**ALLERTA SPOILER del finale di stagione di House of the Dragon, il prequel di Game of Thrones**
Sembra un inizio. La decima puntata della prima stagione di House of the Dragon non ha avuto il sapore di un season finale. Ha introdotto un evento tragico, con una serie di eventi tragici. Come, a modo suo, ha fatto quello della prima stagione di Game of Thrones. Ora, però, tutto ha più senso. Con le prime dieci puntate del prequel, Ryan Condal (con il benestare di George R. R. Martin) ha riportato in vita le cronache dell’autore, con le dovute modifiche. Ha schivato numerosi ostacoli e affrontato una pesante eredità per intraprendere una nuova rotta. Le puntate sono sembrate una corsa frenetica, volutamente caotica. Lunghi salti temporali e bervi scorci sui punti salienti. Anzi, sui punti di non ritorno. Una corsa estenuante, ma necessaria per permetterci di capire quello che accadrà. Non potevano mostrare la Danza dei Draghi senza spiegare le ragioni complesse che l’hanno innescata. La guerra scoppierà. Ma House of the Dragon (come la serie madre) non ha mai voluto mostrarci l’azione e la violenza per compiacere un’insana voglia di splatter. Ha voluto indagare le motivazioni che hanno portato al conflitto, e tutto ciò che avremmo potuto fare per evitarlo. The Black Queen (il finale trasmesso in Italia lunedì 24 ottobre su NOW e Sky) si sviluppa attorno a un dilemma: fino a che punto possiamo evitare lo scontro? Cosa possiamo fare prima di saltarci alla gola l’un l’altro? Esiste un modo diverso di fare le cose che non porti alla morte, al dolore e al sangue? La prima stagione di House of the Dragon è stata dunque un’introduzione brillante, claustrofobica e coraggiosa a una guerra evitabilissima che, un punto di non ritorno dopo l’altro, è diventata inevitabile. Dopo aver esplorato la fazione dei Verdi (La recensione della 1×09 – Omonimia), è arrivato il turno dei Neri. La stagione si conclude quindi con due puntate sorelle, impetuose e tese come una corda di violino. Due facce della stessa medaglia che mostrano quanto la Casa del Drago sia irrimediabilmente divisa. La nona puntata narrava la storia di Alicent. La decima, quella di Rhaenyra.
House of the Dragon, “The Black Queen” (1X10)
Dragonstone. Rhaenyra e Lucerys hanno un confronto dolcissimo che viene interrotto da Ser Lorent: la principessa Rhaenys è arrivata. La decima puntata di House of the Dragon riprende quindi subito dopo gli eventi della nona. Dopo l’incoronazione di Aegon II, “The Queen Who Never Was” si è precipitata per avvertire Rhaenyra del colpo di stato in corso a King’s Landing. Non è andata fin là per inginocchiarsi, ma per fare il suo dovere e onorare la parola data. Diretta da Greg Yaitanes e scritta da Ryan Condal, “The Black Queen” è una puntata straziante, commuovente ma magnifica, dominata dal lutto. Un’ora di stallo soffocante, in cui percepiamo gli sforzi di Rhaenyra, la quale vorrebbe risolvere la questione senza compromettere la stabilità del reame. La guerra non è il suo primo pensiero. Come ha fatto gran parte del pubblico, anche Daemon rimprovera Rhaenys per non averli bruciati tutti. Ma come ci fa notare la principessa – chiudendo così la questione e dimostrando un approccio diverso al conflitto – quella non era la sua guerra.
Rhaenyra è sconvolta. Ha atteso per tutta la vita quel momento, ma niente è andato come si augurava. Il figlio della sua ex migliore amica, nonché suo fratellastro, l’ha usurpata. La sorte, però, è ancor più beffarda. Nel momento in cui arriva il suo turno, è impegnata in un’altra battaglia. Quella con il suo corpo, che la sta assediando con un aborto spontaneo. La complessità emotiva introdotta dal Pilot prende forma. Siamo di nuovo sul campo di battaglia di una donna, come affermava sua madre. Ma ce n’è anche un’altra in arrivo. Quella con le spade, che sta per scoppiare senza di lei. La regina ha bisogno di riprendere il controllo sia dei suoi uomini, sia del suo corpo. Così manda avanti il primogenito, il suo erede, Jacaerys “Jace” Velaryon. Rhaenyra ha cresciuto i figli secondo i suoi principi, formando così dei giovani uomini valorosi ma sensibili, leali e coraggiosi. Purtroppo però darà alla luce una creatura sottosviluppata. Ecco, dunque, una nuova prospettiva del parto, raccontata in una nuova scena brutale, ancor più atroce delle precedenti. Però, questa volta, la principessa ha avuto il pieno controllo della situazione.
