Eravamo preparati a questi due ultimi episodi de I Medici. O così credevamo. Due morti hanno caratterizzato queste puntate. Quella di Clarice, improvvisa e breve. Quella di Lorenzo, attesa e straziante. Una coppia che ha fatto molta strada. La loro relazione non è iniziata con il migliore degli auspici. Lui amava Lucrezia, lei voleva diventare suora. Con il tempo hanno imparato ad amarsi, nonostante tutto, nonostante il dolore. Perché Lorenzo non è stato sempre il perfetto marito. Clarice ha fatto tante cose che mai si sarebbe immaginata di fare. Per lui ha corrotto la sua morale, ad esempio comprando i cardinali o coprendo i furti della famiglia Medici. Ha dimostrato di essere una moglie fidata, una grande consigliera, la custode dei suoi segreti. Eppure Lorenzo le mente ancora. Vendere Maddalena a Franceschetto è un colpo basso.
Perché Il Magnifico non lo ha fatto per la famiglia. Lo ha fatto per il potere, per essere ricordato.
Ma il peggio arriva quando Clarice realizza che suo marito è colpevole della morte di Tommaso. Il suo mondo crolla definitivamente. Si sente male. Era già da qualche giorno che non era al massimo delle forze, pallida come un fantasma. Ci lascia così, da un momento all’altro. Nella realtà Clarice è morta a causa della tubercolosi. E nella serie tv? Forse per la gravidanza. Forse il cuore non ha retto.
Possiamo solo fare congetture. Sembra che una parte dell’episodio sia stata tagliata via. Proprio quella che ci avrebbe spiegato la morte di Clarice. Passata un po’ in sordina. Sola e abbandonata da tutti, persino da Botticelli che ha negato l’ultimo saluto a un’amica (qui i funerali più strazianti delle serie tv). La morte di Clarice ha segnato un Lorenzo già consumato dalla sua malattia. Ha perso la sua bussola morale. Era pronto a darle in mano le redini della famiglia. Ma non a perderla. E proprio lei, il suo ricordo e i suoi giudizi lo hanno fatto desistere nel portare a termine l’omicidio di Savonarola.
Una dimostrazione di come Clarice e le donne in generale siano sempre state fondamentali nella vita del Magnifico e ne I Medici.
Gli ultimi anni di vita del Magnifico sono dominati da una malattia, la stessa del padre. Un nemico contro cui nemmeno Lorenzo può vincere. La sua salute peggiora giorno per giorno, rendendo debole un uomo talmente potente da sembrare imbattibile, persino di fronte alla morte. E un uomo debole può essere attaccato. Ciò per cui ha lavorato, la sua famiglia, la sua città: tutto quello che amava e aveva creato era in pericolo. Doveva sistemare tutto, mettere le cose apposto prima che fosse troppo tardi. Ecco il motivo delle sue azioni che, spiegate, ci permettono di comprendere più profondamente un personaggio complesso come Lorenzo.
Una figura politica e di guerra, ma anche un intellettuale e amante di ogni forma di arte. Un mecenate, protettore di tutti gli artisti.
È un aspetto troppo importante nella vita di Lorenzo. Eppure la terza stagione de I Medici sembra ricordarselo raramente. Questa si concentra quasi esclusivamente sul potere e non sulla bellezza. Artisti del calibro di Michelangelo, Leonardo e di Botticelli vengono ridotti all’osso, relegati a personaggi di poco spessore, lasciando un senso di incompiutezza.
E il momento della morte del patriarca de I Medici arriva. Straziante, commovente ed emozionante. Con Savonarola a dargli l’estrema unzione. Lorenzo chiede perdono a Dio per essersi paragonato a lui. Chiede perdono alla sua famiglia, stretta attorno al suo letto. Ci sono tutti, compresa Bianca, con la quale condivide il momento più toccante dell’episodio, racchiuso in poche parole:
Vuoi dire qualcosa a nostro fratello?
Quella cosa, la sua unica consolazione. Ne è convinto. Gli parlerà di Giulio, di quanto sia fiero di lui. Come lo è di Piero. Ecco il passaggio del testimone. Adesso è Piero a capo della famiglia Medici. L’investitura del padre è ufficiale. Un Piero che ha sempre cercato di dimostrare il suo valore a Lorenzo, di farlo ragionare, di essere alla sua altezza. Il loro rapporto è conflittuale e quelle parole, in punto di morte, sono estremamente significative.
Lo stesso si può dire di quelle rivolte a Savonarola, in contrasto con ciò che succede dopo. Il frate lo guarda con aria sprezzante. È sicuro: Dio lo sta guidando verso la distruzione dell’arte e un mondo in cui tutti sono uguali. Nessuno si ricorderà del Magnifico, di Botticelli, di Michelangelo o di Firenze. Beh, non è andata proprio così. E Lorenzo lo sapeva fin da subito.
Separare l’arte da Dio è una menzogna. Il cuore dell’uomo desidera la bellezza quanto Dio. Ciò che è successo a Firenze non credo potrà mai essere cancellato.
Il finale de I Medici non fa che dare ragione a Lorenzo. È un elogio al Magnifico, a quello che è stato per Firenze e per l’intera storia italiana. Un Lorenzo che continua a vivere in quello che ha seminato. Vive nelle opere d’arte che ha commissionato, negli artisti in cui ha creduto. Vive nella sua Firenze. Vive al di là della storia e del tempo. Per la sua grandezza e il suo ingegno.
E infatti tutto finisce con una sola immagine, là dove tutto è iniziato, con il simbolo della sua città: la Cupola.
Tirando le somme, si può dire che questo finale è azzeccato per una stagione piena di alti e bassi. Gli occhi erano tutti puntati su Daniel Sharman. Non c’erano un Giuliano, né uno Jacopo Pazzi con cui dividere il palcoscenico. Riario e Savonarola, seppur interpretati molto bene, non sono all’altezza del patriarca Pazzi. E non si può che fare i complimenti a Sharman che ha incarnato magnificamente le luci e le ombre di Lorenzo.
Non siamo ancora ai livelli delle grandi produzioni internazionali, tuttavia serie tv come queste possono servire per poterci arrivare. Le incongruenze storiche, seppur I Medici sia una fiction, risultano essere troppe. Qualche problema tecnico, soprattutto sul doppiaggio e sulla trama a tratti troppo repentina e sbrigativa, ogni tanto emerge.
In ogni caso I Medici è stato un viaggio bellissimo, emozionante, seppur con i suoi problemi.
Ci ha portati dentro la storia di Firenze, dell’Italia e del Rinascimento Ci ha portati a fare un viaggio nelle nostre radici, e ci ha fatto riscoprire un uomo semplicemente Magnifico. Perché quello che Lorenzo ha fatto per Firenze non ha eguali nella storia.