È con la tristezza nel cuore che mi trovo a dover recensire questo episodio, una tristezza sbagliata però, una tristezza che non ha a che fare con l’uscita di scena della protagonista indiscussa di Grey’s Anatomy, Meredith Grey, no, ha a che fare con il modo in cui questo argomento è stato trattato. Sì, perché dopo un hype pazzesco creato attorno a questo evento più unico che raro, in realtà, l’episodio in sé è stato tremendamente deludente.
Sì, ammetto, sono abituata a un certo tipo di addio shondalandiano: alle volte tragiche morti, incidenti e calamità, altre volte però abbiamo avuto delle uscite di scena epiche. Penso a quella di Cristina Yang, straziante ma comunque bellissima. Ancora rivedo davanti agli occhi il viso nel taxi della Yang che abbandona definitivamente Seattle e Grey’s Anatomy. C’è stato l’addio più recente di Jackson Avery che è riuscito a ridare senso a un personaggio che dall’addio di April aveva perso collocazione e motivo d’esistere, dimostrando – ancora una volta – che i fan avevano ragione riguardo l’importanza della co-presenza e co-esistenza di questi due personaggi diversamente da quanto sostenuto dall’insopportabile Krista Vernoff.
Addirittura l’addio folle di Alex Karev è stato più emozionante e straziante di quello di Meredith Grey. Seppure tramite una lettera e dei montaggi di scenari da famiglia del Mulino Bianco alternati a flashback riguardo il suo percorso al Grey-Sloan Memorial, personalmente mi sono ritrovata a versare qualche lacrimuccia e a faticare al pensiero di lasciare andare quel personaggio.
Adesso, io non so cosa esattamente sia andato storto, se vale anche per la scrittura seriale quella legge non-scritta secondo cui più tieni a qualcosa e meno riesci a parlare o a dimostrare il tuo affetto per quella cosa, ma l’addio di Meredith Grey ha fatto assolutamente cagare. E sì, probabilmente verrà giustamente censurato il termine che ho usato, ma spero che non sia così perché è l’unico appropriato per questa uscita di scena così scipito e superficiale da essere quasi imbarazzante.
Prima di sedermi alla scrivania e scrivere queste parole, ho sentito la necessità di confrontarmi con altre persone. Perciò ho aperto la sede del tribunale popolare del mondo dell’audiovisivo, Twitter e ho condiviso il mio parere e letto quello di altri utenti. E, vi dirò, siamo tutti più o meno d’accordo: Meredith Grey non meritava questo finale. Meredith Grey doveva andarsene da Seattle e dal Grey-Sloan Memorial in grande stile. Ellen Pompeo doveva lasciare Grey’s Anatomy in un modo così straziante che mi ci sarebbero dovuti volere almeno due settimane per riprendermi. Qualcosa che avrebbe dovuto portarmi a replicare il pianto greco con tanto di gesti teatrali come battersi il petto e strapparsi i capelli. Immaginavo lo strazio, la sofferenza, l’emozione, la nostalgia, le lacrime, la quantità di fazzolettini utilizzati per asciugarmele e soffiarmi il naso. E, invece, niente.
Zero, nada, nothing. Meredith non ci regala nemmeno una lacrima d’emozione, i discorsi a lei dedicati sono piuttosto basilari. La festa d’addio è una cosa così triste che mi chiedo perché l’abbiano proprio inserita nella puntata. Un torta sbagliata tristemente, sidro frizzante e gente a caso. Nessun momento emozionante con Bailey e Webber, unici due personaggi originali a restare in Grey’s Anatomy, né con Hunt che la conosce ormai da millenni, ma nemmeno con le sue sorelle.
E sì, forse non è successo perché il personaggio tornerà saltuariamente, ma cavolo è davvero triste il modo in cui l’hanno fatto uscire di scena. Addirittura l’addio di suor Angela in Che Dio ci aiuti al confronto è un capolavoro. Lì, almeno, ho pianto e anche in quel caso Elena Sofia Ricci è ritornata nella serie dopo il suo addio, ma ha avuto una chiusura reale, ha avuto una chiusura straziante e sofferta. Trattamento che, invece, a Meredith non è stato riservato. E sì, mi rendo conto che il paragone non sia proprio azzeccatissimo vista la distanza che corre tra i due prodotti, ma la linea generale è più o meno la stessa: la protagonista di una serie amata e longeva lascia la serie.
