Bentornati con la recensione della 16×13 di Grey’s Anatomy. Un episodio carino che mette al centro la crescita e l’importanza della famiglia, che sia quella biologica o quella che ci siamo scelti.
Da qualche episodio, abbiamo fatto la conoscenza di Suzanne, una paziente che – lasciatemelo dire – avrebbe davvero bisogno del dottor House (qui i 10 migliori episodi della serie). È gravemente malata, ma nessuno riesce a capire cosa abbia. Non c’è una diagnosi e la vediamo indebolirsi e spegnersi sempre di più sotto lo sguardo terrorizzato e spaventato di sua sorella Hadley e delle sue due figlie.
Nel frattempo, al pronto soccorso, arriva una coppia di adorabili anziani, sono Norman e Irene. Lei è affetta da una malattia terminale, un’aggressiva forma di cancro che purtroppo si è estesa dappertutto costringendola a danzare per l’ultima volta col suo Norman nella mensa dell’ospedale sotto lo sguardo commosso di tutto lo staff.
In entrambe le storie raccontante è centrale l’importanza della famiglia. Nel primo caso quella che ti assiste ciecamente, che ti sta accanto cercando di darti forza nei momenti più bui senza mai mollare, senza mai arrendersi, quella che conserva ancora un po’ di speranza, nonostante non sappia contro chi o cosa ci si sta scontrando. Dall’altra quella che non ha più tempo, quella rassegnata che conosce la propria diagnosi e che cerca di vivere ogni attimo come fosse l’ultimo, pur distrutta dalla pesantezza del terribile destino che incomberà inevitabilmente. In entrambi i casi il supporto, il sostegno della famiglia è ciò che continua a far lottare le due pazienti. E trovo che sia un messaggio d’amore bellissimo.
Ma la famiglia non è solo quella biologica. Questo ce lo insegna sia il ragazzino orfano salvato dai pompieri di Station 19 (qui la recensione dell’episodio) che si prende cura a diciassette anni di altri tre orfani per evitare che vangano inghiottiti dal sistema dei servizi sociali, sia Miranda Bailey. Miranda che decide di lottare per la sua famiglia lavorativa, quella composta da Webber, Grey, Avery, Hunt e tutti coloro a cui tiene. Insomma, possiamo definirla la famiglia di Grey’s Anatomy, famiglia che riesce a imporsi su Tom Koracick e ad ottenere ciò che vuole. Famiglia che è disposta a rischiare tutto per salvare i suoi componenti. Ora che ci penso c’è un sottotesto vagamente mafioso.
Famiglia è anche ciò che dovrebbero essere Jo e Alex Karev. Ma lui è sparito dalla circolazione lasciandola completamente all’oscuro di qualunque cosa stia affrontando. Ci viene detto che Alex è dalla sua famiglia per risolvere dei problemi. E non voglio credere che sia questo il motivo che hanno inventato per giustificare l’addio di Justin Chambers alla serie. Sarebbe stupido. Alex, soprattutto dopo gli sviluppi della storyline di Jo della scorsa stagione, non lascerebbe mai sua moglie sparendo come ha fatto Izzie Stevens con lui. Non lo accetto.
È stato molto interessante poter dare un piccolo sguardo alla famiglia del bel dottor Hayes (McWidow) che è interpretato da Richard Flood, marito di Gabriella Pession. In questo episodio di Grey’s Anatomy abbiamo intravisto i suoi due figli. Spero vivamente di poter conoscere e scavare meglio nel passato di questo personaggio che trovo incredibilmente affascinante e – a tratti – misterioso.
C’è stato un momento che ho trovato particolarmente interessante. Protagonista è Meredith che arriva a raggiungere una consapevolezza che definisce la sua maturità: Meredith Grey è cresciuta. Come una farfalla ha raggiunto quasi lo stadio finale della sua metamorfosi.
C’era un tempo in cui avrei costruito una pista da ballo per la vecchietta morente. Io e Andrew abbiamo rotto la sera del mio processo e c’era un tempo in cui questo avrebbe significato mesi di drammi per me. Ma, invece, sono tornata a casa e sono andata a dormire e mi sono svegliata ed ero soltanto eccitata all’idea di andare a praticare medicina. Ero una persona romantica un tempo. Sarei stata io la persona che avrebbe costruito la pista da ballo nella mensa.
– Meredith Grey (Grey’s Anatomy 16×13)
Prima di concludere vorrei parlare brevemente di Amelia e della sua capacità, come ha detto giustamente Hunt, di sentire le emozioni degli altri. Di farle sue e di diventarne, in qualche modo portatrice. S’infetta di emozioni altrui ed è un grande fardello da portarsi addosso costantemente. Spero vivamente che faccia quel test di paternità e che metta fine a questo strazio. L’attesa di sapere chi sia il padre del bambino mi uccide. Nel frattempo prego Shonda Rhimes perché sia Link. Non potrei sopportare l’ennesimo cambio d’animo di Owen. A dire il vero non riesco a sopportare Owen in generale di recente.
L’episodio di Grey’s Anatomy di questa settimana è stato davvero carino e ha lasciato un bel messaggio di amore. La famiglia è tutto e famiglia non è solo quella biologica, la famiglia è dove c’è amore, è dove c’è supporto, è dove c’è speranza.
Per questa settimana è tutto, alla prossima, halleloo!