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Grey’s Anatomy 19×01 – Un inizio che sa tanto di déjà vu

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Per quest’anno non cambiare stessa corsia stesso ospedale. Era così che diceva quella canzone? Non importa perché è un nuovo anno seriale e ad inaugurare l’inizio della stagione televisiva 2022-2023 ci pensa la nostra cara Grey’s Anatomy, imbattibile e immortale come Connor MacLeod di Highlander. Siamo arrivati, un po’ a pezzi, alla diciannovesima stagione. Siamo partiti per questo viaggio nel 2005 che eravamo un plotone immenso, adesso siamo diventati Leonida e i trecento spartani: barcolliamo, ma non molliamo fin quando anche l’ultimo di noi sarà al tappeto.

Ma veniamo a noi e al primo episodio di questa nuova stagione e come ho accennato già nel titolo, ho provato una forte sensazione di déjà vu. Piacevole, devo ammettere, promettente sicuramente, ma di certo inaspettata anche se avrei dovuto immaginarlo considerati i rumors che si sentivano in giro. Tra l’altro, proprio di recente ho rivisto il primo episodio per un articolo sulle venti cose a cui ho pesato dopo aver rivisto il primo episodio di Grey’s Anatomy a distanza di diciassette anni e quindi ho ancora ogni singola scena ben impressa nella mente che il paragone è stato inevitabile.

Parlo di déjà vu proprio perché ci sono degli elementi che si ripetono, elementi chiave – secondo la mia umile opinione – del pilota. I presupposti sono gli stessi. C’è un salto temporale di sei mesi, una nuova classe di specializzandi, la prima dopo la cancellazione del programma di specializzazione e finalmente gli strutturati non sono il centro di questa serie. I nuovi ragazzi si prendono tutto lo spazio necessario per inserirsi nelle pesanti dinamiche già in corso.

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Adelaide Kane e Midori Francis (640×358)

Inoltre ci sono dei momenti chiave, dei check point oserei dire che si ripetono sia nell’episodio pilota di Grey’s Anatomy che in questo primo della diciannovesima stagione che potete vedere su Disney+. Uno dei momenti iconici della puntata è Meredith che si accorge di essere stata a letto con uno strutturato, con un suo superiore, Derek. Nel nuovo episodio è la stessa sorte che tocca a Jules interpretata – tra l’altro – da nientepopodimeno che Mary Queen of Scots di Reign in persona, Adelaide Kane con il bel dottor Atticus Lincoln.

Ma non è l’unica cosa. L’ingresso in sala operatoria e gli specializzandi che si muovono al suo interno ricorda molto vividamente la scena dei M.A.G.I.C., per non parlare dei momenti in spogliatoio e di quelli nei corridoi buttati sulle barelle sfiniti, quel momento di condivisione che era così umano e metteva da parte tutte le competizioni. E quella chiamata che arriva in entrambi gli episodi proprio sul più bello, quando sembra che finalmente abbiano un momento di tregua da quell’infinito e stancante primo turno.

C’è anche un altro momento profondamente legato al personaggio di Derek che ritorna. Mi riferisco ovviamente alla frase pronunciata dallo specializzando Lucas in sala operatoria prima che Nick Marsh cominci il suo triplo trapianto.

It’s a beautiful day to save lives.

È una bel giorno per salvare vite.

E lo ripete per ben due volte. Quasi come se in un certo senso volesse ribadire e farci capire con assoluta chiarezza due cose: la prima è che Derek c’è, sempre e la seconda che Grey’s Anatomy sta davvero ricominciando. Quasi come fosse un punto di reset. Da questo momento, da questa affermazione possiamo ripartire. Nuovi personaggi, nuove storie, nuovi specializzandi. È il momento che segna il congiungimento ultimo con il vecchio Grey’s Anatomy, ma che allo stesso tempo marca il nuovo inizio, prende le distanze – in qualche modo – da ciò che abbiamo visto fin ora e che, come dicevamo nella recensione degli ultimi due episodi della scorsa stagione, francamente ci aveva un po’ stancato.

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Niko Terho (640×359)

E il fatto che a farlo sia proprio il nipote preferito di Derek, in qualche modo mi consola e mi fa capire tante cose. Una tra tutte: ecco perché fin dalla sua prima apparizione sullo schermo l’ho trovato tanto interessante e attraente quanto caratterialmente fastidioso. Un tratto degli Shepherd che amo e odio. E lasciate che vi dica che questo sviluppo mi ha colto proprio alla sprovvista. Sì, sapevo che Derek avesse mille sorelle e trecentomila nipoti, ma finché non ha pronunciato quella frase, non ho collegato i puntini.

