Genitori Vs Influencer è uno dei film più discussi del momento nonostante ancora non si sia insidiato nelle case di nessun italiano. Il perché? Semplice: tratta un argomento che divide le persone in due categorie opposte. Da una parte abbiamo chi si indigna, dall’altra chi sogna. Di cosa stiamo parlando? Del mondo del web, in particolare del mondo delle influencer.
Proprio con questo spirito, il film di Michela Andreozzi racconta la storia di entrambe le fazioni facendoci entrare a stretto contratto con ognuna delle loro prospettive.
Sky ci ha inviato in anteprima la pellicola permettendoci inoltre di assistere alla conferenza stampa, e noi come potevamo escludervi da tutto questo? Senza nessun tipo di spoiler – promesso – vi raccontiamo le prime sensazioni che abbiamo avuto.
Gli influencer sono quella categoria di lavoratori che vediamo più del nostro commercialista: ci basta accendere il telefono – nello specifico andando su instagram – e loro sono li. Ci consigliano un abito, una borsa, un’offerta e un codice sconto da aggiungere su un sito. Questo è lo scenario su cui si concentra il film di Michela Andreozzi dividendo in maniera ben tangibile le due categorie: chi sogna d’essere come loro e chi invece spera di non diventarlo mai.
Al centro di tutto troviamo Paolo, un insegnante che odia tutto quello che abbia a che fare con internet e in particolar modo con le influencer, soprattutto perché sua figlia – Simon – sogna di vivere in quell’esatto modo dividendosi tra sfilate di moda e codici sconto.
Il peggior incubo di Paolo così prende forma dando vita a un film che non si pone l’obiettivo di dare ragione a nessuno dei due, ma solo di raccontare.
Si, perché Genitori VS Influencer non vuole porre l’accento su una morale ben definita che si schiera con una delle due fazioni, ma solo narrare due punti di vista che nonostante tutto non possono fare altro che coesistere abituandosi ognuno alla presenza dell’altro.
Per riuscire a rendere la narrazione più credibile possibile Michela Andreozzi sceglie di mettere in campo Giulia De Lellis che nella pellicola interpreta Eleonora, un’influncer da dieci milioni di follower a cui Simon si ispira per realizzare i propri obiettivi.
In questo modo Eleonora diventa sia l’acqua santa che il diavolo all’interno del film e questo cambiamento avviene scena dopo scena in base a chi ne parla. Ma cosa è veramente? Non è nell’interesse della pellicola spiegarlo. L’obiettivo della regista – nonostante l’argomento ben definito – è invece raccontare e spiegare le persone in quanto persone e non in quanto influencer SI e influencer NO. Dietro ogni opinione, prospettiva, si nasconde un vissuto che non rende i personaggi vuoti, ma consapevoli delle loro scelte. Peccato, però, che questo aspetto non venga analizzato come dovrebbe ma viene solo trattato come una parentesi di cui dobbiamo fidarci a priori: sono tutti profondi, ce lo garantisce la regista.
Michela Andreozzi, così, delinea una strada poco definita da percorrere che non aiuta a dare un’effettiva identità al film. Il punto non è lo schieramento mancato – capiamo l’intenzione della pellicola – ma l’accozzaglia situazioni che si susseguono una dopo l’altra senza troppa attenzione.
L’importante è ciò che hai dentro, anche quando questo ti porta a dover far un passo indietro rispetto a quelle che sono sempre state le convinzioni su cui hai basato la tua vita. Paolo, in questo senso, vivrà una storia costruita sopra una montagna russa che non farà altro che fargli scoprire il mondo da una prospettiva diversa. Lo stesso possiamo dire di Eleonora, un personaggio all’apparenza superficiale che lascia intravedere un’umanità di fondo che – se fosse stata più approfondita – inevitabilmente avrebbe regalato qualcosa in più al film.
Si, perché nessuno viene lasciato a caso nella pellicola. Tutti hanno una propria storia ma l’impressione è che, purtroppo, questa vada troppo di fretta. La macchina da presa si avvicina velocemente all’essenza di un personaggio e poi – quando questa cerca di rivelarsi – scappa via lontano lasciandoci con una sbirciatina di tutto quello che, in realtà, poteva essere costruito molto meglio. Su una tavola piena di colori, per spiegarci meglio, loro sarebbero quella sfumatura che che ci fa chiedere: ma è rosso o rosa?
Sono i dettagli spesso a fare la differenza, e in questo caso – purtroppo – ne sono mancati alcuni. Bastava poco per rendere questa storia la storia di tutti.
Di base, infatti, Genitori VS Influencer è un film del popolo e per il popolo. Tutto quello che viene detto si avvicina ai pensieri che – almeno una volta nella vita – abbiamo fatto, sia nel bene che nel male, rispetto a questo nuovo ambito lavorativo. Guardiamo, insieme a Simon, ciò che ogni giorno troviamo nel nostro telefono. Al tempo stesso insieme a Paolo viviamo quello che ci allontana da quello che osserviamo dal telefono. Eppure c’è qualcosa che sembra voler bloccare questa possibile interazione tra il pubblico e le pellicola, e questa è la velocità con cui tutti i fatti narrati avvengono, mutano e si concretizzano.
Proprio per questa assenza di dettagli non possiamo definire il film di Michela Andreozzi convincente. Anche i personaggi secondari avrebbero meritato decisamente più attenzione dandogli la possibilità di essere più che un contorno. Questo andazzo così veloce non è stata la mossa giusta per dare spazio a tutto quell’insieme di storie che cercano anche di discostarsi dal tema influencer per accennarci altre tematiche che fanno parte del mondo web, posto che potrebbe rivelarsi pericoloso. Forse – con un ritmo tale – la regista ha esagerato con tutte le vicende che ha voluto trattare. Bastava togliere qualcosa per analizzare meglio le tematiche centrali e tutto sarebbe potuto essere un di più. Invece nulla: ci lascia così, con un racconto che non vuole essere ne carne né pesce. Ne destra né sinistra.
Ciò che inevitabilmente si apprezza, comunque, è la spontaneità con cui la regista decide di raccontare una storia che non giudica, che non appesantisce. Decide di essere leggera liberandosi da qualsiasi pretesa se non quella di far incontrare due pensieri che vivono a due margini differenti, ma di uno stesso mondo.
Michela Andreozzi, così, racconta un mondo del web che noi tutti conosciamo ma non sempre sappiamo usare. Valorizza tutto il bello e affossa tutto ciò che internamente lo rovina (l’odio, la circolazione di immagini private) portandolo a essere uno strumento deleterio.
Proprio su questa base la regista sembra voler affidare tutta la responsabilità a noi spiegandoci che i contenuti che troviamo all’interno sono aggiunti solo da noi, ed è per questo motivo che – come tutto – anche lui è un posto imperfetto, pieno di difetti e pregi che lo rendono un mondo fatto di abitanti cattivi e altri buoni. Non è internet, siamo noi. Non è il mondo, siamo noi.
In conclusione possiamo dire che Genitori VS Influencer non è bocciato, ma neanche promosso. Sta nel mezzo perché non riesce ne a farsi amare ne a farsi odiare. Avere di fronte a sé qualcosa di brutto aiuterebbe a dare almeno un’identità, ma l’identità qui è veramente difficile da trovare. Non dici che è brutto, non dici che è bello, non dici che è divertente ma neanche che è noioso. Non è un film che ti rimane addosso, e tutti gli insegnamenti che la regista cerca di dare finiscono col rimanere in parte in superficie. Il 4 Aprile arriva su Sky: manca poco e poi potrete giudicare anche voi.