Attenzione: questa recensione contiene spoiler per chiunque non abbia visto la 6×04 di Homeland
A proposito: non avete ancora visto questa puntata?
CORRETE A VEDERLA!
Quanta attesa, quanta ansia, abbiamo aspettato un anno per avere la sesta stagione e poi ci tocca aspettare due settimane per vedere la quarta puntata, insomma ci tentano, ci seducono e ci distruggono, per (s)fortuna non è solo Showtime a darci del filo da torcere, quindi dovremmo lamentarci con tutte le emittenti televisive, ma poi sprecheremmo troppo tempo, tempo prezioso che non possiamo permetterci di perdere. Perché poi esce la nuova stagione di quella serie tv che ci piace tanto e abbiamo già visto il pilot di una serie nuova e sono già usciti quattro episodi, siamo in ritardo, dobbiamo vederli tutti, subito, altrimenti non potremmo più aprire facebook perché sarebbe pieno di spoiler e noi odiamo gli spoiler, e poi, e poi…
ma questa è un’altra storia!
Torniamo a noi e al quarto episodio di Homeland.
I’m out now, right?!
Odio la sensazione che si ha quando sai che sta per succedere qualcosa di veramente brutto.
Avevo previsto che in queste puntate Homeland sarebbe ‘esploso’… ma non avevo previsto che sarebbe accaduto proprio questo (qui potete trovare le recensioni precedenti). E dopo tutto ciò che in questo periodo siamo stati abituati a sentire e a temere, Homeland conferma ancora una volta la sua volontà di trattare la realtà dei fatti.
Avevo previsto che l’esplosione di Homeland sarebbe avvenuta per mano di Carrie, in questo caso ho fallito miseramente, non è lei a dare il via ad un Homeland molto più dinamico e sensazionale di quello visto nelle prime tre puntate, ma tutto, ancora una volta, inizia da lei. È lei ad essere spiata dall’uomo inquietante che abita nel palazzo di fronte, è lei a far uscire di prigione Sekou, ed è lei che sarà accusata di aver rilasciato un criminale.
Perché lo ripeterò all’infinito,
Carrie è Homeland!
E si, Quinn aveva ragione! QUINN, AVEVA RAGIONE!
Altro che paranoie, altro che visioni, Peter aveva capito tutto senza neanche avere uno straccio di prova.
Ma andiamo in ordine.
Saul e le geniali coperture
Eravamo rimasti a Saul che dopo dodici anni fa visita alla sorella (dodici anni, come per dire ‘uno schiocco di dita’).
La situazione è delicata, nella scorsa puntata lo abbiamo visto scoprire che effettivamente ci sono molte probabilità che gli iraniani stiano violando il patto fatto con gli Stati Uniti sul nucleare e che si stiano alleando, niente di meno che con i coreani.
Saul è ufficialmente tornato sul campo e l’ha fatto con il suo stile, sarà interessante vedere come si evolverà il suo rapporto con Majid e quali informazioni porterà quest’ultimo.
E tra i tanti ritorni, c’è anche quello di Etai, un uomo che non si sa bene quanto odio alimenti, ma è comunque tanto. Sempre meno di quello che proviamo per Dar Adal.
Dar Adal a proposito
Se prima vi era rimasto un briciolo di sensibilità per questa creatura, adesso è necessario che ci sia un odio collettivo verso di lui.
Cominciando dalla battuta sui capelli rossi di Franny che per carità, non avrebbe fatto ridere neanche la moglie di Brody.
È visibilmente solo, senza rinforzi, senza alcun tipo di copertura, eppure è l’unico in grado di far tremare la Presidente degli Stati Uniti.
Ma per fortuna la Presidente eletta non ha scelto a caso la sua consigliera e ha le idee chiare riguardo la CIA e Dar.
E la decisione di cercare di manipolare Carrie per far cambiare rotta alla Presidente non ha fatto altro che aumentare la possibilità che Carrie stessa riveli quei piccoli dettagli che servono al team presidenziale per poterlo controllare. Un genio!
E Carrie naturalmente è l’unica persona in grado di rovinarlo, ex-spia o meno, lei ha il potere.
E qui ci starebbero bene un inchino e quaranta minuti di applausi, ed infatti, mentre stavo ancora applaudendo…
Peter Quinn riprova a fare il Peter Quinn
Geniale il modo in cui si è procurato la pistola, geniale la sua capacità di avere sempre i giusti sospetti e geniale la sua violazione di proprietà privata (anche se io un’occhiata sotto lo zerbino l’avrei data, secondo me la chiave l’avrebbe trovata lì).
Peter Quinn sta cominciando a rinascere da quell’oblio che lo ha imprigionato per lungo tempo e che lo ha costretto a sentirsi vittima. Di se stesso, della sua instabilità e del suo rapporto con Carrie.
Ma adesso sta tornando ad essere quello che era un tempo. Ma anche così, anche cercando di fare la cosa giusta riesce inconsapevolmente a mettersi nei guai.
Aspetta che il suo sospettato esca di casa, lo segue e prima di poter capire cosa stia realmente succedendo viene visto da un poliziotto, che naturalmente testimonierà di averlo visto davanti all’agenzia di consegne di Sekou, in condizioni poco stabili. Niente di più semplice per chi cerca un capro espiatorio per quello che a fine puntata sconvolge l’America e anche un po’ noi.
A questo punto verrebbe da dire menomale che c’è Carrie.
E sappiamo tutti quale sarà la sua reazione a tutto questo:
I’m out now, right?!
Per un attimo l’ha pensato davvero.
Per quarantotto minuti lo abbiamo pensato anche noi.
Sinceramente non mi aspettavo una così repentina uscita di scena di Sekou, è stato il personaggio attorno al quale si è costruita la trama ad inizio stagione e adesso semplicemente non c’è più. Sono bastati due secondi o poco più, per vederlo scomparire.
E pensare che, se solo Peter avesse mostrato quelle foto a Carrie forse ci sarebbe stato un esito diverso (perché Carrie è Carrie e qui potete approfondire la sua conoscenza).
Ma qualcosa doveva accadere, l’esplosione di Homeland dipendeva da questo, dal capovolgimento delle situazioni e dei ruoli che prima di questa puntata gli autori hanno costruito magistralmente.
Adesso l’unico a sapere la verità è l’uomo meno credibile in circolazione. L’uomo a cui nessuno crederà… eccetto Carrie. E l’America è invece sorprendentemente per la prima volta, l’entità che è all’oscuro di tutto, per la prima volta è costretta a districare un disastro che non ha causato lei.
La situazione si fa interessante e l’attesa che saremo costretti a sopportare per venire a conoscenza delle conseguenze di questa esplosione è insopportabile.
Appuntamento alla prossima settimana, e stavolta per davvero
(ho controllato su TvShowtime!)
Vi lascio così:
Affinché la speranza rimanga viva.