Il salto temporale è arrivato. Siamo andati ben dieci anni avanti, abbiamo incontrato le due nuove (fantastiche) attrici protagoniste, assistito a nuove scene conturbanti, addii, vendette e tradimenti. House of the Dragon è cominciata, per la seconda volta. Come ha dichiarato Miguel Sapochnik, la sesta puntata del prequel dell’HBO ha tutta l’aria di essere un nuovo pilot. Diretta da Sapochnik e scritta da Sara Hess, The Princess and the Queen (uscita in Italia il 26 settembre su NOW e Sky) è una puntata introduttiva ed esplicativa, ma necessaria. I fatti narrati scorrono così veloci che non c’era altro modo per riprendere la narrazione dopo quanto abbiamo visto nella quinta puntata (La Recensione della 1×05 – Segreti). Per qualcuno – soprattutto per coloro che conoscono le opere di George R.R. Martin, la mente di Game of Thrones – alcuni passaggi potrebbero sembrare una sosta didascalica. Tuttavia ai fini della trasposizione sul piccolo schermo – e alla luce del temuto cambio di guardia di Emma D’Arcy e Olivia Cooke – le scelte intraprese sono state obbligatorie per colmare i vuoti lasciati dai vari salti temporali. Malgrado il nostro desiderio di godere con più calma delle dinamiche di palazzo, bisogna ammettere però che la costruzione di ogni scena, grazie ai colori, ai dettagli e a ogni sguardo, ha permesso anche allo spettatore ignaro dei fatti narrati in Fire & Blood di rimettersi in pari, senza privarlo della suspense, del pathos e del simbolismo. Il sesto episodio è un “fuoco e sangue” teso, continuo e drammatico. Princess Rhaenyra Targaryen e Queen Alicent Hightower sono cresciute, anche quella flebile scintilla di amicizia è svanita e il gioco dei troni sembra essere l’unico hobby che le intrattiene.
**ALLERTA SPOILER: seguono SPOILER sulle sei puntate di House of the Dragon e dell’intera Game of Thrones**
House of the Dragon, dieci anni dopo
Il sesto episodio di House of the Dragon riprende dieci anni dopo il giorno irrequieto delle nozze tra Rhaenyra Targaryen e Ser Laenor Velaryon; ora interpretati rispettivamente da Emma D’Arcy e John Macmillan. Tutti i nuovi attori avevano un compito quasi impossibile ma, con grande sollievo, si sono calati nei loro rispettivi ruoli con estrema finezza. Strepitosa anche la somiglianza della nuova Rhaenyra sia con la sé più giovane, Milly Alcock, sia con l’attrice Sian Brooke, cioè Queen Aemma Arryn, sua madre. L’episodio può apparire pesante, tanto quanto la lettura di un albero genealogico. Stare al passo con gli affari di letto di Westeros è dura, ma Ryan Condal e George R. R. Martin l’hanno resa una magnifica occasione per calarsi nell’animo dei personaggi, ormai sempre più grigi.
Per quanto la sesta puntata scorra lenta – soprattutto alla luce del caos puerile ed elettrizzante del quinto episodio – è ricca di informazioni necessarie e di sottotesti affascinanti. Come portare in scena un albero genealogico, dunque, senza essere didascalici o scadere nell’effetto “spiegone”? Lasciando parlare i volti dei personaggi. The Princess and the Queen è un’impressionante manovra narrativa, fortunatamente, ben riuscita che inizia con una lunga ed estenuante sequenza. Una scena d’apertura da dieci e lode, grazie alla quale percepiamo il peso dei lunghi anni che abbiamo perso. Una sequenza conclusasi con l’amaro sarcasmo degno del miglior Game of Thrones:
Continua a provare, Laenor. Prima o poi potresti averne uno che ti somiglia.
