Nella terza e quarta puntata de Il Miracolo, intitolate, rispettivamente, “Il primo dovere dei vivi” e “La sostanza nera”, la trama si infittisce di misteri e tutto quello che sembra banale e quotidiano, in realtà, inizia a far parte di un disegno più grande.
C’è il mistero che avvolge la morte della piccola Beatrice, alla quale viene dedicato un funerale da santa e il cui padre si suicida senza rivelare una parola sulla Madonna piangente. E, ai lati del corteo funebre, c’è un ragazzino disabile che si porta sulle spalle una colpa che chiaramente non ha e viene additato da tutto il paese come un mostro.
Quello che, invece, sembrava aver riportato in vita la madre di Sandra e, invece, giace fredda, nel letto in cui era immobile da anni, con ancora la famosa mosca stretta in mano, ancora viva. E c’è Sandra che non riesce a darsi pace, a farsene una ragione, perché quella morte improvvisa non ha alcun senso.
E, ancora, quello della folgorazione di Padre Marcello davanti alla statua che piange sangue e che pare averlo redento, facendogli aprire gli occhi sulla miseria della propria vita sprecata. Marcello è malato, prende dei farmaci che lo rendono così e, ora, finalmente sobrio, riesce a vedere le cose per come stanno.
Infine, quello che anima il fanatismo religioso di Olga, che sembra influenzare parecchio i due figli di Sole e Fabrizio. Olga, tuttavia, sembra una persona stabile, equilibrata, malgrado gli eccessi religiosi.
Insomma, Il Miracolo della Madonna non è l’unico mistero da risolvere per il primo Ministro Fabrizio Pietromarchi, la cui popolarità è in pericolosa e vertiginosa discesa.
Insieme a lui, anche gli altri protagonisti sono dilaniati dai dubbi: Marcello tra il peccato e il senso di colpa, Sandra tra il pragmatismo e la speranza e, appunto, lo stesso Fabrizio, che non è più così distaccato e indifferente.
Ogni personaggio de Il Miracolo sta silenziosamente combattendo delle personalissime battaglie, di volta in volta, sentimentali, di salute, morali, etiche e religiose, nelle quali questi piccoli mostri si muovono in silenzio, strisciando tra rapporti interpersonali malati, distorti, lacerati, taciuti o dati per scontati.
Sono tutti esseri infelici, complicati, che vivono un’esistenza di menzogne, di placebo e finzione, a partire da Sole, che di solare ha poco o nulla, perché è una donna frustrata, vendicativa, egoista, insoddisfatta e crudele, che non può fare a meno di sorvolare sulla vita e sui propri impegni – nonché sui problemi reali del mondo – senza battere ciglio.
Un personaggio che si ama detestare, perché non fa nulla per piacere: una, per intenderci, che disattende importanti impegni pubblici istituzionali per portare i figli a fare compere (e riesce anche a dare il peggio di sé, facendosi riprendere dai presenti che rendono i filmati virali).
Il marito, invece, sembra aver preso improvvisamente coscienza della vita e di ciò che lo circonda: “si chiamano principi, perché vengono prima di tutto e quello che c’è dopo non conta niente, proprio come te”, dice a chi lo accusa di essere un narcisista e gli sventola sul naso lo spauracchio di non essere più dalla parte dei favori della gente.
In un filo rosso che lega tutti i personaggi di questa Serie Tv, tutto ciò che è razionale perde un senso, le aspettative vengono sempre sovvertite e si inizia un gioco dei contrari in cui i ruoli di vittima e carnefice si invertono. Un esempio emblematico è rappresentato dalla relazione malsana e disturbata tra Marcello e Clelia.
Il dualismo che caratterizza non solo queste puntate, ma tutta Il Miracolo, divide anche nettamente le due location: Roma Caput Mundi e la Calabria, cristallizzata in un passato romantico e anacronistico, fatto di processioni, ex voto e locali che non parlano una parola di italiano. Qui, il generale Votta cerca di far luce sulla Madonna, facendo domande, chiedendo, forse a un passo dallo scoprire il destino tragico della piccola Beatrice.
Ciò che di certo trova è il piedistallo della statua, ancora macchiato di sangue.
Una menzione a parte, anzi due.
In primis, le musiche, che, di volta in volta e di scena in scena, contribuiscono al pathos di una Serie che, di sicuro, riesce a tenere chi la guarda seduto sul bordo della sedia.
Inoltre, il cast, composto da attori veramente in stato di grazia, non solo la sempre bravissima ed espressiva Alba Rohrwacher, ma lo stesso Guido Caprino nei panni sofferti di Fabrizio e via via tutti, dal primo all’ultimo.