Ma tralasciando questa piccola riflessione sulle similitudini tra il primissimo episodio di Grey’s Anatomy e il primo della diciannovesima stagione della serie di Disney+, parliamo un po’ della puntata nella sua totalità. Innanzitutto Meredith Grey come capo dell’ospedale mi piace molto. E seppure mi dolga ammetterlo, ho sentito poco la mancanza di Bailey. Eppure io sono una grandissima fan di Miranda. Ma bisogna ammettere che questa è stata un’evoluzione necessaria nel percorso di Meredith. Quel posto, il posto di primario di chirurgia è esattamente uno dei traguardi che la nostra protagonista doveva – per forza di cose – raggiungere per poter chiudere un cerchio. E poi diciamocelo, se l’è guadagnato dopo tutti i momenti strazianti che ha vissuto.

Che si tratti poi di capo ad interim o capo definitivo, poco importa. È il naturale evolversi delle cose, proprio come è successo con gli specializzandi. Adesso è il loro turno di sbagliare, di combinarne di ogni, di fare idiozie per arrivare ai loro obiettivi e di competere come se quello che avessi accanto non fosse un tuo simile, ma un tuo rivale, il tuo peggior nemico, ma allo stesso tempo l’unico amico che può capire esattamente cosa stai passando. Un controsenso, sì, ma tremendamente reale.

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Grey’s Anatomy (640×360)

E la competizione, ma anche quella voglia di farcela portando con sé qualcuno è già viva in questo primo episodio. Delle sottilissime alleanze si vano a creare, un po’ come ai tempi si crearono per il caso Katie Bryce. Cristina Yang e Meredith Grey, ogni tanto George O’Malley e Lexie Grey, ma esistevano. Stessa cosa per Jules Millin e Mika Yasuda che con quella confessione privata “sono andata a letto con uno strutturato” hanno rimesso in piedi la stessa identica dinamica di quei tempi. All’occasione a loro si uniscono anche Simon Griffin e Daniel Kwan lasciando a Lucas Adams quello che era il ruolo un po’ detestabile, ma intrigante che all’epoca apparteneva ad Alex Karev.

Spostandoci invece sugli strutturati del medical drama di Disney+ bisogna proprio fare un elogio ad Amelia Shepherd. Amelia è uno dei miei personaggi preferiti e ormai ribadirlo è quasi inutile, il mio amore per lei non conosce confini, né limiti. Ecco, in questo primo episodio della diciannovesima stagione, non mi ha affatto delusa. Mi è sembrato di rivedere finalmente un’Amelia tanto serena da poter insegnare. In questi anni e dopo l’addio di Stephanie Edwards, quell’elemento mentore-allievo era un po’ sparito dalle storyline della Shepherd e francamente a me è mancata molto questa dinamica. Forse i tempi sono maturi per vederne nascere un’altra, magari proprio con Yasuda con cui ha avuto un momento interessante o con suo nipote Lucas che – come ci ricorda Meredith – è così simile ad Amelia.

Potrebbero innescarsi dinamiche davvero preziose e magari grazie alla presenza di questo nuovo personaggio Shepherd avremo modo di scavare ulteriormente nel passato di questa famiglia attorno a cui inevitabilmente ruota una grande parte di Grey’s Anatomy.

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Anthony Hill (640×359)

Passando, invece, a Maggie e Ndugu. Seppure da una parte io apprezzi profondamente il cambiamento della Pierce che prima detestavo con tutta me stessa, adesso trovo che questo personaggio, da quando si è sposato, sia diventato decisamente più distaccato, quasi freddo e per certi versi un po’ menefreghista. Prendiamo ad esempio la scena del cuore inutilizzabile e inutile per il trapianto. Se qualche scena prima avevamo visto una Pierce allegra, felice per il suo paziente fino al punto di sembrare anche troppo entusiasta, nel momento in cui si rende conto che il cuore è inutilizzabile, si rivela fredda, ma non perché delusa da quel risultato, no, c’è quasi una vena di menefreghismo che non combacia con l’entusiasmo di poco prima.

