Bentornati con la recensione del quattordicesimo episodio della quindicesima stagione di Grey’s Anatomy. Quella di questa settimana è stata una puntata intensa. Piena zeppa di momenti che ci hanno lasciato col fiato sospeso. La parola che racchiude tutto ciò è, senza ombra di dubbio, adrenalina.
Dopo aver guardato questo episodio di Grey’s Anatomy c’era una canzone che continuava a ripetersi in loop nella mia testa: Adrenaline di RuPaul Charles. Pop elettronico che ti carica come un furetto sotto l’effetto di acidi e che, allo stesso tempo, ha un testo parecchio rappresentativo di questa puntata. Ecco un piccolo e breve estratto:
Things are never what they seem
But the rush is worth the ride
Make me come alive
Give me one shot, one shot, of adrenaline, adrenalineLe cose non sono mai come sembrano
ma la corsa vale il giro
fammi sentire viva
dammi una dose, una dose, di adrenalina, adrenalina
Tutto l’episodio è una corsa. Una corsa contro il tempo, una corsa per salvare delle vite in una situazione di caos di massa. Una partita di droga tagliata male porta un’ondata di persone in pronto soccorso in stato di overdose. Nel frattempo Meredith Grey cerca di resistere alla stanchezza e al sonno durante un’operazione piuttosto particolare. Ogni singolo medico viene travolto dall’ondata di pazienti e alcuni da un’ondata di ricordi e sofferenza. Insomma, Grey’s Anatomy (qui il motivo per cui il marito di Ellen Pompeo ha smesso di guardarla) questa settimana non ha risparmiato nessuno.
Tutto ruota attorno al concetto di adrenalina. Ma entriamo nel vivo per capire in che modo questo concetto è correlato alle singole storyline.
Partiamo dalla meno spaventosa, ovvero la storyline di Meredith. La Grey è, infatti, impegnata a battere il record dell’ospedale affrontando un’operazione assai complessa che dura ventisette ore. È lei stessa, nel monologo iniziale e finale, a raccontare della sua dose di adrenalina e del modo in cui questa influisce sull’individuo. La vediamo carica, determinata. Non ha intenzione di arrendersi perché, come ha giustamente osservato l’infermiera Bokhee che dopo quindici anni finalmente ha parlato, la Grey è Wonder Woman. Lo è davvero. Non la vediamo vacillare quasi mai. Se non sul finire dell’operazione.
E, dopo l’immensa carrellata di lavoro che l’ha tenuta sveglia e impegnata per tutto quel tempo, pur stremata dalla fatica, va a prestare supporto ad Amelia. Si addormenta poco dopo solo appoggiando la testa sul muro, ma apprezziamo lo sforzo. Se non è una vera Wonder Woman lei, non so chi altro potrebbe esserlo.
Forse Teddy Altman. Teddy è uno dei personaggi che più mi hanno resa fiera in questa puntata di Grey’s Anatomy. Il suo rush di adrenalina comincia nel momento in cui, una macchina, a tutta velocità, quasi la investe assieme a Miranda Bailey. Sempre dalla stessa vettura, viene gettato un ragazzo in overdose. Un adolescente. E già in quell’istante era possibile capire cosa sarebbe successo nell’episodio e dove gli sceneggiatori volessero andare a parare.
Il ragazzo in questione è in overdose da oppiacei che, come sappiamo, sono gli stessi che hanno trascinato Betty/Britney nel tunnel della droga. E, prima di lei, Amelia. Insomma, già lì era possibile intuire che avremmo finalmente rivisto Betty e in che condizioni l’avremmo fatto.
Tornando a Teddy. Quella che ci si presenta davanti è la Altman che abbiamo conosciuto quando apparve per la prima volta in Grey’s Anatomy. Una donna tosta, tutta d’un pezzo eppure col cuore d’oro. Ha preso in mano le redini dell’ospedale e ha gestito la crisi in maniera esemplare. L’apice, però, l’ha raggiunto quando ha avuto quella breve conversazione con Pierce. È lì che si vede la nobiltà d’animo di questa donna in tutto il suo splendore. Nonostante i rapporti con Amelia non siano dei migliori, nonostante lo stress che le avrebbe causato operare Betty in quelle condizioni e in gravidanza, non rinuncia alla rischiosa operazione e va fino in fondo.