Quello che non ha Daemon.
Tra le sue urla in sottofondo, il principe Daemon ha accusato il colpo, ha perso il controllo e sta rispondendo a modo suo. Crede che Viserys sia stato assassinato e non vede altre alternative: si va in guerra. Esiste un’alternativa, ovvero c’è un modo per evitare lo spargimento di sangue? Il finale della prima stagione di House of the Dragon vuole indagare questo quesito per capire il momento in cui tutto è andato a rotoli. Il cerchio si chiude quindi con un parallelismo eloquente. Proprio come suo padre, la principessa brucia il figlio mai nato.
Nel momento in cui ha raggiunto il punto più basso, quando pensava che tutto fosse finito, i suoi sostenitori – e Daemon – s’inginocchiano e la chiamano “Queen”. È Ser Erryk a darle forza, il quale, fuggito da Approdo del Re, si è inginocchiato davanti alla sua regina, alla quale ha consegnato la corona di Viserys. The Black Queen è un finale deludente, se ci aspettavamo la Danza dei Draghi. È invece strabiliante se consideriamo lo sviluppo narrativo che ha intavolato la complessità emotiva dietro il conflitto. Il prequel non mostra il lato avvincente della guerra, ma la sua natura sconsiderata. Condal è rimasto fedele alle premesse iniziali. Non ha mai avuto alcuna intenzione di mostrare la guerra in sé, ma i dubbi, le decisioni azzardate e affrettate, gli impulsi e le debolezze umane che la alimentano.
Ser Otto arriva a Roccia del Drago, nel punto esatto in cui anni prima la principessa risolse la questione dell’uovo rubato. Porta i termini di pace per la resa. Alicent ha avuto la meglio su Aegon e Otto si è dovuto piegare alla volontà del re che lui stesso ha messo sul trono. Alicent vuole trovare una via alternativa, per questo le invia quella pagina che strapparono insieme nella prima puntata. Gesto manipolatorio o no, l’offerta degli Hightower è piuttosto buona. Daemon, ovviamente, lo vede come un affronto. Non vede alternative se non quella di ucciderli. In un minuto, sono tutti l’uno contro l’altro, con la spada sfoderata. La Regina Nera però li ferma: vuole riflettere sul da farsi. Qualcosa che suo marito, il principe del caos, interpreta come un atto di debolezza.
Conoscevamo la natura violenta di Daemon. Per questo il confronto con la sua amata/nipote ha un sapore più acidulo del solito. Come un drago, ha visto il fuoco e vuole rispondere con il fuoco. Si sente minacciato. Il suo primo istinto è di soffocarla. Il principe del caos è luce e ombra, non pensa, agisce. Il lato oscuro di Deamon – sebbene ci addolori – fa parte però del suo personaggio. Per un attimo, in Rhaenyra, Daemon ha visto suo fratello, il passato. Il suo odio per gli Hightower è esploso. Così come il suo rammarico per non essere mai stato considerato degno del re, il quale non ha condiviso con lui “The Song of Ice and Fire” perché – e ce lo dimostra – non è adatto a governare. Daemon ha dato il peggio di sé, ma non ha voltato le spalle alla sua amata-alleata. Le ha giurato fedeltà. E si è portato avanti con il lavoro, risvegliando un altro drago: Vermithor, decisivo nell’imminente guerra.
Lord Corlys è vivo e ha in mano le Stepstones.
Rispunta Lord Corlys, acciaccato sì, ma vivo e vegeto. Rhaenys non si era ancora inchinata – per ben tre volte – non per insubordinazione, piuttosto perché aspettava di confrontarsi con il marito, nonché alleato, e di essere certa che la regina seguisse la strada giusta. È una donna saggia e le sue parole per il marito sono affilate. Lo accusa di averla abbandonata. Invece di affrontare il dolore per la perdita dei loro figli, come un “noi”, le ha voltato le spalle e si è rifugiato nella guerra. È questo il campo di battaglia: un parco giochi dove reprimere i sentimenti senza mai affrontarli. Il Lord di Driftmark propone di rimanere neutrali, ma la moglie lo persuade perché le vite dei loro nipoti (nonostante siano illegittimi) sarebbero in pericolo. “Quella ragazza”, dice Rhaenys, è l’unica che sta cercando di tenere insieme il reame. The Black Queen non vuole il trono per ambizione personale. Ogni uomo al Tavolo Dipinto la esorta a gettare il reame in guerra, prosegue Rhaenys, come se non ci fosse altra alternativa. Vediamo Lady Rhaena (Phoebe Campbell) porgere la coppa di vino alla sua regina. Poi Rhaenyra la invita a seguirla: esiste dunque un modo diverso di governare. La diplomazia, il dialogo, è l’alternativa.
