Bentornati con la recensione del decimo episodio della diciannovesima stagione di Grey’s Anatomy. Lo so, lo so, non è più la serie di una volta. Io stessa mi sono dilungata più che sufficientemente sull’argomento, ma ve lo devo confessare: la nuova classe di specializzandi mi sta piacendo.
Ma prima di arrivare agli specializzandi e di giustificare e spiegare le mie affermazioni in merito, andiamo un attimo agli adulti, ai grandi. Iniziamo da Teddy e Owen. Teddy e Owen che sembravano più vicini a un possibile divorzio che a una rappacificazione, ma a quanto pare ci sbagliavamo. Sì, perché grazie al consiglio straordinario della più grande, dell’immensa, della magnifica, della massima esperta in affari matrimoniali nonché unica ad averne uno longevo, Miranda Bailey, sembrano aver trovato finalmente un punto di incontro. Adesso, visto e considerato che stiamo parlando del medical drama di Shonda Rhimes, non so effettivamente quanto durerà questa pace, ma per il momento ci accontentiamo.
Sì, perché inaspettatamente grazie alla Bailey che fa aprire gli occhi a Owen Hunt, ancora una volta accecato dal suo egocentrismo e dalla sua megalomania, finalmente riesce a ristabilire la pace nel suo rapporto con Teddy. E in che modo? Semplicemente smettendo di attaccare e incolpare chiunque altro per i suoi problemi e i suoi fallimenti e chiedendo scusa – finalmente – per tutto ciò che ha sbagliato. Ecco la potenza della parola “scusa”: strabiliante, vero Owen?
Altrettanto interessante è stato vedere anche il mea culpa di Teddy Altman a cui sì, attribuirò sempre meno colpa, ma che se proprio devo costringermi a un minimo di obiettività, ha una sua fetta di colpevolezza nel deterioramento del suo rapporto col marito. Tutto sembra procedere per il meglio, non sappiamo per quanto durerà e ci auguriamo per molto perché francamente gli Hunt-Altman hanno un po’ stufato. Che vadano in pace e dandoci la pace.
Altra situazione instabile è quella che si è creata tra Maggie e Winston. Ormai ne abbiamo parlato in duecento recensioni di Grey’s Anatomy, ma signori la situazione continua a restare immutata e per dovere di cronaca (wow che espressione esagerata) ne dobbiamo parlare. Innanzitutto è molto probabile che la storia tra i due sposini non abbia un lieto fine. Ad avvalorare questa teoria la notizia data proprio da Kelly McCreary, interprete di Maggie Pierce, sui suoi canali social. Sembra proprio che la McCreary lascerà il nostro medical drama a fine stagione.
È inevitabile non pensare che assieme alla storia di Maggie terminerà anche quella della coppia. Breve ma intenso, potremmo dire a questo punto e ammetto che un po’ mi dispiace perché Winston e la Pierce erano proprio carini. Chissà, magari mi sbaglio e andranno via assieme, ma ne dubito. In fin dei conti Grey’s Anatomy è l’equivalente seriale e americano del posto fisso statale per dirlo come lo direbbe Luca Medici in arte Checco Zalone, chi sarebbe così folle da lasciarlo dopo così poco tempo? Spero non Ndugu.
Grande assente di questo episodio è stata la storyline tra Jo e Link che sembra essere stata un attimo messa da parte per lasciare svilupparne altre, come per esempio quella tra Schmidt e il bell’infermiere itinerante. Abbiamo, infatti, visto Jo nelle vesti di investigatrice/spalla/motivatrice di Levi che finalmente, dopo averci ammorbato le consistenze con Nico Kim e la loro orribile e tossica relazione, sembra essere pronto a rimettersi in gioco, non senza un incoraggiamento dell’amica.
Un altro momento degno di nota in questo episodio di Grey’s Anatomy è senza ombra di dubbio quello che ha riguardato Richard Webber e Catherine Fox. Come sappiamo Catherine convive con un tumore da qualche stagione del nostro medical drama preferito e sembrava avere una situazione stabile. Le cose, però, sono cambiate. In un momento con Richard gli confessa che il tumore sta progredendo il che – come sappiamo bene – è grave. Spero vivamente che trovino un modo per far sopravvivere questo personaggio perché nonostante appaia sporadicamente è uno dei migliori di questa serie.
