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Grey’s Anatomy 18×19/18×20 – Il finale e la fine

Grey's Anatomy
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Bentornati con la recensione del finale di stagione di Grey’s Anatomy, finale che aspettavamo come un carcerato aspetta la scarcerazione. Finalmente questa insostenibile stagione è arrivata al termine e ha concluso un’edizione decisamente inguardabile nel migliore dei modi.

E sì, lo so, qui qualcuno potrebbe obiettare dicendo che quello che io creda sia il migliore dei modi potrebbe rivelarsi una catastrofe e avreste totalmente ragione, ma mi dà speranza e mi fa pensare che forse non siamo così lontani dal capire che Grey’s Anatomy deve chiudere.

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Perciò assistere all’ennesima catastrofe accaduta al Grey-Sloan mentre la maschera detox all’argilla agiva e sorseggiavo un bel bicchierone d’acqua on the rocks, non mi ha allarmato particolarmente, al contrario mi ha divertito parecchio. Non so se questa mia era che mi ostino a definire zen cominciata con la visione dei reality più spazzatura della televisione italiana possa aver contribuito a questo stato di accettazione passivo e indifferente in cui mi trovo mentre guardo Grey’s Anatomy, ma neppure la peggiore tragedia potrebbe farmelo scrollare di dosso, mi dispiace. Semplicemente non ho più voglia di far arricchire il mio osteopata per via di tutta la tensione accumulata su mandibola, collo e spalle ogni cavolo di volta che qualcuno a Shondaland decide di fare l’ennesima cazzata.

Ma torniamo a noi. In un evento durato ben due ore è andato in onda il finale di stagione e il quattrocentesimo episodio di Grey’s Anatomy. Nell’arco di questo tempo è successo davvero di tutto. Ci siamo liberati finalmente di Owen Hunt e per transitività anche di Teddy. Amelia ha avuto un’illuminazione e si è resa conto di essere davvero innamorata di Kai, duh. Link è riuscito a lasciarsi alle spalle Amelia, ma io purtroppo non gli Amelink. Jo ha lasciato il tipo e ritrovato l’amicizia con Link che spero sia solo amicizia. Maggie e il marito hanno capito di non conoscersi. Ci siamo – forse – liberati di Nick Marsh. Miranda Bailey è un elfo libero e I JAPRIL STANNO DI NUOVO INSIEME (in caps lock perché sono troppo entusiasta e felice).

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L’episodio inizia con la fatidica prova di valutazione del programma di specializzazione, prova che potrebbe decidere le sorti del Grey-Sloan Memorial. E mentre questo succede – in perfetto stile Shondaland – una serie di sfortunati eventi si abbattono sui nostri personaggi confermandoci per l’ennesima volta che se sotto la scuola di Sunnydale di Buffy L’Ammazzavampiri c’era la porta dell’inferno, qui sicuramente c’è quella della disgrazia che in un viaggio a senso solo senza ritorno se non in volo senza fermate né confini solo orizzonti neanche troppo lontani ha destinazione mai ‘na gioia, mai ‘na gioia città.

Sì, perché mentre Bailey si prepara ad affrontare questa revisione sperando di ricevere il permesso per continuare a formare giovani menti finché una catastrofe non li vedrà protagonisti e li spingerà a fuggire a gambe levate o a diventare nuovi inquilini del cimitero di Seattle, il marito di un veterana con la fibrosi polmonare denuncia Owen per aver fornito i farmaci che hanno dignitosamente aiutato un altro veterano nelle stesse condizioni a morire, assieme a Teddy decidono di scappare, ma solo dopo averci ammorbato le cosiddette per un tempo che francamente mi è sembrato infinito.

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Vi dirò, da un lato l’addio di Owen è tutto ciò che sognavo più o meno dalla quinta stagione di Grey’s Anatomy, dall’altro finalmente la sua storia stava prendendo una piega interessante e stroncarla così sul più bello è un peccato se pensiamo che da quando ha messo piede in questa serie non ha fatto altro che essere estremamente tossico e inutile con l’eccezione di quella volta in cui è andato a riassumere Apil Kepner, facendo un grande piacere al pubblico della serie e a me in modo particolare dato che la Kepner era tra i miei personaggi preferiti in assoluto.

E mentre gli Hunt-Altman salpano per latitanti orizzonti, un’altra coppia sposata è in crisi: Maggie e Winston. Che si fossero sposati un po’ frettolosamente era chiaro a tutti tranne che a loro. Non si è capito bene qual è il futuro post pandemico in cui è ambientata questa stagione di Grey’s Anatomy, ma nonostante sia passato del tempo dal matrimonio e dunque dalla pandemia, Winston e Maggie a stento sanno l’uno il cognome dell’altra. Il che non è sorprendente per chi guarda, ma a quanto pare lo è per loro, nonostante si siano sposati con la facilità e la velocità con cui si accetta un pasto gratis.