Lord Corlys capisce. Non ha un animo violento. Vede dove lo stava portando la cieca ambizione. E dove ha portato il fratello. Per questo giura fedeltà alla regina. Coryls, però, non è tornato a mani vuote: la Triarchia è stata sconfitta. Il Mare Stretto è loro perciò possono imporre un blocco navale ad Approdo del Re. La strategia di Deamon era impulsiva e sanguinaria: accerchiare il nemico, usando i draghi, e infilzare la testa dei Verdi prima che cambi la luna. Questa volta le cose si faranno in modo diverso. La regina è pronta. La prima persona a doversi convincere di meritare la corona è sempre chi la indossa. Dopo un momento di incertezza, davanti al Black councilman, Rhaenyra diventa la regina fiera, risoluta e decisa che voleva diventare. Deve dimostrare a un gruppo di uomini di essere una leader. Ma non è sola, al suo fianco troviamo Lady Rhaena e Baela e, più in fondo, princess Rhaenys, che ha dato il suo appoggio, e i suoi figli castani. Gli sguardi di assenso tra Rhaenyra e Rhaenys scaldano il cuore. Prima di spargere inutilmente del sangue, la nuova regina vorrebbe seguire la strada della diplomazia. Dopo aver capito chi sono i suoi alleati, Rhaenyra invia i suoi figli – in qualità di messaggeri e non guerrieri – in missione di pace per conoscere la posizione delle casate incerte. Il principe Jacaerys volerà nella Valle e nel Nord, dagli Stark, mentre il principe Lucerys andrà a Capo Tempesta (Storm’s End), la sede ancestrale di Casa Baratheon.
Peccato che Aemond sia arrivato a Storm’s End per primo e abbia già parcheggiato Vhagar nel vialetto.
Termina così la prima stagione di House of the Dragon, con un atto di bullismo. La Danza dei Draghi è nata dunque dal lutto e dal dolore. Dopo aver chiesto il suo occhio – sconcertando perfino il borioso Borros Baratheon – Aemond insegue Lucerys a bordo del suo drago. La tempesta li accompagna. Ma Aemond vuole solo intimidire Lucerys. Contro la volontà dei loro cavalieri, invece, Arrax brucia Vhagar, che reagisce uccidendo Lucerys e Arrax, mentre Aemond osserva con orrore. Non era quella l’intenzione del secondogenito dall’occhio di zaffiro. Tuttavia, come ricordava prima Rhaenyra, “quando i draghi volavano in guerra, tutto bruciava“. Un’azione sconsiderata, alla stregua di una baruffa tra giovani principi, ha innescato l’effetto domino che porterà nella seconda stagione alla Danza dei Draghi. È questo incidente, evitabilissimo e tragico, il casus belli.
Senza parlare, Daemon informa Rhaenyra della morte di Lucerys, lasciandola devastata. È ancora una volta la performance strepitosa degli attori a portare alla luce la complessità della vicenda. Le perfomance di Matt Smith e Emma D’Arcy, così come quelle degli altri interpreti, sono vibranti, vellutate e ammalianti. Hanno ridato tridimensionalità alle cronache di Martin. L’ultima immagine della Regina Nera è atroce. Il suo sguardo ci brucia. Come ha affermato D’Arcy: “è con la morte dei figli che il suo personaggio conosce davvero il lutto”. È questo che ha cambiato il suo modo pacifico di vedere il mondo. La guerra sta per iniziare. Le fazioni sono schierate, e anche il pubblico. Dobbiamo solo aspettare il 2024!
Non c’è niente di eroico né di nobile nella guerra.
