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Grey’s Anatomy 19×17 – Hunt si deve calmare

Grey's Anatomy
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Lo so, lo so, siamo in ritardo rispetto alla programmazione americana, ma vi prometto – cari amici di Grey’s Anatomy – che mi farò perdonare prima o poi…
E dopo questo inizio decisamente inutile, mi affretto ad andare al punto (o ci provo). Ci siamo lasciati – ormai un po’ di tempo fa – con la situazione di Miranda Bailey presa di mira dai fuori di testa antiabortisti che hanno addirittura provato ad aggredirla fisicamente. Decisivo è stato l’intervento del fantastico Kwan che ha placcato l’aggressore difendendo il suo capo.

Torniamo nei corridoi del Grey-Sloan Memorial e notiamo immediatamente che la situazione, almeno da questo punto di vista, sembra essersi calmata. Bailey non è più perseguitata da gente pericolosa e addirittura assistiamo a un momento molto carino che la vede rivolgere dei ringraziamenti a Kwan.

Grey's Anatomy
Harry Shum Jr. (640×360)

E mentre questo accade, in ospedale arriva un personaggio ormai noto per noi entusiasti fan dei nuovi arrivati, gli specializzandi. Parlo, infatti, della straordinaria e meravigliosa Maxine, la coinquilina di June. Maxine che purtroppo ritroviamo nuovamente paziente dell’ospedale cosa che mette in agitazione Kwan, ma soprattutto Millin. Adesso, sappiamo tutti del rapporto quasi nonna-nipote che c’è tra Maxine e June e sappiamo ancora meglio del confuso passato romantico tra quest’ultima e Kwan perciò sarà interessante osservare come si svilupperà questa storyline per scoprire soprattutto quale impatto avrà sulla relazione lavorativa e sentimentale tra i due specializzandi.

Mi auguro davvero che nulla di male accada alla signora Maxine perché è troppo carina, ma mi rendo conto che qualcosa deve necessariamente accaderle per mandare avanti la trama e conferire ulteriore complessità alla situazione tra i due coinvolti sentimentalmente.

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Midori Francis (640×360)

E mentre questa trama comincia a svilupparsi, ne affrontiamo una altrettanto interessante e che vede protagonista un’altra specializzanda di Grey’s Anatomy: Yasuda. Come ben sapete Yasuda si sta sottoponendo a estenuanti turni di lavoro per riuscire ad arrivare a fine mese, cosa che di solito non succede. Perciò ha dovuto iniziare un secondo lavoro, un secondo lavoro che con i turni già estenuanti e le ore incessanti in ospedale non le permette di riposare, mangiare o prendersi cura della sua persona. L’abbiamo addirittura vista raccogliere del cibo dalla spazzatura.

Ecco, proprio quest’ultimo elemento ha portato Teddy Altman, direttrice dell’ospedale, alla decisione di cercare (assieme ai suoi colleghi) un modo per poter aiutare gli specializzandi in difficoltà. E – stranamente – cosa che non avremmo neppure potuto osare immaginare ai tempi dei M.A.G.I.C. non solo hanno trovato una soluzione, ma hanno sollevato Yasuda da ogni tipo di preoccupazione economica offrendole una borsa di studio che coprisse il costo del suo debito studentesco. Una cosa pazzesca, una cosa bellissima. Per dirlo con le parole del grande Sergione nazionale:

Ma andiamo avanti e andiamo avanti perché ci sono ancora due o tre cose di cui dobbiamo necessariamente parlare. Sguazziamo ancora un po’ nelle questioni private dei nostri (miei) amati specializzandi e parliamo un po’ del mio preferito, di Addams. Lucas Addams ancora una volta mi da motivi per amarlo follemente. In questa puntata del medical drama disponibile su Disney+ lo vediamo parecchio distratto, incapace di ricordare o di effettivamente eseguire i compiti assegnatigli da Nick Marsh.

E lì per lì uno non pensa alla motivazione che potrebbe nascondersi dietro questa distrazione, lì per lì uno crede che Addams sia l’ennesimo specializzando che troverà la via con il tempo, sbagliando prima di trovare una sua dimensione e un momento di riscatto in Grey’s Anatomy proprio com’è successo ad altri prima di lui, da George O’Malley fino a Levi Schmidt. Ma la questione con Lucas è un po’ più complessa di così e spiega alla perfezione perché si comporta in un determinato modo offrendo non solo una risposta alle nostre domande, ma aprendo una conversazione importante e necessaria sulla neurodivergenza.

A Lucas Addams viene diagnosticata l’ADHD da Nick Marsh in una forma che – se dovessi proprio estremizzare e paragonare a qualcosa (che mi rendo conto è la stessa cosa, ma il principio è simile) – sembra a tutti gli effetti una specie di outing. Sì, perché Marsh dando per scontato che Addams sapesse di avere l’ADHD gli ha consigliato di “tenere sotto controllo” questa condizione. E lì abbiamo visto la terra crollare sotto i piedi del nostro caro Shepardino.