Queen Alicent, 1×06
Momento “spiegone” doveroso: l’albero genealogico
Torniamo a King’s Landing. Per dieci anni l’erede al trono e suo marito-cugino hanno vissuto a corte facendo i loro comodi e sperando che nessuno se ne accorgesse. Sebbene non ci sia amore romantico, sono affiatati e il loro affetto è sincero. Dalla loro unione di convenienza sono nati tre figli maschi (ironia della sorte): Jacaerys Velaryon (che guida il drago Vaermax), Lucerys Velaryon e l’ultimo arrivato, Joffrey Velaryon, chiamato così in onore dell’amante del padre (sì, proprio colui che è stato spappolato vivo da Ser Criston Cole). Non ci vorrà molto a capire chi sia il padre biologico della prole: il moro e riccioluto Ser Harwin Strong (Ryan Corr), figlio maggiore di Lord Lyonel Strong – il Primo Cavaliere del Re – ed erede di Harrenhal. Conosciuto come Breakbones, il Capitano della City Watch di King’s Landing è forse l’uomo più forte dei Sette Regni, ma farà comunque una brutta fine.
La regina Alicent (Olivia Cooke) e re Viserys (che ha pochi capelli e un braccio in meno, ma miracolosamente è ancora in piedi) hanno totalizzato ben quattro figli: Aegon II (che mostra i primi segni di squilibrio, e come Roman Roy di Succession si “dà piacere” dall’alto del suo palazzo, affacciandosi da una finestra che conosciamo bene), Helaena (la quale sfoggia un morboso interesse per gli insetti e doti di preveggenza), Aemond (bullizzato dai cugini e dal fratello maggiore per non avere un drago; ma adesso ha un maiale volante!) e Daeron.
Daemon Targaryen e famiglia, invece, sono ospiti del principe di Pentos che offre loro un soggiorno prolungato in cambio di un’alleanza contro la Triarchia. Daemon è calmo, ha messo in pausa il suo temperamento focoso e sogna di ritirarsi tra l’oro e i piaceri di Pentos, dove Prince Reggio gli offre l’agio sfrenato in cambio dei draghi. Come sospettavamo, ha sposato Laena Velaryon (Nanna Blondell), dalla quale ha avuto tre figli: Rhaena (ignorata dal padre perché non ha un drago), la figlia prediletta Baela e – come vedremo nel finale della puntata – un figlio mai nato.
Per quanto riguarda lo scacchiere, la regina si è presa l’impunito Ser Criston Cole e l’astuta serpe Larys “Clubfoot” Strong (Matthew Needham), figlio di Lord Lyonel Strong (l’uomo più onesto del Reame) e fratello di Ser Harwin. La principessa ed erede al trono, invece, ha dalla sua parte (ancora per poco) Ser Harwin e suo marito Laenor, il quale non ha nessun interesse per le questioni politiche né per i suoi “non” figli. Eppure ha a cuore sua moglie-cugina e si dimostra collaborativo. In dieci anni, comunque, non è cambiato molto. Viserys sembra ancora non capirci nulla di politica estera e – mentre continua imperterrito il suo plastico – ha permesso che la Triarchia prosperasse e facesse un’alleanza con Dorne, che ora rivendica la regione delle Stepstones. I consigli militari di Rhaenyra, che siede al tavolo del Consiglio di fronte alla regina, vengono puntualmente ignorati. Poi ci stupiamo che la questione delle Stepstones sia più calda che mai, eh, Vostra Altezza?! Rhaenyra ci prova a comportarsi bene. È disperata. Propone di unire le famiglie con il matrimonio tra suo figlio Jahaerys ed Helaena, la figlia di Alicent. Ma la regina, che sente la mancanza del padre, non ci casca più.
Sotto il pelo dell’acqua, la tragedia
Rhaenyra è intrappolata in un intrigo di bugie che racconta agli altri e a sé stessa. Ma i capelli non mentono mai. La giovane impetuosa, inquieta e insubordinata c’è ancora, ma ora è madre e deve pensare a proteggere i suoi tre figli castani. Nemmeno Daemon sembra essere più la vecchia carogna che abbiamo imparato ad amare. Fa il buon padre e marito, preferisce i libri ai bordelli e ha deciso di mettere il mare tra lui e la principessa-nipote. Il sangue di drago che scorre nelle loro vene pare essersi disciolto. Ma è solo in pausa! Ser Criston Cole è più inviperito che mai ed è passato al Lato Oscuro. Dopo averlo visto spappolare la testa di Joffrey, lo rivediamo a fianco della regina, la sua nuova musa e protettrice. “P*****a viziata”, così definisce Rhaenyra al cospetto di Alicent: un altro oltraggio che resterà impunito. Cole ormai è pieno di odio, risentimento e crudeltà che esercita perfino sui più deboli.