E sì, dovrei parlare di tutto ciò che succede nell’episodio, ma dovete credermi, sono così delusa che potrei lamentarmi per ore di quanto mi abbiano robbato (per dirlo utilizzando uno slang) di un finale degno per la regina di Grey’s Anatomy. Per colei che ha reso questa serie ciò che è. Meredith meritava molto meglio, meritava una chiusura adeguata, giusta, una chiusura degna del lavoro che per diciott’anni ha fatto, per il servizio che per tutto questo tempo ha fornito.
La cosa che fa sorridere è che anche nell’addio, Meredith Grey si conferma la massima rappresentante del ‘mai na gioia club. È talmente sfigata da non riuscire ad avere nemmeno un finale dignitoso. Niente flashback emozionanti per lei, niente voice over del discorso di inizio anno di Webber mentre attraversa i corridoi ed entra nelle sale operatorie, niente luci che si spengono in stile finale del Grande Fratello mentre si percorre la casa (l’ospedale in questo caso) prima di lasciarla per sempre. Niente montaggi con i suoi momenti salienti, niente montaggio stile fanvideo che invece è stato pubblicato sui canali social di Grey’s Anatomy. Insomma, sono davvero delusa.
Di una cosa sono, però, contenta: Meredith ha finalmente e completamente fatto sua quella frase che le disse Cristina “he’s not the sun you are” (lui non è il sole, tu lo sei) e ce l’ha dimostrato mettendolo in pratica con Nick. Certo, Nick non si merita un trattamento tanto freddo e da stronza, ma è un chiaro segno dello sviluppo di un personaggio che ha vissuto un’evoluzione significativa, un’evoluzione tremendamente importante. Come giustamente faceva notare un utente su Twitter, Meredith è passata dal “pick me. choose me. love me” (Prendi me. Scegli me. Ama me) al “i’m not going to beg you to love me” (non ti implorerò di amarmi), è tanta roba e proprio per questo merita un riconoscimento.
Per quanto riguarda il resto delle storyline c’è da dire che – come mio solito – dimostro una sensibilità e un’attaccamento particolare per gli Shepherd. Rivivere la storia di Amelia e Christopher dopo averla vissuta in Private Practice e assistere alla sua commozione dopo tutto questo tempo è stato veramente emozionante e ammetto di aver versato quelle lacrime che avrei dovuto e voluto versare per la Grey. Inoltre, mi ritrovo sempre più incline ad amare Adams e soprattutto ad amare il suo rapporto con sua zia Amelia. Spero di poterli vedere interagire di più anche perché, quando lo fanno, regalano sempre perle preziose. Come il momento del discorso sull’opinione degli altri, momento che ho trovato interessantissimo, una prova ulteriore della maturità e della crescita della Shepherd.
Mi dispiace per Maggie che troviamo in difficoltà con Winston. Se da una parte c’è la sua volontà di dimostrare al marito che è troppo talentoso per lasciare la sua specializzazione, dall’altra c’è la frustrazione di Winston che si sente sminuito, non rispettato, non ascoltato da parte di sua moglie che non riesce ad accettare la sua scelta e non riesce nemmeno ad ammettere di aver sbagliato nei suoi confronti cercando di dissuaderlo e quindi non validando i suoi sentimenti e le sue azioni. Maggie non è per niente di supporto per Winston e questo potrebbe determinare anche la fine del loro matrimonio. Ci siamo già trovati in questa situazione con altre coppie e non va mai a finire bene.
È stato bello vedere che la casa di Meredith, quella che credevamo potesse andare distrutta nell’incendio, si stia ripopolando – proprio come una volta – di specializzandi speranzosi. Quel luogo era troppo prezioso perché andasse perduto. Un numero esagerato di personaggi si sono avvicendati, la maggior parte del cast ci ha vissuto almeno per un periodo ed è quasi un luogo di aggregazione per questi medici in costruzione, definiamoli così.
Insomma, l’episodio – se dovessimo ignorare che è quello dell’addio della protagonista della serie – è piacevole, ma e vi giuro che è l’ultima volta che lo ripeto e non ve ne parlerò più, stiamo per vivere Grey’s Anatomy senza Meredith Grey e io mi aspettavo di più. È la fine di un era, è la fine di questa serie come la conoscevamo, è la fine di un percorso bellissimo durato diciotto anni e diciannove stagioni, perciò scusatemi se sono un po’ delusa. E nemmeno sapere che tornerà in futuro con delle apparizioni riesce a indorare questa pillola amara, questo finale così insoddisfacente che avrei preferito non vedere.
Per questa settimana è tutto, alla prossima.