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Niko Terho (640×360)

Per chi non lo sapesse, l’ADHD è il disturbo da deficit dell’attenzione e dell’iperattività, una condizione che di solito viene scoperta nell’infanzia, ma non sempre come nel caso di Lucas. L’ADHD è caratterizzata da disattenzione cronica che porta a dimenticare ordini, scadenze, riunioni, appuntamenti; dalla difficoltà a pianificare e il caos nei pensieri; difficoltà a seguire le istruzioni e la tendenza a procrastinare all’infinito; forte sensazione di noia che porta i soggetti a spostarsi da un’azione all’altra, da un hobby all’altro, da un’iperfissazione o un iperfocalizzazione (possono sembrare sinonimi, ma non lo sono) a un’altra; tendono ad avere la tendenza a non essere costanti nemmeno nel lavoro; ultima, ma non meno importante è la logorrea.

Vi ricorda qualcuno? (A parte me intendo). Leggendo questo quadro sicuramente generico (perché l’ADHD non si manifesta in tutti allo stesso identico modo), è facile riuscire a inquadrare al suo interno il nostro amato Lucas Addams. Lucas Addams rispecchia – quasi alla perfezione – un soggetto con l’ADHD da manuale. E per la legge “it takes one to know one“, veniamo a scoprire che Nick Marsh ha la stessa condizione. Sarà bello seguire Lucas nel suo nuovo e interessante sviluppo e forse, sarà anche l’occasione giusta per parlare di neurodivergenza con cognizione di causa e senza ricorrere a stereotipi e/o credenze errati.

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Kevin McKidd (640×360)

Ma lasciamo un attimo gli specializzandi per parlare degli strutturati e del ritorno di quella bestia infernale che è Owen Hunt versione egocentrico. Owen Hunt già di per sé non è un personaggio che suscita particolare simpatia. È fastidioso, è saccente, arrogante, ma soprattutto è estremamente pieno di sé, talmente tanto che a volte dimentica che sulla faccia della terra la sua opinione non è l’unica a contare. Ovviamente, in questo episodio di Grey’s Anatomy, non poteva che mostrarci proprio questa parte insopportabile di sé e trascinare nel suo loop pericoloso (loop che l’altra volta l’ha quasi portato ar gabbio – come direbbero i romani) anche Atticus Lincoln che in questa diciannovesima stagione di Grey’s Anatomy dovrebbe seriamente considerare l’ipotesi di un viaggio a Lourdes con tanto di immersione nell’acqua benedetta.

Sì, perché Hunt trascina il povero Link, reduce da un tragico fallimento, in un’impresa quasi suicida (lavorativamente parlando): quella di rimettere a posto un tizio che si è rotto il 90% delle ossa che ha in corpo facendo delle attività pericolose (ndr. oddio sto diventando mia madre). E seppure Atticus esprime il suo dissenso, seppure gli fa presente che il caso è complesso e in qualità di specialista ortopedico propone la sua ipotesi d’azione, ipotesi che tutela la sopravvivenza del paziente, Hunt decide di ignorarlo totalmente e di proseguire nella sua missione impossibile. E lo fa proponendo al paziente un’alternativa all’approccio di Link decisamente pericolosa che può portare il paziente alla morte.

Grey's Anatomy
Chris Carmack (640×360)

Ma tanto, a lui, che gli frega? Se l’operazione va male, è colpa di Link, no? Lui è tipo quel compagno di classe che ti sprona a fare cose sconsiderate che se vanno bene ti dice “che ti avevo detto?” e si dà una pacca sulla spalla, se vanno male non paga nessun tipo di conseguenza perché “ehi io non ti ho mica obbligato a farlo, te l’ho solo suggerito.

È che quando Hunt fa così (cioè quasi sempre), mi fa incazzare, ma tanto. Se già normalmente non lo sopporto, quando fa così rimpiango i periodi in cui Shonda Rhimes era solita far fuori personaggi di Grey’s Anatomy come fossero zanzare sotto lo zoccoletto di legno di mia nonna l’estate. Spero vivamente, perciò, che si dia una regolata e che l’operazione di Link, anche nel lungo andare non abbia problematiche, perché altrimenti potrei davvero tornare al 2010 con la testa e creare un gruppo Facebook contro di lui in stile “Stefani Germanotta you will never be famous“.

Caterina Scorsone (640×360)

Ultima cosa su questa puntata di Grey’s Anatomy e poi – vi giuro – vi lascio in pace. Amelia. Amelia Shepherd grande donna che umilmente è andata a chiedere scusa prima a Yasuda e poi a Winston per come l’ha trattato e che in cambio da quest’ultimo riceve un atteggiamento totalmente fastidioso e da diva che francamente mi ha infastidito parecchio. Caro Winston, bellissimo dottor Winston, so che siamo in un medical drama, ma non puoi fare la diva con la dottoressa Amelia Shepherd, perciò ridimensionati!

E su questo rimprovero per il dottor Ndugu, vi abbandono (per questa puntata)