Avete presente uno di quei trip di acidi pensati che vi portano nell’Iperuranio, vi fanno vivere il mito della caverna e la Divina Commedia contemporaneamente e nel frattempo vi spappolano il cervello? Io no, ma sono più che certa che questo episodio di Grey’s Anatomy ci si avvicini parecchio.
Parto col presupposto che la puntata mi è piaciuta moltissimo e ho trovato diverse soluzioni di regia molto appropriate per il viaggione mistico a cui abbiamo assistito. Innanzitutto gli stacchi frequenti e improvvisi che simulavano il disorientamento del sogno ad occhi aperti di Teddy che sono stati meravigliosi e poi le inquadrature sui suoi occhi. Particolari stupendi, bellissimi e soprattutto meravigliosamente inquietanti. Infatti, sono più che certa che continuerò a sognare l’occhio verde e vacuo di Kim Raver per giorni arrivando probabilmente a controllare che non si nasconda né nel mio armadio, né sotto il mio letto facendo anche attenzione a non lasciare il braccio penzolante nel vuoto o i piedi scoperti quando dormo perché altrimenti potrebbe afferrarmi e trascinarmi in quel mondo di follia in cui è rimasta incastrata la Altman per tutto l’episodio di Grey’s Anatomy.
In questo stato di semi-coscienza che mi ha ricordato Il bivio, quel format di Italia 1 (la cui sigla era l’omonima canzone di Enrico Ruggeri, presentatore del programma) che consisteva nel farti intrippare in un percorso alla Sliding Doors, senza però una giovane Gwyneth Paltrow come protagonista, ma con persone vere. Infatti, a Il bivio – Che cosa sarebbe successo se… si raccontavano le storie di gente comunissima che veniva gonfiata di rimpianto e risentimento perché lo scopo di tutto ciò era presentargli – tramite ricostruzioni – come sarebbe andata la loro vita se avessero scelto un precorso diverso. Immaginate quando l’alternativa alle loro scelte di vita si rivelava molto meglio di com’è andata in realtà che risate! Un format trash, ma interessante, che però è caduto nel ridicolo molto presto grazie a puntate dedicate a roba tipo presunti rapimenti alieni.
Ma tornando a Grey’s Anatomy, l’intera esperienza di Teddy non è stata che questo: immaginare come sarebbe andata la sua vita se avesse fatto scelte diverse, se fosse scappata con Tom, se non avesse cacciato Owen in Germania, se avesse potuto impedire ad Allison di andare al lavoro il giorno degli attentati alle Torri Gemelle. Un espediente – questo – che l’ha costretta a fare i conti con i propri demoni, ad ammettere le proprie paure, superare i propri traumi e tirare fuori tutte le fissazioni e le convinzioni che hanno messo in luce il suo pattern di scappare dai dolori senza mai affrontarlo. Quando Amelia ha fatto la sua diagnosi sulla Altman, mi è sembrato di stare alla mia settimanale seduta dalla psicologa. È stato illuminante ed è stato bellissimo.
Nella severa analisi autocritica, emergono – però – delle convinzioni del personaggio che condivido pienamente, mi riferisco a tutto ciò che riguarda Owen. Owen che schifo, fa schifo come gli outfit di Aria Montgomery in Pretty Little Liars (qui 5 cose che non hanno funzionato nella serie), fa schifo come la recitazione di The Lady, per capirci. Teddy è convinta di essere la seconda scelta di Hunt ed è vero, lo pensiamo tutti. Sappiamo tutti che se fosse rimasto con lei in Germania l’avrebbe risentita perché ancora innamorato di Amelia e sappiamo anche che la Altman è semplicemente il contentino che si è preso perché tutte le altre sono riuscite a rendersi conto di che uomo orribile sia in realtà e sono andate oltre. E su quello, sulle loro emozioni, non poteva avere controllo.
Tra l’altro per tutta la durata di questa puntata di Grey’s Anatomy, Owen non ha fatto altro che darci un’ulteriore conferma di quanto sia pessimo e di quanto sia cattivo. C’è stato una conversazione tra lui e Amelia in cui è venuta fuori la sua vera natura e in cui ho goduto tremendamente, una conversazione cui la Shepherd ha esordito con una battuta così epica che potrebbe entrare a mani basse nella top 5 delle mie frasi preferite di Grey’s Anatomy ed è presente nel dialogo qui sotto, dialogo che ci tengo a riportare perché è stato di una bellezza e di una crudezza rara.
Amelia: Owen, devi perdonare Teddy.
Owen: Quindi pensi che se le dicessi che l’ho perdonata, verrà fuori da questo stato? Insomma, posso provarci, ma…
Amelia: No, no. Non sto dicendo che devi andare da lei e devi fingere. Sto dicendo… Owen so che Teddy ti ha ferito molto e niente di ciò che ha fatto con Tom va bene, ma Owen è Teddy. L’hai amata, in qualche forma, per decenni e solo il fatto che fosse innamorata di Allison…
Owen: Non è perché fosse innamorata di lei. È che ha mentito, ok? Ha mentito inesorabilmente per decenni. Ha detto che non l’ha superata, perciò non solo mi ha tradito con Tom Koracick, ma è stata innamorata di qualcun altro durante tutta la nostra relazione. È spregevole e non merita il mio perdono.
