altri personaggi, è possibile affermare che questi non abbiamo una reale caratterizzazione, né tantomeno la speranza di un’evoluzione diversa in futuro. Diciamo con certezza che il finale ci suggerisce l’intenzione di Ana di non interrompere i rapporti con Daniel. Sembra pertanto essersene perdutamente innamorata come non le era mai successo prima, nonostante la non giovanissima età. Quanto a Daniel, egli si predispone come l’antagonista per scelta del padre, il vero responsabile del suo spregevole destino nonché della morte di Silva.
Gli altri marciranno in prigione consapevoli, o forse mai, di essere stati i villains del più potente criminale della zona
Pensare che questo li rendesse tanto orgogliosi, non farà pesare loro la degenza in prigione più del dovuto! Facendo un bilancio generale dei personaggi di Gangs of Galicia, dunque, sembrano quasi più espressive e coinvolte le Raposa, così come lo stesso complice Samuel. Questi sanno interpretare al meglio l’archetipo della vittima che inevitabilmente è costretta a diventare carnefice almeno una volta nella sua vita. Non a caso, è proprio attraverso le loro vicende che vibrano le corde più drammatiche della storia. Diventa infatti atroce la morte di Maria per mano di Samuel.
Riguardo all’analisi della battuta finale di Gangs of Galicia, a tratti rasentiamo il presagio di un seguito. Questo nei termini della possibile relazione tra Ana e Daniel, nonché della gravidanza e di qualche eventuale e trita svolta circa il narcotraffico. Tutto ciò deluderebbe senza dubbio qualsiasi aspettativa, nonostante sin dall’inizio se ne siano coltivate poche. Pertanto, meglio far rimanere la narrazione dentro il recinto della miniserie. La trama nuda della serie può vantare di un certo realismo, anche se il formato del racconto sembri spesso spigoloso. Allo stesso modo, la gestione della temporalità nel presente e nel confronto con il passato di Silva, risulta alle volte inutilmente ellittica.
Sono soprattutto queste vicende che segnano da tempo la storia di una così bella parte di mondo
Misera realtà che però tiene contatti appostati a grandi distanze. Stupisce come non si avverta troppo in Gangs of Galicia l’aspetto claustrofobico di un micro-cosmo come Cambados. La polizia risiede infatti a Pontevedra, Jose Padìn è in libertà semi-vigilata in un paese vicino, mentre Ana ha dovuto intercettare il narcotraffico addirittura a Dakar. In fin dei conti non è detto che questo sia un aspetto assolutamente positivo. A questo proposito, forse il vero obiettivo doveva essere quello di far emergere la condizione più cruda e pura in cui possono attecchire certe dinamiche.
Mi riferisco a ignoranza, povertà, mancanza di strumenti legali non corrotti, eredità della colpa e della pena dai genitori ai figli, ipocrisia e fame di rivalsa. Soltanto chi vive in un piccolo centro di provincia può comprendere come il racket strumentalizzi a proprio vantaggio le carenze della popolazione del posto. Se quindi Gangs of Galicia sia riuscita o meno a sensibilizzare il pubblico su questa situazione tanto delicata non possiamo averne la certezza. Di certo esaltando lo splendore dei luoghi con una fotografia più studiata ed efficace, questa avrebbe evidenziato tutto il marcio che si nasconde invece nell’ombra.
E se anche la scrittura di Gangs of Galicia non fosse stata così banale e pedestre, il racconto sarebbe apparso più godibile
A questo punto bisognerebbe fare un confronto con un’altra discussa produzione a cui ha collaborato Roger Gual come Maradona – Sogno Benedetto (qui la nostra recensione). Lo facciamo per avere la conferma di una possibile firma d’autore piuttosto ricorrente. La sopracitata serie, infatti, doveva avere l’obiettivo di raccontare tutti i dettagli di vita del più famoso calciatore di tutti i tempi. Tuttavia, anche in questo caso lo show non si è celebrato più di tanto. Semmai è stato considerato lacunoso, privo di profondità relativamente a personaggi, ambienti ed eventi.
Questo ci dà quel sollievo che probabilmente cercavamo e che farà vincere ad Ana una medaglia di bronzo! Almeno per il fatto di averci riempito un paio di sere di indecisione davanti al catalogo Netflix. Liberati dall’incombenza di avere sotto mano tutti i passaggi ben dettagliati della trama per poi doverci abbandonare ad un qualche seguito. A questo proposito le storie, oltre a trasportare spesso in un’altra dimensione, possono anche accompagnare coloro che le incontrano senza farli allontanare troppo da casa.