Cole e Alicent sono uguali e sebbene fossero delle vittime, è difficile stare ancora dalla loro parte. Millantano decenza, purezza e dignità mentre compiono azioni spregevoli e covano rancore. Dal loro punto di vista, ogni loro azione è legittima perché si sentono dalla parte della ragione. Tutto ciò che fanno è in nome della rettitudine morale per arginare la vile Rhaenyra. Per provare i suoi sospetti, e della regina, Cole si fa perfino picchiare a sangue da Ser Harwin. Come accade nella quinta puntata, anche qui ci mostrano che non c’è niente di eroico nel fare a pugni.
Padri, figli e punti deboli
Il sesto episodio di House of the Dragon ha un compito difficilissimo: riassumere quanto è successo in dieci anni. Ma lo fa da un punto di vista molto interessante, multigenerazionale e insolito nei fantasy. La genitorialità viene indagata da ogni angolazione, soprattutto a partire delle cose che non dovremmo fare in nome dei figli. Attraverso i non detti, gli autori si soffermano su cosa significhi essere padre: dall’irresponsabile Laenor all’addolorato Lord Lyonel Strong, pronto a rinunciare al suo incarico pur di salvare l’onore della sua casata; da Daemon, premuroso con la figlia prediletta e freddo con quella senza drago, a Ser Harwin, il padre biologico senza alcun diritto la cui unica colpa e quella di amare la sua progenie illegittima; infine c’è l’ostinazione di re Viserys che è dolorosa da osservare. È quella persona buona e ingenua che ogni famiglia, forse, possiede. Quella che vorrebbe che tutti i propri cari andassero d’accordo mentre si fanno a pezzi. Il suo amore per la figlia lo acceca a tal punto da portarlo a negare l’evidenza. Più rimanda, però, più sangue scorrerà.
Consapevoli di quanto potessero essere noiose le questioni genetiche, Sara Hess e Miguel Sapochnik hanno approfittato per approfondire le zone grigie dell’animo umano, la disillusione e le conseguenze che derivano dall’essere genitore. Al centro di tutto, dunque, ci sono i figli che non riusciamo a proteggere nemmeno da noi stessi. Figli bullizzati, figli bastardi, ribelli, deboli e figli “strani”: sono loro il frutto delle nostre scelte, soprattutto le più infelici. Le azioni dei genitori ricadranno sui propri figli. È questo il nocciolo della sesta puntata di House of the Dragon. Ed è interessante vedere come tutto questo sia stato messo in scena senza ricorrere ai soliti cliché, ma dando rilievo ad azioni più prosaiche e meno eroiche o televisive.
Lyonel Strong tenta di salvare capra e cavoli dimettendosi dalla carica di Primo Cavaliere a causa delle voci che serpeggiano, ma il re lo respinge. La regina Alicent ormai ha provato che i figli dell’erede al trono sono illegittimi e ha scoperchiato un segreto che potrebbe fare a pezzi il Regno. E lo ha fatto ricorrendo alla crudeltà di Ser Cole e all’astuzia del suo infimo consigliere. I marinai scappano dalla tempesta quando sta arrivando. Con i due Strong fuori dai giochi, la principessa batte in ritirata. Fa quello che avrebbe dovuto fare da tempo: portare i suoi figli bastardi, suo marito, e il suo nuovo amante, a Roccia del Drago.