Amelia: Spregevole? Cos’hai che non va?
Owen: Tu cos’hai che non va? Prendi le sue parti.
Amelia: Sei incazzato perché ha una Cristina e la cosa non ti piace. Perché a Teddy non è concesso di amare più di una persona, ma a te sì?
Owen: Non ho mai mentito sull’avere avuto relazioni passate, ok? Lei l’ha fatto.
Amelia: Chiediti perché, Owen! Probabilmente ha il PTSD per aver perso l’amore della sua vita in una tragedia orrenda. Tu, più di tutti, dovresti capirlo.
Owen: E allora perché non me l’ha semplicemente detto?
Amelia: Tu te ne vai in giro a dire a tutti di come hai strangolato Cristina?
Owen: Wow. Credo che tu debba andartene
Amelia: Owen, il suo modo di reagire ad un trauma è diverso dal tuo.
Owen: Non hai il diritto di rinfacciarmi casualmente la cosa peggiore che ho fatto nella mia vita, ok?
Amelia: Non l’ho fatto casualmente. Nessuna parte di te ha mai pensato di essere capace di strangolare qualcuno che amavi, ma l’hai fatto.
Owen: Stavo dormendo, ok? Avevo il PTSD.
Amelia: E ce l’ha anche lei, Owen, ce l’ha anche lei! Alle volte, le persone traumatizzate mentono. Ti dicono le bugie, le dicono a se stessi, ma questo non significa che tutto è una bugia. Quando tu eri ferito, hai ferito altre persone. Quando io ero ferita, ho ferito altre persone, ma entrambi abbiamo avuto un’aiuto. Teddy ha bisogno d’aiuto.
Io direi che è arrivato il momento di tessere le lodi di Amelia Shepherd e di Caterina Scorsone che settimana dopo settimana ci dà una ragione concreta per amarla e per continuare a guardare Grey’s Anatomy. Come ho detto già in passato e ripeterò fino allo sfinimento: Amelia è uno dei personaggi più umani e veri della serie. È imperfetta, è incasinata, è un po’ folle, è l’esempio meglio riuscito di rappresentazione di una persona vera. Ogni tanto mi sembra che sia l’unica a vivere in un universo concreto pur essendo solo un personaggio fittizio. Amelia vive davvero per questo io la amo alla follia. In questo episodio, in modo particolare, ha mostrato la sua straordinaria empatia e tutta la sua umanità. Se ricordate è stata anche l’unica ad aver tratto con rispetto Teddy in ospedale dopo che Owen le aveva messo tutti contro, perciò GRAZIE AMELIA SHEPHERD.
Mi è piaciuta molto anche la struttura dell’episodio e, in modo particolare, quella del sogno/viaggio di Teddy. Non a caso ho menzionato la Divina Commedia a inizio recensione. Ok, so cosa starete pensando perché lo penserei anche io, starete pensando ‘ma guarda questa che ci fa sto pippone inutile e che vede cose dove non ci sono‘, un po’ come Teddy nello scorso episodio quando vedeva il fantasma di Andrew, ma statemi a sentire.
Ci sono diverse somiglianze tra il testo dantesco e questo episodio, forse starò forzando il collegamento, forse avrò di nuovo alzato il gomito col vino del contadino amico di mio nonno prima di andare a dormire, ma la struttura del sogno era divisa in tre atti, tre come le cantiche della Commedia. In entrambi i casi, il protagonista, a metà della sua vita, si ritrova davanti a un ostacolo che lo costringe a tirare le somme di ciò che fatto fino a quel momento. E ancora, in entrambi i casi, c’è una guida spirituale ad accompagnarli. Virgilio prima e Beatrice poi per il sommo poeta, DeLuca e Meredith per la Altman.
Proprio come Virgilio che accompagna Dante (qui tutto ciò che sappiamo sulla serie dedicata all’Inferno) alle porte del Paradiso, senza però poterci accedere, e che perciò passa nelle mani di Beatrice, DeLuca accompagna Teddy nei primi due atti, ma, arrivato alla fine, impossibilitato a proseguire perché non più fisicamente presente sulla Terra, lascia che a guidarla sia una persona ancora in vita, Meredith. DeLuca non può proseguire perché è morto, mentre Teddy ha ancora la possibilità di cambiare la sua vita, è ancora in tempo e perciò solamente Meredith – che è a cavallo dei due mondi – può guidarla.
Lo so, forse non ha senso e forse sarà colpa del Dantedì appena trascorso ad avermi influenzata, ma io l’ho letta così. Ad ogni modo, l’episodio mi è piaciuto molto, mi è piaciuto tantissimo anche il finale in cui Teddy riesce a tornare in sé senza l’ausilio di nessuno ed è invasa da una nuova consapevolezza, da una nuova e ritrovata forza, insomma è pronta a riprendere in mano le redini della sua vita e io non aspettavo altro che questo.
Per questa settimana è tutto, alla prossima, halleloo!