Decide di farlo lei e di non far immischiare Pierce sapendo che, qualora non fosse riuscita a salvarla, Amelia l’avrebbe odiata. E le va bene, pur di preservare il rapporto che c’è tra Maggie e la Shepherd e, dunque, la sobrietà della stessa. Sa che avrebbe avuto bisogno di un supporto e sa anche che, caricare Maggie di quella responsabilità, avrebbe potuto rovinare il loro rapporto di sorellanza. Teddy si sacrifica. E lo fa senza pensarci un secondo. Lo fa per Amelia e per far funzionare quell’assurdo rapporto che li lega, ormai da anni, in un noiosissimo triangolo amoroso.
Il mio cuore ha saltato un battito e non ho potuto fare altro che gioire quando è tornata vincitrice da quella operazione e Amelia l’ha abbracciata. Spero davvero che questo possa essere l’inizio di una bella amicizia. In fondo è quello di cui Grey’s Anatomy avrebbe bisogno, più amicizia e meno triangoli amorosi.
E arriviamo a colei che è protagonista di questa puntata e che deve essere protetta: Amelia Shepherd. La Shepherd sta dando soddisfazioni grandissime. La sua volontà e la sua forza sono incomparabili. In questo episodio più che mai ci mostra il suo dolore, la sua sofferenza e il suo coraggio. Sta lottando per uscire da questo buco nero che l’ha inghiottita da quando Betty è sparita. Per la prima volta non è vittima di se stessa, non sono le droghe che la stanno logorando, ma l’amore per quella ragazzina che sente come sua figlia e in cui, purtroppo, si rivede.
Quella ragazzina così simile a lei. Una ragazzina che vorrebbe solo poter salvare. E gliela leggiamo negli occhi quella sensazione di impotenza. Gliela leggiamo negli occhi ogni volta che con quegli occhi blu, pieni di lacrime, cerca di consolare i genitori biologici della ragazza. Lo vediamo nel modo di consolare e di raccontarsi a quelle persone che sono totalmente distrutte, esattamente come lei, ma che non capiscono a fondo quanto la dipendenza possa essere incontrollabile.
In qualche modo Amelia li sta educando. Li sta preparando, consapevole che ormai non potrà più farlo lei. E questo mi spezza il cuore. Vederla piangere in corridoio, mi ha spezzato il cuore.
È stato bello vedere il modo in cui Link le è stato vicino. Sarà forse l’inizio di una splendida amicizia? Lo spero davvero. Sono sicura che il personaggio del dottor Lincoln sia pieno di potenziale. Ci ha dato dimostrazione di essere una persona empatica. Ha l’aspetto del mio più grande sogno erotico e il cuore di un cucciolo. È buono. E spero davvero di poterlo conoscere meglio. Grey’s Anatomy ha bisogno di più dottor Link, io ho bisogno di più dottor Link.
L’abbiamo visto correre a destra e a manca in preda alla sua scarica di adrenalina per salvare più vite possibili. Abbiamo assistito al momento in cui ha sollevato di peso Betty e l’ha portata in pronto soccorso. E, lasciate che lo dica, sembrava un supereroe. Era perfetto, bellissimo. Mi ha spezzato il cuore quando è morto il suo paziente, nonché ragazzo di Betty, e ha avuto quello sfogo con Amelia. Voglio lanciare una petizione dal titolo: Più dottor Link, meno Maggie Pierce, che ne dite?
C’è un altro grande protagonista di questa storia, un protagonista che quasi fino alla fine dell’episodio sembra solo un personaggio in secondo piano. Una cornice sullo sfondo. Ma non è così. Parlo di Alex Karev. Conosciamo tutti il suo passato e la storia di suo padre. Eppure ogni tanto tendiamo a dimenticarlo. Suo padre era dipendente dalle droghe. E, quando si ritrova davanti un bambino che gli ricorda se stesso, è come se la sua infanzia gli si scagliasse addosso con la potenza di uno tsunami.
Alex mette su la maschera da uomo impenetrabile e fermo, ma Jo capisce subito cosa sta succedendo. Dietro quella facciata sicura, si nasconde il dolore e la sofferenza del ricordo di un’infanzia per niente serena o idilliaca. E Karev ci racconta di quando suo padre lo lasciò solo, all’età di sei anni, nel parcheggio di un bar per andarsi a comprare una dose. La storia è incredibilmente simile a quella del bambino ritrovato dal signore senzatetto.
Insomma, non c’è stato un attimo per respirare. L’intero episodio era carico di informazioni. Proprio come i personaggi sullo schermo, abbiamo tenuto il fiato sospeso fino all’ultimo secondo. Li abbiamo seguiti con interesse fino all’ultima corsa, all’ultimo paziente, all’ultimo trattamento. E alla fine, abbiamo sospirato sfiniti per tutte quelle emozioni che ci hanno regalato. Davvero un bel episodio.
Per questa settimana è tutto, alla prossima
Halleloo!