Per questo, quando la coppietta ha realizzato questa cosa ed è letteralmente scesa dalle nubi, i miei occhi hanno compiuto un giro perfetto della sclera e potrei aver sbuffato e sbadigliato come i ragazzini del catechismo durante l’omelia. Non è stato nemmeno divertente come vedere Owen Hunt che per secoli si è auto-consacrato detentore di giustizia ed esempio di rettitudine diventare un ricercato e fuggire probabilmente in una paese senza estradizione con tutta la sua famiglia.

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E non sono gli unici, no, perché nel finale più coppie-centrico di Grey’s Anatomy assistiamo all’esilarante distruzione della vita sentimentale di Jo (di nuovo), sfigata in amore più di me cosa che mi consola parecchio, e il raggio di sole in forma umana che per forza doveva avere qualcosa di strano. E, infatti, ce lo aveva. Tutto sommato, però, se ci lasciamo alle spalle la storyline col tizio di Pitch Perfect, bisogna ammettere che la conclusione che ha avuto con Link faccia pensare a un possibile ritorno all’amicizia tra loro e non necessariamente la trasformazione del rapporto amichevole in romantico, cosa che faticherei a digerire più della peperonata alle otto del mattino.

In tutto ciò abbiamo una Meredith Grey in piena crisi, una crisi che ci porta costantemente avanti e indietro nel tempo, aprendo ferite che non si sono mai davvero rimarginate (morti, abbandoni, frasi iconiche e fantasmi). Meredith è stanca, Meredith è piena e francamente è la rappresentazione più veritiera di uno spettatore di Grey’s Anatomy che semplicemente non ce la fa più. Troppi drammi, troppe perdite, nessuna possibilità di scampo e la rassegnazione di dover aspettare che arrivi la fine per poter mettere il punto a questo capitolo. Meredith vuole andare avanti e ha tutto il diritto di farlo, così come lo abbiamo noi. Perciò, se c’è ancora qualcuno che conserva un briciolo di lucidità a Shondaland, io lo imploro di mettere fine alla nostra sofferenza.

Bisogna ammettere che Meredith ha raggiunto una certa saturazione, ormai il suo personaggio non ha davvero più nulla da dare. E se Ellen Pompeo è arrivata ad affermare che la serie debba andare avanti senza di lei (qui tutti i dettagli), io mi spingo un po’ più in là e dico che nonostante tutto senza Meredith Grey non ci sarebbe Grey’s Anatomy. E sì potrete mandarla, in Minnesota, a pescare nel Maine o a darsi all’agricoltura in Georgia, ma non avrebbe proprio alcun senso continuare una storia senza il principale pilastro. Perciò liberate Meredith Grey e liberate la televisione mondiale da Grey’s Anatomy.

Una bella sorpresa di questo doppio episodio conclusivo è stato sicuramente il ritorno dei Japril. È vero, li abbiamo visti tutto sommato quattro minuti volendo esagerare e contando le scene individuali. Ciononostante, non importa quanto spazio occupino sullo schermo, Jackson Avery e April Kepner riescono sempre a farci battere il cuore. In questo episodio in particolare hanno realizzato uno dei più grandi desideri dei fan di Grey’s Anatomy, probabilmente secondo solo al ritorno di Cristina, nonché uno dei miei più grandi desideri: rivederli assieme come coppia.

Ci hanno fatto penare fino a fine puntata, ma abbiamo vinto! Abbiamo davvero vinto. Dopo quell’orribile trovata di far tornare Matthew per mandare via la Kepner, dopo i Jaggie che al solo ricordo mi fanno tornare l’esofagite da reflusso, finalmente giustizia è stata fatta, Jackson e April hanno trovato il modo di tornare insieme e ci hanno resi davvero felici.

E mentre questo quadretto famigliare ci allieta, il ritorno di fiamma tra Kai e Amelia fa ben sperare i fan della coppia. Non si può dire lo stesso per quelli di Miranda che dopo averla vista dare le dimissioni potrebbero aver bisogno di un attimo per processare il fallimento più grande di Grey’s Anatomy, portare la Bailey ha lasciare il posto di capo dell’ospedale, posto che meritava più di chiunque altro.

Non ho la più pallida idea di cosa potrebbe succedere adesso che Meredith è costretta a restare a Seattle per provare a rimettere in piedi il Grey-Sloan, ma ho fiducia che nella prossima e spero ultima stagione di Grey’s Anatomy, potremmo vedere più spesso Jackson Avery e April Kepner.

L’evento finale, ironia a parte, è stato sopportabile e stranamente interessante. Per certi versi è stato decisamente emotivo e ci ha ricordato ancora una volta che dietro Meredith Grey “il grande chirurgo” si nasconde pur sempre una persona con tutte le sue fragilità, le sue insicurezze e le sue debolezze. Questo e una serie di flashback montati qui e lì che fanno sicuramente appello alla nostalgia degli spettatori, soprattutto se coronati da Chasing Cars e durante un vero e proprio momento distruttivo per Meredith, ma non bastano a salvare dall’inevitabile declino Grey’s Anatomy per cui – ahimè – non c’è speranza.

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