Non so, è strana e strano è il suo rapporto con Ndugu che sembra normalizzarsi solo con le chiacchiere “da bar“, ma in questo caso “da corridoio” che vediamo scambiarsi con Nick Marsh mentre sono in attesa del cuore per il trapianto. Tra l’altro quella frase sull’avere la moglie come superiore l’ho trovata parecchio fuori luogo e anche un po’ misogina. Infatti ho pensato: cos’è ti senti castrato dal potere di tua moglie perché è un medico migliore di te? Quanti anni hai, Ndugu, cinque? Peccato perché lui era un personaggio che mi interessava molto, soprattutto dopo le dinamiche col fratello della scorsa stagione di Grey’s Anatomy. Perciò spero vivamente che non sprechi tutto il tempo della diciannovesima stagione del medical drama per accumulare rancore e gelosia nei confronti di sua moglie.

E parlando proprio di Nick Marsh che abbiamo menzionato poco fa, devo ammettere che a me lui singolarmente piace molto, con Meredith Grey non mi piaceva, ma sono disposta a dargli una seconda possibilità perché solo gli stupidi non cambiano idea e poi potrebbe avere del potenziale. E ok, sì, lo ammetto, il modo in cui ha trattato e ha risollevato il morale di Lucas potrebbe avere contribuito a questa mia voglia di buona samaritana di dargli una seconda possibilità. Come disse Soleil Sorge a Sophie Codegoni al Grande Fratello Vip l’anno scorso durante un’operazione di salvataggio dalla nomination: “è solo una chance, giocatela bene“.

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Jake Borelli (640×360)

Detto questo voglio passare a una questione che mi ha divertito parecchio: Jo Wilson e Levi Schmidt. Non posso spiegare a parole quanto mi diverta questo duo. Jo la trovo sempre più esilarante e quando fa la dispettosa, ammetto l’adoro. Per quanto riguarda Levi, tutto il discorso sull’essere capo degli specializzandi con annessa fuga da ginecologia, mi ha fatto sbellicare dalle risate. Dopo la svolta inaspettata, ma sicuramente triste che aveva preso il suo personaggio nella scorsa stagione di Grey’s Anatomy, finalmente lo vediamo di nuovo tranquillo, determinato e volenteroso di prendersi questo titolo di capo degli specializzandi.

Ho apprezzato molto anche Webber che ha finalmente capito di doversi mettere un attimo da parte per permettere ad altri di rinnovare e svecchiare il programma di specializzazione del Grey-Sloan Memorial. E per tutto l’episodio lo vediamo ai margini, intento a guidare, a supervisionare ma silenziosamente l’ennesimo cambiamento a cui sembra essersi adattato con tanta facilità. Forse così sarà meno difficile dirgli addio quando deciderà di andare in pensione. Marginalizzando il tempo che ha sullo schermo, il distacco è graduale e possiamo finalmente lasciarlo libero. Questo non significa che debba andare via dalla serie, ma che come Bob Kelso di Scrubs, anche Webber deve arrivare al punto di capire che forse il suo l’ha fatto e ora sta alle nuove leve continuare.

Kevin McKidd e Kim Raver (640×360)

E mentre i nuovi meccanismi si mettono in moto e il medical drama di Shonda Rhimes con protagonista Meredith è sempre più immerso in questo radicale cambiamento, ecco che ritornano anche due volti che proprio non mi aspettavo di vedere visto quanto successo nella puntata finale della diciottesima: Teddy Altman e Owen Hunt sono tornati e non sono ammanettati né seguiti da una scorta. L’ultima volta li avevamo visti su un aereo in fuga come Bonnie e Clyde e adesso sono tornati e a quanto mi pare di capire chiedono a Meredith di poterli riassumere (o solo Owen) perché le accuse contro di loro sono cadute e non hanno perso la licenza medica, ma Hunt dev’essere seguito da un supervisore per sei mesi.

È tutto piuttosto strano e divertente allo stesso tempo, soprattutto per la dinamica che si è instaurata tra i coniugi Hunt-Altman che non fanno altro che punzecchiarsi e battibeccare come ragazzini. Inoltre, Teddy piena ed esausta di questa situazione è semplicemente la mia cosa preferita.

Che dire, come inizio di stagione promette bene. Spero vivamente che – diversamente dal solito – si riesca a mantenere l’entusiasmo e il focus sui nuovi personaggi per permetterci non solo di guardare qualcosa di nuovo, ma anche per evitare di ricadere in vecchi meccanismi che non funzionano più e per prepararci al distacco da alcuni personaggi a cui ci siamo appiccicati nel corso degli anni e che potremmo fare fatica a lasciare andare, prima tra tutti Meredith Grey, la regina indiscussa del medical drama di Disney+.