Eravamo così impazienti di vedere i draghi bruciare cose, case e persone. Verdi contro Neri, cavarsi gli occhi a vicenda. Arriverà. Dopo tutto, questa è una tragedia in cui le pedine sono mosse dalla sete di potere, dal dolore e dall’ambizione. House of the Dragon ha solleticato quell’innato e umano bisogno di avere ragione. Come spettatori ci siamo schierati con chi credevamo fosse nel giusto. La nona puntata ci ha mostrato quanto i Verdi non fossero sulla stessa lunghezza d’onda, ma non fossero totalmente malvagi. Alicent e Otto Hightower perseguivano lo stesso fine, ma con approcci antitetici. Proprio come ora succede nell’altro schieramento. Qual è dunque il lato giusto? Il finale di House of the Dragon ci fa capire che non c’è. Non dobbiamo mai schierarci con le persone perché la ragione non ce l’ha mai nessuno. Rhaenyra crede di sostenere un’idea giusta. Così come pensa di fare Alicent.
I Verdi – sebbene le divergenze interne – hanno però deciso di schierarsi dalla parte della forza. Hanno deliberatamente incoronato Aegon II il Conquistatore. Gli hanno dato la stessa spada e la stessa corona di Aegon I, cioè un sovrano che ha fatto della violenza la sua virtù. Rhaenyra, che indossa la corona del re pacifico Jaehaerys I, ha scelto l’approccio opposto. Una linea pacifica e ponderata per salvaguardare il bene del reame, come dovrebbe fare ogni regnante. “Usare cautela non significa restare immobili”, dichiarerà risoluta la Regina Nera. Sì difenderà, ma non attaccherà per prima. Un atteggiamento pacifico che rimanda al karate. Non colpire né ferire per primo, senza una giusta causa. Mantieni l’autocontrollo in ogni momento. Anche nei più bui. Non c’è nessun “Verdi” contro “Neri” dunque. C’è un approccio pacifico e uno guerrafondaio. E questa dualità la ritroviamo all’interno degli schieramenti stessi.
“Non voglio regnare su un regno di cenere e ossa”.
Lo scontro va evitato finché non sarà inevitabile. Rhaenyra ha raccolto l’eredità del padre, ma l’ha fatta sua. Viserys è stato un sovrano debole non perché seguisse la via della pace. Ma perché non ha avuto il coraggio di perseguirla fino in fondo. Era convinto che la sua primogenita fosse adatta al Trono di Spade. Era convinto che il conflitto andasse evitato a ogni costo. Eppure non difendeva con determinazione la sua linea di condotta. Sono state la sua inclinazione a procrastinare e la sua perpetua insicurezza a gettare le basi per il conflitto. Viserys si nascondeva dietro un concetto. Il suo pacifismo non era una presa di posizione, bensì una copertura smidollata. Rhaenyra, invece, non si nasconde dietro un’idea. La sua è una presa di posizione inequivocabile, decisa e forte. Perché il pensiero è la vera forza. La principessa ha la saggezza del padre, ma possiede “l’animo punk-rock dei Targaryen”, come ha dichiarato Ryan Condal.
Una linea di condotta che Rhaenys supporta. La Regina che non fu ha smesso di odiarla. Non combatterà per lei, ma per quello in cui crede. “The Queen Who Never Was” non ha scelto di supportare i Neri né una donna. Ha scelto di supportare un modo diverso di agire. La stessa idea che perseguiva suo cugino, che appunto non ha mai cercato di usurpare. Rhaenyra non vuole dichiarare guerra per capriccio né perché è arrabbiata. Deamon invece sì, è furioso. E così, anche quel pregiudizio che vede le donne inadatte a governare perché instabili e prede facili dell’emotività viene bruciato. In questo consiste l’impianto femminista della serie. Molti spettatori hanno accusato House of the Dragon di nascondersi dietro la facciata del politicamente corretto, concedendo il posto sul trono a una donna “per moda”. Supportare la pretesa al trono di una donna, però, non è femminismo. Supportare un modo diverso di fare le cose che avvantaggi tutti – indipendentemente dal genere – e permettere a chiunque di essere sé stesso lo è. Eppure, tutto questo viene vanificato dalla natura umana imperfetta. La storia, ci insegna Martin, è guidata troppo spesso dalle speranze, dalle paure e dai difetti. Per questo, sebbene impossibile, dovremmo sempre schierarci con le idee, mai con le persone.
Fino a che punto si può evitare lo scontro, dunque? Aemond ha ucciso il principe Lucerys. È stato un incidente, ma vale come dichiarazione di guerra. La via della moderazione è finita. Il drago si è svegliato. Anche per Rhaenyra è arrivato il momento in cui la guerra è diventata inevitabile. Non è un season finale: è l’inizio tempestoso, agghiacciante e sanguinario della fine.
“Then the storm broke, and the dragons danced.”