Chi altro potrebbe essere altrettanto straordinaria, chi ci regalerebbe scene come quella di Kwan che sviene in sala operatoria per un’operazione al pene? Chi ci riempirebbe gli episodi con commenti super sarcastici e pungenti, ma sempre incredibilmente divertenti? Forse Bailey e Amelia potrebbero darci questa soddisfazione, ma Catherine ha qualcosa, un particolare atteggiamento che nessuna delle citate potrebbe mai eguagliare. E poi non posso non pensare a Jackson Avery. Insomma, il loro rapporto è qualcosa di preziosissimo, non possono privarcene seppur li vediamo interagire (se ci va bene) ogni trecento anni.
Ma passiamo adesso al mio argomento preferito, a coloro che mi stanno facendo fare una specie di viaggio nel tempo senza ricorrere alla fisica quantistica o allo spostamento fisico nello spazio, me lo stanno facendo fare dalla comodità del mio divano. Parlo ovviamente degli specializzandi. Ok, devo subito confessare che mi ci sto affezionando molto. Li guardo correre nell’ospedale senza una meta, cercando di accalappiarsi un posto in sala operatoria senza badare a chi pestano i piedi per ottenerlo e mi sento così entusiasta.
Sembra di essere tornati a quel Grey’s Anatomy che tanto amavamo, quello della competizione, degli errori, dell’impulsività e dell’emotività, quello della fallibilità e della crescita, quello delle storie d’amore e soprattutto quello dei drammi sentimentali. Insomma, quello che ci ricorda perché questa serie ci piaceva tanto. Ritrovo in loro quella freschezza che solo nuovi specializzandi con un effettivo rilievo nella scrittura degli episodi potevano avere.
Abbiamo sempre avuto un ricambio di specializzandi, si sono avvicendati un numero di aspiranti chirurghi nei corridoi del Grey-Sloan Memorial, eppure nessuna classe prima di questa era riuscita a farmi riscoprire l’interesse per questa categoria. Le precedenti classi avevano poco spazio ed erano sempre oscurate dall’immensa importanza e centralità dei personaggi principali. Le storie di Meredith, Amelia, Miranda, Maggie, Owen, Jackson avevano necessariamente la precedenza, mentre quelle degli specializzandi fungevano solo ed esclusivamente da contorno.
Questa volta, invece, è diverso. Questa volta gli specializzandi hanno un ruolo più centrale, da protagonisti oserei dire ed è proprio questo a renderli tanto interessanti e a renderci più facile affezionarci a loro. Innanzitutto sono nuova energia, una ventata di aria fresca e poi li seguiamo nella loro vita lavorativa, ma soprattutto in quella privata. Grande spazio, infatti, è stato dedicato alla storyline tra Lucas e Simone. Una storia che interessa molto e ha tanto potenziale per conquistare il pubblico soprattutto per via degli impedimenti che stanno trovando sul loro cammino.
E poi, grazie alla convivenza di tre di questi nuovi personaggi nella vecchia casa di Meredith Grey, ci regalano momenti di unione, momenti in cui li vediamo formare un legame come persone prima che come medici ed è bellissimo. È bellissimo vederli ballare per sfogare la tensione com’è successo nello scorso episodio oppure vederli travestirsi con vestiti d’occasione recuperati a un mercatino dove regalavano di tutto solo per tirare su il morale a chi aveva avuto una brutta giornata. Non so voi, ma sono molto sensibile a questi scenari perché mi ricordano i MAGIC, ma me li ricordano soltanto, non li emulano e per questo mi ci sto affezionando.
Mi sembra che gli sceneggiatori non stiano cercando di copiare quello che hanno fatto nelle prime stagioni, ma che vogliano riportare la nostra attenzione su queste interazioni, su questi momenti che permettono effettivamente di formare un collegamento emotivo tra spettatore e personaggi e mi sta piacendo veramente tanto. Perciò, finora, io questa stagione di Grey’s Anatomy, il medical drama disponibile su Disney+, la promuovo a grandi voti e non vedo l’ora di scoprire cosa succederà nelle prossime puntate.