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Heretic – La Recensione: una domanda alla quale è impossibile rispondere

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ATTENZIONE! L’articolo contiene SPOILERS del film Heretic.

Viviamo in un mondo sempre più pratico e tangibile, in cui l’astratto sembra ormai un’inutile scusa per non assumersi le proprie responsabilità. Le religione, forza astratta per eccellenza, non è più solo l’oppio dei popoli, ma una vera e propria eresia dalla quali tenersi bene alla larga. Alla pari dell’astrologia, metro di paragone per capire quale appuntamento su Hinge può avere una seconda possibilità o meno, anche la tematica religione è sempre meglio lasciarla fuori dalle conversazioni. Eppure, checché se ne dica, continua a rappresentare un imprescindibile elemento di suggestione e dibattito.

Credere o non credere? Rimane questa una domanda da cui è impossibile trarre una risposta diplomatica che metta d’accordo tutti. Ancora di più se il quesito a seguire è: religione e fede sono la stessa cosa? C’è chi potrebbe rispondere che la prima è tutta una creazione umana, mentre la seconda dà voce all’impulso primordiale di conoscenza nei confronti dell’ignoto. La religione, come costrutto sociale, manca di purezza e spontaneità, risponde a dogmi, regole e proibizioni. La fede appartiene al singolo, sta a lui prendersene cura e nutrirla.

Heretic parla brillantemente di entrambe, usando l’unico genere in grado di farlo davvero.

Il legame tra religione e paura ha radici antiche, che risalgono alle prime civiltà e alle loro concezioni del divino. In molte culture, la paura di essere puniti da una divinità o di incontrare forze soprannaturali è stata alla base di numerosi racconti e miti. La Bibbia stessa è un testo ricco di elementi horror, che spesso presenta immagini potenti di violenza divina, punizioni e rivelazioni apocalittiche.

Nei secoli successivi, la religione e l’horror si sono intrecciati in modo sempre più evidente, soprattutto con la diffusione delle leggende medievali e del folklore cristiano. Storie di demoni, possessioni, streghe e inferni popolano le tradizioni popolari, diventando elementi centrali di molte opere artistiche e letterarie. Molti film e romanzi horror religiosi (in ultimo Immaculate) mettono in discussione la fede dei protagonisti, mostrando come la tentazione e il dubbio possano minare la loro credenza. Il diavolo, o figure demoniache, si presentano come forze che cercano di sedurre l’individuo, spingendolo a tradire i suoi principi morali e religiosi. Questi racconti sono spesso anche esplorazioni della psicologia del credente, mettendo in luce come la fede possa essere messa alla prova in situazioni di estrema paura o sofferenza.

Heretic
Hugh Grant with Sophie Thatcher, center, and Chloe East in the movie “Heretic.” (Kimberley French / A24)

In Heretic, però, non è una forza sovrannaturale a mettere in discussione la fede delle nostre protagoniste, ma un altro tipo di mostro.

A suon di candele da profumo di torta di mirtillo e di dissertazioni filosofiche che hanno un po’ il sentore delle super cazzole di Amici Miei (disponibile sul catalogo Apple TV+), il signor Reed utilizza ogni mezzo a sua disposizione per dimostrare un punto. Sorella Barnes e Sorella Paxton, due ragazze mormoni, continuano il loro solito giro nel portare avanti la parola del Signore, bussando di porta in porta. L’inizio del film ci mette già nella posizione di capire che sono due ragazze molto diverse tra loro, ma entrambi gentili, curiose e sinceramente credenti. La religione è entrata nella loro vita in maniera diversa, però rifulge di una luce splendente. Una che un mostro come il signor Reed (magistralmente interpretato da Hugh Grant) non può di certo sopportare.

Così bussando a quella fatidica ultima porta, le ragazze non si rendono dapprincipio conto di essere finite in una trappola. Rimangono, invece, inizialmente affascinate dai modi gentili del proprietario di casa e dalle sue domande e osservazioni acute in materia religiosa. Qualche battuta vagamente sessuale qua e là, un atteggiamento un po’ cringe forse, ma nulla che non sia perdonabile. In fondo si tratta di un simpatico signore inglese di mezza età, con una moglie che ha appena sfornato una bella torta ai mirtilli. Non è vero?

Abbiamo tutte le premesse per pensare che si tratti di un thriller psicologico, magari di uno slasher movie.

Il signor Reed potrebbe sembrare, a tutti gli effetti, il perfetto erede di Norman Bates, con tanto di gilet in maglia vintage. Eppure, man mano che la narrazione di Heretic avanza, le nostre certezze di spettatore compulsivo del genere vengono sempre più messe alla prova. Più della metà del film risulta in un lunghissimo monologo di carattere teologico, durante il quale Reed parla di iterazioni, di bugie e di Monopoli. Le sue teorie, esempio della più raffinata ars oratoria, ci confondono e turbano. Il suo continuo alludere a “una unica e vera religione”, ci fa credere che da un momento all’altro Satana in persona si presenterà nella stanza. Un pensiero ingenuo, con il senno di poi.

Sorella Barnes, però, rimane inamovibile nella sua fede. Sceglie la porta a sinistra, non perde la speranza, non crede neppure per un momento ai giochi di prestigio di questo abile illusionista. Non sarà però lei a uscire vive dalla casa, bensì Sorella Paxton.

Hugh Grant in Heretic
Credits: A24

All’interno di un semplice setting, si consuma un racconto per nulla semplice.

Idealmente diviso in due parti, Heretic parla di terrore e filosofia, di fede e religione, di potere e controllo. Intreccia ognuno di questi elementi, creando un arazzo non perfetto, ma di squisita fattura. Un horror d’essai che si vuole dare un tono e sottolineare, per l’ennesima volta quest’anno (l’ha già dimostrato anche The Substance), come il genere sia in pieno Rinascimento. Le due parti di Heretic non funzionano allo stesso modo. La seconda diventa essa stessa un’iterazione, perdendo forse quel senso di ansia costante che ci aveva invece incollati allo schermo durante la prima parte.

Tra fede e religione, Heretic inserisce un altro elemento nella discussione: il potere. Proprio quest’ultimo regola il nostro mondo e chi vive al suo interno. Il controllo è l’unica vera religione in cui il signor Reed crede e che gli concede il lusso di agire indisturbato. Eppure, anche un mostro come lui non può che rimanere visibilmente scosso dalla fede di una ragazzina che, anche in punto di morte, non smette di unire le mani in preghiera. Sorella Paxton sa bene che non serve concretamente a niente, ma non per questo smette di farlo. La fede non è altro che il conforto che ci spinge ad andare avanti anche nei giorni bui, la mano che porgiamo all’altro, indipendentemente da chi sia. Anche se si tratta di un mostro.