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I Am Groot – La recensione della seconda stagione dei corti dedicati all’amato personaggio Marvel

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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sui cinque corti della seconda stagione di I Am Groot

Mentre in casa Marvel sembra regnare il caos, tra rinvii, cancellazioni e un giudizio sempre più infelice di pubblico e critica, su Disney+ fa il suo esordio la seconda stagione di I Am Groot, la raccolta di cortometraggi dedicati all’amatissimo personaggio del franchise che finalmente getta un raggio di sole sulla Casa delle Idee. Dopo il successo della prima carrellata di corti, anche questa seconda ondata conferma, e oggettivamente era difficile pensare il contrario, la genuinità del progetto. Stiamo parlando, d’altronde, di uno dei personaggi più amati dell’intero MCU, che si presta benissimo a una narrazione fulminea e divertente come quella offerta da I Am Groot e alla luce di ciò, la riuscita di questa operazione era largamente annunciata.

Dietro i cinque brevissimi corti, che compresi di titoli di coda e sigla d’apertura, che il buon Groot comprensibilmente salta ogni volta, non superano mai i cinque minuti, ci sono però delle riflessioni, anche molto importanti, che riguardano l’intero futuro della Marvel. Ci arriveremo a tempo debito in questa recensione, utilizzando I Am Groot come un appiglio per immaginare una nuova strada per l’MCU. Intanto, riviviamo velocemente i cinque cortometraggi dedicati all’alberello, presenti ovviamente su Disney+.

I Am Groot
Groot e il suo amato uccellino (640×360)

I Am Groot – Cinque corti irresistibili

Le cinque storie di I Am Groot ci offrono cinque contesti diversi che vedono il nostro protagonista intento in attività all’apparenza semplici, che però lo mettono decisamente alla prova e ci divertono all’inverosimile. Nel primo episodio Groot trova un uovo, da cui esce una sorta di uccellino dalle fattezze preistoriche, e con lui l’alberello scopre le difficoltà, ma anche le gioie, del prendersi cura di un animale. Certo, la soluzione migliore non è quella di chiuderlo nello zaino per non sentirlo, ma tutto è bene ciò che finisce bene visto che alla fine Groot trova la madre dell’uccellino e saluta il suo amico. Particolarmente divertente il secondo corto, in cui il protagonista trova invece un naso e scopre gli odori, fino alla consapevolezza delle condizioni precarie in cui si trova la sua stanza. Tuttavia, invece che pulire, Groot si toglie il naso con lo spazzolone e torna a oziare senza distrazioni olfattive.

La distruzione coglie Groot nel terzo e nel quarto corto. Prima è l’alberello a rischiare le penne, o meglio le foglie, subendo l’attacco di un pupazzo di neve costruito con delle armi, che si rivela essere un pazzo robot. Questo è il corto più in stile Guardiani della Galassia di I Am Groot, e termina con un lancio perfetto di una palla di neve che distrugge il pupazzo robot. Nel quarto cortometraggio, invece, è l’eroe Marvel a distruggere un povero carretto dei gelati, dopo aver penato per trovare una moneta.

Il più interessante è però il quinto corto, non tanto per ciò che succede – il solito Groot genera il caos entrando in un tempio antico per realizzare una vecchia profezia – ma per la presenza dell’osservatore, il personaggio cardine di un’altra serie animata dell’MCU: What If. L’interazione con questo personaggio è breve, ma la sua presenza è importante perché l’intero multiverso si dipana attraverso la sua presenza e la sua inclusione testimonia come il focus del momento, in casa Marvel, sia tutta sul multiverso: un bell’assist anche per l’imminente ritorno di Loki.

Groot sulla neve (640×360)

La ricetta vincente di I Am Groot

Come affermato in apertura, la riuscita di I Am Groot era abbastanza scontata, per diversi motivi, riconducibili alla formula narrativa e al personaggio protagonista. L’alberello dei Guardiani della Galassia, specialmente nella sua versione baby, si presta benissimo a questa narrazione veloce, basata sull’interazione con oggetti comuni, che per lui però sono misteriosi, affascinanti e spesso fuori misura. È un po’ come vedere quei video dei bambini o degli animali che interagiscono con gli oggetti degli adulti: il risultato è buffo e irresistibile. Il motore del racconto è sempre la voglia di esplorare di Groot, che rimane affascinato anche dalle cose più semplici e, con i suoi modi diretti e spesso impacciati, crea delle situazioni davvero imprevedibili.

I cinque cortometraggi di I Am Groot si costruiscono, dunque, su una ricetta vincente, ben collaudata e che, a ben vedere, in parte potrebbe suggerire una via per il futuro in casa Marvel. La formula di questi cortometraggi è difficile da riprendere per altri personaggi e diversi racconti, ma la chiave sta, piuttosto, nell’animazione, un punto fondamentale su cui riflettere in un momento tanto delicato per la Casa delle Idee.

Una via per il futuro della Marvel

Lo abbiamo detto: quello che sta vivendo la Marvel non è affatto un momento semplice, ma è il primo grande passaggio a vuoto da quando esiste l’MCU e questo vortice sembra non avere fine. I problemi sono diversi, e non è la sede giusta per parlarne diffusamente, ma una possibile soluzione, o più che altro una via alternativa per smuovere la situazione, può essere rappresentata proprio dal comparto d’animazione, che non a caso ha risollevato anche un altro franchise che era in difficoltà come Star Wars. I Am Groot è un successo, come lo è stato la prima stagione di What If e queste due narrazioni, molto diverse tra loro, hanno due punti in comune: sono serie animate, slegate dalla macro trama dell’MCU. La sensazione è che ci sia bisogno di più opere del genere, racconti che non vengano soffocati dalle esigenze della trama collettiva e globale e che, grazie all’animazione, possano offrire una visione diversa, più fedele alla matrice fumettistica e più lontana dai classici connotati dei film Marvel.

A ben vedere, crediamo che questa sia una strada che la Casa delle Idee dovrebbe provare a battere con più insistenza per il futuro prossimo. Molta curiosità, ad esempio, c’è su X-Men ’97, revival sequel dell’amatissima serie animata degli anni Novanta, ma sarebbe interessante vedere molti altri racconti del genere, sia su eroi conosciuti e amati, da Spiderman ai Fantastici 4, che magari su personaggi meno noti. Proporli nelle versioni animate, sarebbe anche un modo, inoltre, per saggiare il parere del pubblico su di un eroe prima di introdurlo nella trama centrale e doverlo per forza di cose portare avanti. Insomma, sono parecchi i vantaggi che le serie animate possono offrire e la speranza è che la Marvel se ne accorga presto, così come ha fatto a suo tempo Star Wars.

In tal senso, I Am Groot può essere, pur nella sua assoluta particolarità, un indice importante. Per il momento attendiamo X-Men ’97 e la seconda stagione di What If e allora il giudizio sul comparto animato dell’MCU sarà più completo e magari saprà orientare ancora meglio questo dibattito, sancendo se questa via può essere valida o meno per il futuro della Marvel. Noi crediamo di sì.