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Harry & Meghan: si può raccontare una storia anche senza patinarla – La Recensione

Harry & Meghan
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L’affaire che riguarda il rapporto tra Harry e Meghan, Harry e la sua famiglia, Harry e la corona, Meghan e Archie è di certo quello che più ha tenuto banco negli ultimi anni. La Famiglia Reale, ancora una volta, è infatti stata messa in discussione da uno dei membri interni, il figlio di Diana. La storia tra i due coniugi è iniziata in modo leggero, piacevole e lontano da occhi indiscreti, ma le cose cambiarono presto quando la relazione venne ufficialmente alla luce con una conseguente promessa di matrimonio. Da quel momento tutto si complicò perdendo totalmente il contatto con la realtà. La domanda da parte dei media e della nazione era, e continua a essere tuttora, sempre la stessa: chi è la vittima? Chi è il carnefice? Per tutto questo tempo l’unico interrogativo è sempre stato il medesimo e l’unica intenzione quella di addentrarsi dentro alla storia per decidere chi fosse il buono e chi invece il cattivo. Come un film thriller da cui devi trarre delle conclusioni, la vicenda di Harry e Meghan è sempre stata vissuta come se fosse una caccia tra il gatto e il topo. I due, attraverso una famosa intervista fatta da Oprah, provarono a raccontare la propria verità, ma le voci, neanche in quel caso, riuscirono a placarsi. I due hanno così deciso di mettersi nuovamente a nudo attraverso uno dei palchi più potenti e divulgativi al mondo: la piattaforma streaming Netflix. Con una docuserie composta da 6 puntate da circa un’ora dal titolo Harry & Meghan, Harry e Meghan hanno così preso di nuovo la parola mettendo al centro della storia tutti gli eventi che anticiparono e succedettero il loro allontanamento dalla Famiglia Reale.

Anche questa volta l’obiettivo sembra chiaro: far chiarezza sul dilemma tra chi sia la vittima e il carnefice, ma le cose – in questa docuserie – sono andate decisamente in modo diverso.

Harry & Meghan (640×360)

Harry e Meghan cominciano il loro viaggio nella docuserie raccontando gli inizi della loro storia, le loro paure e la concretizzazione di alcune di queste. Il loro obiettivo sembra quello di spiegare che nulla di quanto fatto ha mai voluto turbare il sistema e l’istituzione. I due si mostrano felici, soddisfatti della loro vita lontana dalla Gran Bretagna, il paese che gli ha dato e poi tolto. Il ritratto che i due coniugi fanno di quanto vissuto si concentra infatti anche sulle aberranti e terribili frasi razziste e xenofobe che i diversi tabloid hanno rivolto alla oramai ex attrice, ma non solo. I loro racconti cercano di far chiarezza sull’esperienza vissuta sia sul piano pubblico che privato. Cosa accadeva nel palazzo quando fuori tutto urlava contro di loro? Harry e Meghan lo rivelano attraverso queste sei puntate che, nonostante tutto, lasciano comunque l’amaro in bocca.

Nessuno, guardando quanto raccontato nella docuserie, può infatti ritenersi legittimato a schierarsi da una parte o da un’altra. Il punto non è risolvere il dilemma tra chi sia la vittima e chi il carnefice, e non importa quanto questo sia l’interesse generale del pubblico. Attraverso la docuserie possiamo empatizzare, stringerci al dolore di una coppia che ha dovuto vivere sulla propria pelle i commenti razzisti e classisti da parte dei media, ma non di più, nonostante le intenzioni dei due siano ben altre. Harry e Meghan cercano infatti di raccontare la loro storia con un continuo richiamo a un io che non si mette mai in discussione e che, in modo più impostato che naturale, cerca di portare chi li guarda dalla propria parte.