Il parto, i suoni, il sangue, il dolore
Il sottotesto emotivo è la splendida impalcatura di questo nuovo episodio scritto e diretto con maestria, saggezza e acume. Ogni sguardo, ogni sopracciglio increspato, ogni sospiro dicono più di mille parole. Il punto di forza di The Princess and the Queen è il coraggio di mostrare i risvolti più cupi di certe dinamiche familiari che raramente vengono mostrate nei fantasy; tantomeno nei film ambientati nel medioevo (la cui ricostruzione storica non è mai del tutto veritiera). Tuttavia Game of Thrones non parla mai del passato, ma del nostro presente. È lodevole, infatti, la sensibilità attuale che si palesa attraverso l’attenzione spasmodica per i dettagli “poco nobili”, come il seno di Rhaenyra bagnato di latte materno (un episodio normalissimo per le neomamme, ma ancora un tabu, che appunto viene usato dalla regina per umiliare l’avversaria); le interazioni con le governanti e le ostetriche; il taglio del cordone ombelicale e la placenta; la gestione dei figli che crescono come non vorremmo; la richiesta disumana di Alicent che ordina di vedere il neonato; la camminata dolorosa di Rhaenyra, la scia di sangue e le scene terribili dei parti.
Leana non morirà nel letto come Aemma. Andrà fuori come una guerriera.
Sara Hess, screen writer ed executive producer di House of The Dragon
Il momento della nascita in House of the Dragon non è mai lieto ed è sempre rivoltante, e realistico. Entrambi i parti della puntata sono accompagnati dal sangue, dai suoni espliciti, violenti e umidi e dal dolore. Laena Velaryon non è in grado di partorire il suo bambino. Non si sacrifica per salvarlo, ma sceglie ciò che è giusto per lei. Daemon è sinceramente e giustamente preoccupato per la salute della madre e la sua espressione suggerisce che non si comporterà come ha fatto suo fratello. Ma ancor prima che questo possa dire la sua, finalmente, la madre si alza e decide di morire alle sue condizioni, e non quelle di due uomini. Barcollante, ordina al suo drago Vhagar, che esita, di fare fuoco. Una scena commuovente, catartica, straziante ma piena di dignità.
Cosa sono i figli, se non una debolezza?
Cosa sono i figli, se non una debolezza? Una follia. Una futilità. Attraverso loro si immagina di poter sottrarre alla grande oscurità la sua vittoria. Di poter perdurare per sempre in una forma o in un’altra. Di poter sfuggire grazie a loro alla polvere. Ma per loro si abbandona ciò che non si dovrebbe. Si può essere certi di quale sia la cosa giusta da fare, eppure l’amore trattiene la mano. L’amore conduce alla rovina. Meglio farsi strada liberi da tale ingombro, se vuoi la mia opinione.
Ser Larys Strong, House of The Dragon (1×06)
La sesta puntata è straziante. Alicent è sul punto di esplodere, Rhaenyra è un pasticcio esausto e rassegnato. Sia Rhaenyra, sia Daemon – entrambi bloccati in un esilio doloroso – hanno perso i loro amanti a causa del fuoco. Ma spetta all’opinione e alle azioni non richieste di Ser Larys concludere l’episodio. Purtroppo si tratta di uno sviluppo narrativo risolto troppo in fretta. In compenso, però, è arrivata una conferma che i lettori di Fire & Blood aspettavano da tanto tempo e che fa di Piede torto uno dei cattivi più subdoli e sanguinari di Game of Thrones; ancor più di Petyr Baelish. Senza lasciare dubbi ora sappiamo chi ha causato l‘incendio di Harrenhal. È stato il figlio minore che dichiara di aver fatto esattamente ciò che la reagina nega di aver chiesto. Eppure è quello che Alicent ha sempre desiderato, sin dal loro primo incontro, che ora viene suggellato da quello stesso fiore che Clubfoot annusa con fierezza. Non è l’unico simbolo a ritornare. Nel finale, oltre ai corpi inceneriti, ritroviamo ancora il topo che Viserys guarda con rassegnazione.
È un nuovo inizio per House of The Dragon. Una seconda ripartenza difficile, ma audace, intensa e ben architettata che non poteva che essere inaugurata con fuoco e sangue.