Per riuscire nel loro obiettivo i due coniugi preparano sei puntate in cui cercano di fornire delle lezioni di storia che vanno fin dai tempi della schiavitù africana fino quelli di Diana. In modo politicamente corretto e quasi inattaccabile, Harry e Meghan cercano così di ricostruire i fatti restituendo al pubblico una chiave che sembra voler riportare sullo schermo il paragone con quanto successo alla Principessa di Galles. E’ come se la loro voglia fosse quella di parlare nuovamente con un asso nella manica, e non è loro intenzione nasconderlo. Attraverso le loro parole il messaggio è infatti chiaro: credete a quanto diciamo perché è già successo e, se credete a Diana, allora dovrete credere anche a noi per far sì che la storia non si ripeta.

Harry & Meghan (640×360)

Questo è forse il punto più disturbante della docuserie: la continua pretesa di poter vincere la propria partita attraverso il richiamo a quanto avvenuto diversi anni fa. Ricordiamo che il punto in questo senso non è credere o meno alla versione fornita dai due, nessuno qui è un detective che cerca il colpevole, ma il modo con cui hanno gestito la docuserie. Gli amici che parlano di loro sembrano farlo quasi dopo aver letto un testo scritto da riportare fedelmente di fronte alla telecamera, un copione in cui non è possibile sbagliare nessuna battuta. Pur di riuscire nel loro intento chiamano a testimonianza anche l’ex baby sitter del loro figlio che non dà alcuna informazione necessaria ai fini della serie. Il suo compito, così come quello del resto degli altri, è quello di venerare la figura di Meghan Markle, la sua bontà e generosità.

La docuserie perde così la propria funzione diventando di fatto una continua autocelebrazione, un continuo colloquio in cui si parla delle proprie qualità, attenzioni, vittorie e pregi. Probabilmente quando si decide di parlare nuovamente della propria esperienza e di quanto accaduto bisogna anche scegliere di mettersi in discussione, di parlare fino in fondo senza mai cadere nella trappola dell’autocelebrazione. Sarebbe bastato fare un po’ meno, concentrarsi anche su altri aspetti e non solo quelli che li vedono come i nuovi Romeo e Giulietta. Questo è purtroppo è ciò che è accaduto, ed è anche il motivo per cui la docuserie perde di vista il suo obiettivo. Harry e Meghan hanno forzato troppo la parte che più che celebrare se stessi, avrebbe dovuto solo raccontare.

Per questa ragione Harry & Meghan si impone così come una docuserie che non racconta qualcosa di cui non fossimo già a conoscenza ma che, al contrario, ripete sempre lo stesso concetto per sei puntate ma con accanto aggettivi di volta in volta differenti. Nella prima puntata Meghan è innamorata, nella seconda vittima, nella terza una sognatrice, nella quarta ciò di cui la Gran Bretagna necessitava, nella quinta coraggiosa e nella sesta una ricercata. Non è in dubbio che lei possa essere stata ognuna di queste cose, ma il modo in cui tutto questo è stato raccontato nella docuserie.

Harry & Meghan (640×360)

E’ come se la realtà fosse stata forzatamente patinata e caratterizzata da un troppo che alla fine ha finito per stonare e per rendere incoerente questo racconto. Durante la puntata finale, Meghan rivela infatti di non voler vivere sotto la lente d’ingrandimento per quanto accaduto in Inghilterra e di voler raccontare delle loro missioni volontarie, il loro modo di aiutare chi ne ha bisogno, ma questo aspetto nella docuserie viene affrontato in uno spaccato di a malapena venti minuti. I primi a fare lo stesso gioco degli altri, attraverso questo nuovo prodotto, sono dunque i due protagonisti.

In punto non è prendere le parti di A o di B. Il punto è prendere atto del fatto che la nuova docuserie Netflix è venuta meno alla definizione di documentario e che, al contrario, ha preferito narrare gli eventi con un’autocelebrazione stucchevole e ripetuta. Nessuno aveva bisogno di sapere quanto Meghan fosse meravigliosa nella realtà, non in modo così estremo quantomeno. Quando ciò che si racconta è fondato e reale, non c’è alcun bisogno di patinarlo. Una verità raccontata, quando fondata, sa camminare bene anche da sola.

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